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LETTERE&OPINIONI “LA LIBERTA’ SENZA GIUSTIZIA E’ UNA CONQUISTA VANA”, IL 25 APRILE DEL PRESIDENTE DELL’ANPI DI FABRIANO

FABRIANO, 27 aprile 2017 – La libertà senza giustizia sociale è una conquista vana; queste sono le parole di un grande uomo e di un grande partigiano : Sandro Pertini. Può dunque considerarsi libero un uomo senza lavoro, umiliato perché non sa come mantenere i propri figli? La resistenza e la liberazione hanno rappresentato qualcosa di così profondamente giusto ed ideale da apparire in palese contrasto con un mondo che sta omologando e legittimando l’ingiustizia, la prevaricazione e l’arroganza.

L’intento dei padri costituenti, che ha seguito l’eroico percorso di liberazione dal nazifascismo, è stato quello di consegnare al Paese una visione dell’esistere che edificasse la sua struttura intorno alla dignità umana, cioè a quei principi che rendono la vita degna di essere vissuta. Purtroppo oggi la nostra carta costituzionale, pur mantenendo integra la sua struttura, truttura norno alla dignità umana, cioè ai verremo senza paura accompagnati dalla sola forza della giustizia. di poter disporre delle nost idealmente, non vive più in armonia con una società che ha fatto dell’egoismo, dell’individualismo e del misero interesse personale il suo tratto distintivo; lasciando che il denaro fosse la sola misura del bene e del male, l’unico re del mondo.

La nostra costituzione racconta infatti di un uomo solidale, un uomo ancora capace di vivere nella dimensione dell’altrui, dell’insieme, un uomo consapevole di essere parte di una collettività che ha come fine il bene comune. Il divario tra una visione così alta ed ideale e un potere feroce ed insaziabile ha, nei fatti, reso inapplicabile la nostra costituzione, specie nei suoi principi generali ed inalienabili.

Se solo pensiamo al primo comma dell’art 1, che recita “ L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Quale lavoro? Quali lavoratori? parliamo piuttosto di persone prigioniere del bisogno, se non disperate, prive di qualsiasi tutela che, se fortunate, 10 o 12 ore al giorno prestano qualunque opera a qualunque condizione. L’economia liberista questa cosa la chiama flessibilità, io lo chiamo sfruttamento. L’economia liberista la chiama produttività. Io decadenza sociale.

L’economia liberista li chiama “profitti perfetti” . Io miopia strategica, cioè incapacità di comprendere che la ricchezza se concentrata non è benessere; il benessere è un elemento di diffusione, un fenomeno collettivo, una condizione generalizzata. Chi ha visto gli orrori della guerra e della occupazione, sa che per fare un ricco servono troppi poveri, troppe vite disperate, troppo egoismo, troppa prevaricazione. La nostra storia ci richiama ad un nuovo umanesimo; ad una società realmente evoluta, una società consapevole che non bastano le leggi: serve l’etica. Serve sapere che ciò che non è illecito o illegale non sempre è rispettoso della dignità umana e che nel solco della legge si possono commettere le peggiori nefandezze: come quella di trasformare una democrazia repubblicana in una giungla di prevaricazioni, nonostante il prezioso argine della nostra magistratura.

Questa società, in piena decadenza etica e valoriale, dovrà riflettere su questo sciagurato modernismo che ha trionfalmente celebrato il superamento dell’ideologia, sull’altare di un sano pragmatismo che ci avrebbe dovuto condurre verso il benessere. Purtroppo e per fortuna così non è stato, perché l’uomo è molto di più di ciò che possiede; l’uomo è soprattutto anima e pensiero e i suoi bisogni non sono tutti negoziabili, l’amore, la solidarietà, la speranza, l’accoglienza non sono in vendita.

Il denaro ci da di che vivere quanto la dignità, la libertà, l’uguaglianza e la giustizia, ma soprattutto il sentirsi parte di una società che abbia piena consapevolezza di ciò che è la condizione umana. Solo così la nostra costituzione potrà tornare a liberare tutta la sua forza vitale per ricostruire un tempo dell’uomo, un tempo della vita. Solo così la resistenza e la liberazione usciranno da questo tempo sospeso ritrovando la loro centralità e la loro contemporaneità.

In attesa che la ragione si riappropri delle nostre precarie esistenze, continueremo a resistere e a batterci con la forza della democrazia e della giustizia, con la consapevolezza di non voler più essere strumenti nelle mani di questo sciagurato e disumano potere; un potere che vuole istituzionalizzare lo sfruttamento, la mancanza di diritti, la precarietà e la disuguaglianza. Verrà un tempo, un tempo non lontano, in cui torneremo uomini liberi; liberi di pensare, liberi di progettare il nostro avvenire, liberi di costruire un nostro domani, e tutto questo solo per il semplice fatto di esistere, senza chiederne conto a chi stupidamente crede di poter disporre delle nostre vite.

Verrà un tempo in cui verremo a riprenderci il nostro futuro, perché li abitano la nostra dignità, la nostra speranza, i nostri diritti, il nostro essere uomini; verremo senza paura, accompagnati dalla sola forza della giustizia.Infine mi rivolgo a voi, pochi e opulenti padroni del mondo, io mi auguro che la pietà, l’umanità, la solidarietà non vi rimanga in tasca, perché se così fosse le Vostre esistenze, solo le vostre esistenze, sarebbero veramente miserabili. Perché a noi resterebbe comunque l’amore.

Viva l’Italia libera e democratica, Viva la resistenza.   

 Giacomo Scortichini, Presidente ANPI Fabriano.

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