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Il caso La Labor sceglie di giocare, ma chiama in causa la Procura Federale

I dirigenti della squadra di Santa Maria Nuova rinunciano a ritirarsi dal campionato ma meditano di portare la partita Sassoferrato-Sampaolese davanti al Giudice Sportivo, «violati i principi di lealtà, devono spiegare cosa hanno fatto»

Santa Maria Nuova – La Labor 1950 ha deciso di scendere in campo per il playout contro il Senigallia Calcio in programma sabato 18 alle 16.30.

Il Consiglio direttivo della Società calcistica del Comune della croce lombarda, riunitosi lunedì sera, ha stabilito di rinunciare alla forma estrema di protesta annunciata sabato, ovvero la cessazione dell’attività sportiva, dopo quello che avevano definito un torto sportivo insopportabile.

L’irritazione dei dirigenti arancioneri era dovuta a quanto capitato al termine della gara tra il Sassoferrato-Genga e la Sampaolese, valevole come 30ma e ultima gara del girone B di Prima Categoria.

L’inopinata e impronosticabile rimonta dal 3-0 al 3-4 della formazione di San Paolo di Jesi ai danni della squadra sentina ha infatti danneggiato la Labor che si è trovata in pochi minuti da salva a costretta a giocarsi il tutto per tutto ai playout.

Questo perchè, a detta dei dirigenti laborini presenti allo stadio di Sassoferrato, la formazione locale avrebbe sbracato completamente spianando la strada a una facile rimonta dei sampaolesi.

La capolista del girone B Sassoferrato-Genga, infatti, durante la propria gara aveva ricevuto la notizia da Filottrano (dove la partita era terminata 15 minuti prima) che la sua inseguitrice Montemarciano aveva perso e, pertanto, poteva anche permettersi di perdere ed essere ugualmente promossa al campionato di Promozione Marche.

Discrepanza temporale tra i due campi dovuta di una lunga interruzione del gioco in riva al Sentino per il malore che aveva colto il presidente della Sampaolese in veste di guardalinee.

Dunque, la partita di playout Labor-Senigallia si disputerà regolarmente, ma questo non significa che il sodalizio calcistico di Santa Maria Nuova ci abbia messo una pietra sopra. Come ci conferma il presidente Raffaele Trovarelli, infatti, i laborini stanno preparando un esposto con il loro avvocato di fiducia per agire con la giustizia sportiva.

«Abbiamo discusso a lungo tra di noi del Direttivo – ci ha raccontato il presidente della Labor, che è anche uno dei testimoni oculari di quanto sostiene sia accaduto a Sassoferrato – ed abbiamo deciso fosse giusto giocare, per rispetto nei confronti dei nostri giocatori, che hanno dimostrato sul campo di meritare la salvezza, e degli sforzi sia organizzativi che economici compiuti dalla Società».

Caso chiuso quindi?

«Assolutamente no. Stiamo valutando con il nostro legale – riferisce Raffaele Trovarelli – di istruire la pratica per vedere se ci sono le condizioni per presentare un esposto alla Procura Federale. Chiaro che questo comporterà un impegno economico aggiuntivo per noi, che non siamo una Società ricca, ma è una questione di orgoglio, perchè riteniamo di aver subito un’ingiustizia, sabato scorso. Quello che abbiamo visto con i nostri occhi va altre ogni principio di lealtà sportiva».

L’Articolo 4 del Codice di giustizia sportiva, al quale potrebbero appellarsi i dirigenti della squadra che si proclama parte lesa, recita che «tutti i soggetti appartenenti all’ordinamento sportivo sono tenuti all’osservanza dello Statuto, del Codice … nonché delle altre norme federali e osservano i principi della lealtà, della correttezza e della probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva».

Ma non pensate che, in fondo, queste cose nello sport sono sempre accadute, anche ad alti livelli, pur se non dovrebbe essere così?

«Siamo uomini di calcio, sappiamo che quando vengono a mancare gli stimoli è normale che calino attenzione ed energie nervose. E’ fisiologico. Il modo sguaiato e palese così come è successo a Sassoferrato sabato, però, è un’altra cosa e non è tollerabile. Non si è badato nemmeno a preservare la forma».

Difficile da dimostrare nel concreto, però. E’ un po’ un processo alle intenzioni…

«Non fa niente. Non può passare un messaggio del genere, non è giusto. Per noi sarebbe già una soddisfazione trascinare i protagonisti di questa vicenda davanti alla Procura Federale a rendere conto di quanto hanno fatto e sentire cosa racconteranno. Poi sarà il Giudice sportivo a decidere come meglio crede».

© riproduzione riservata

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