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Jesi Carla Lonzi e la libertà femminile

Consapevolezza di sé e autocoscienza come dimensione di vita, condividendo le proprie esperienze di tipo affettivo, familiare, amicale, permette la presa di coscienza della propria condizione di essere

Jesi – «Impegno è la parola meno di moda oggi». Ha esordito così Patrizia Capogrossi, filosofa e storica delle donne, in apertura al convegnoCarla Lonzi e la Libertà femminile”, che si è svolto lo scorso 16 aprile presso Palazzo dei Convegni.

L’incontro è stato introdotto da Serena Cavalletti, componente della Commissione per le pari opportunità in Regione e attivista per Udi (Unione donne italiane), organizzato in collaborazione con Casa delle Donne, proprio per riflettere intorno al contributo che Carla Lonzi ha dato al femminismo italiano e non solo.

Classe 1931, ebbe una formazione artistica. È partendo proprio dal campo professionale come critica d’arte, che Carla Lonzi avrà l’occasione di mettere a fuoco una delle tematiche centrali della sua riflessione: la consapevolezza di sé e l’autocoscienza come dimensione di vita.

Quando incontra Carla Accardi, pittrice italiana della corrente astrattista, le due donne danno inizio a una profonda amicizia e a un sodalizio in senso dialettico che vedrà la nascita, nel 1970, della rivista Rivolta femminista e del Collettivo omonimo.

Sostiene che la libertà femminile può avvenire solo partendo da , inteso con significato riflessivo. Acquisire la capacità e l’abitudine di raccontare di sé innesca un processo che permette a ogni persona di analizzare e riflettere su ciò che le accadde.

Questo procedimento non ha un valore individualistico e autoreferenziale, bensì si innesca proprio a partire dalla relazione con l’altra persona che diviene quindi specchio indispensabile di confronto. La pratica della riflessione sul sé, come nelle terapie di autoanalisi: condividendo le proprie esperienze di tipo affettivo, familiare, amicale, permette la presa coscienza della propria condizione di essere. E il personale diventa universale. Da qui sgorga la consapevolezza del ruolo che le donne hanno avuto e continuano ad avere nel mondo.

*«Adesso esisto: questa certezza mi giustifica e mi conferisce quella libertà in cui ho creduto da sola […]. Tutte le distinzioni, le categorie che esprimevano appunto il costituirsi della mia identità a partire dal dissenso – non vedevo altra via in quanto donna – non mi appartengono più: faccio ciò che voglio. Questo è il contenuto che mi appare in ogni circostanza, non aderisco a altro che a questo. Capisco quanto posso avere lasciato cadere nel percorso fatto finora, ma capisco che niente mi avrebbe dissuaso dal rivolgermi all’essenziale».

*Tratto dal libro Taci, anzi parla. Diario di una femminista, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1978.

Iscra Bini

© riproduzione riservata

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