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Jesi I giovani e le nuove frontiere della scienza medica

La tavola rotonda alla sala conferenze della mostra “Jesi e il ‘900” con la partecipazione dell’imprenditore Fabio Biondi, presidente di Diatech Pharmacogenetics, Stefano Pileri, professore di anatomia patologica, e il virologo Massimo Clementi

Jesi – Personalizzazione della terapia, frontiere della farmacogenomica, numero chiuso nelle facoltà di medicina, opportunità per i giovani.

Se ne è parlato nel pomeriggio del 30 aprile nella sala conferenze della mostra “Jesi e il ‘900 verso il 2050 – le farfalle arriveranno”. La tavola rotonda, condotta dal giornalista Giovanni Filosa, ha permesso di affacciarsi ai nuovi sviluppi della scienza medica e di avvicinarsi alle biotecnologie considerate un traino per lo sviluppo economico del futuro.

L’imprenditore Fabio Biondi, il professore di anatomia patologica Stefano Pileri (in collegamento online) e il virologo Massimo Clementi hanno risposto alle domande cercando di rendere accessibili i temi complessi e altamente specialistici di cui si occupano nel loro ambito professionale.

Andrea Cardinaletti, presidente della Fondazione Gabriele Cardinaletti, ha ringraziato i tre illustri ospiti per essersi messi a disposizione del progetto culturale dedicato alla città di Jesi, che prevede la mostra in allestimento continuo e una serie di eventi e incontri su temi di attualità con una prospettiva verso il futuro.

«Abbiamo chiesto ai giovani quali fossero i loro desideri per il futuro – ha spiegato – e abbiamo percepito la necessità di essere coinvolti e ascoltati. Per questo abbiamo deciso di riproporre la mostra “Jesi e il ‘900”, nata una quindicina di anni fa, e di ampliarla con una visione fino al 2050 attraverso riflessioni e confronti con uomini e donne capaci di offrire una prospettiva e uno sguardo sul domani».

Durante l’incontro è emerso a più riprese il tema della formazione e quindi della necessità che la società trovi un modo per formare, mantenere, trattenere nel Paese i giovani, sulla cui educazione sono investite tante risorse.

«In cinque anni se ne sono andati all’estero 10mila laureati italiani – ha evidenziato il prof. Pileri – questa tendenza va invertita incentivando la meritocrazia e dando soddisfazione al lavoro dei giovani».

Rispetto al fenomeno della fuga del cervelli dall’Italia, il prof. Clementi ha invitato le istituzioni e le aziende a premiare e valorizzare i giovani, che all’estero hanno successo, e a investire risorse nella specializzazione dopo la laurea, possibilmente con uno scambio tra impresa e mondo accademico del settore.

«La sfida dei giovani è centrale e andrebbe riformato tutto il sistema scolastico italiano – ha detto l’imprenditore Biondi, presidente di Diatech Pharmacogenetics – in modo che si arrivi all’università con una preparazione più inerente e si possano creare contatti con le aziende. Dovrebbe essere impegno di ciascuno il lavorare per aumentare la creatività che genera una società di persone forti capaci di creare imprese competitive e innovative».

I tre ospiti, nel corso della conversazione, hanno dimostrato il loro forte legame con la città: Pileri e Clementi sono nati a Jesi e hanno sempre mantenuto contatti costanti con la città, Biondi presiede la società Diatech Pharmacogenetics con sede a Jesi e all’avanguardia nella farmacogenomica e biologia molecolare.

Tre esempi di passione, tenacia e impegno nel settore della salute, dove le esigenze della popolazione sono sempre maggiori, sia per l’aumento dell’aspettativa di vita, sia per la diversità delle patologie, sia per le possibilità di accesso alle cure.

«Il futuro è nella personalizzazione della medicina – ha sottolineato Biondi – in un approccio più etico e democratico. Si studia il paziente prima di tutto come individuo, unico e diverso da tutti gli altri, e grazie all’analisi del suo Dna sapremo subito quali terapie funzioneranno e quali invece no. Io li chiamo farmaci umanizzati: non si sprecano risorse, basti pensare che alcune cure costano fino a 800 euro al giorno, e non si regalano false illusioni ai pazienti. Oggi siamo riusciti a semplificare notevolmente i sistemi di diagnosi tumorale, ad esempio: anziché ricorrere alla biopsia, basta un prelievo di sangue. Insomma, è un sistema meno invasivo che contribuisce a preservare la salute del paziente e riduce i fattori di rischio di tutta la procedura».

La tavola rotonda, promossa dalla Fondazione Cardinaletti, non ha solo offerto una riflessione sulla personalizzazione del farmaco, ma ha anche permesso di soffermarsi sull’opportunità del numero programmato rispetto al semplice numero chiuso per i corsi di laurea in medicina e le professioni sanitarie.

 

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