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Cronaca

Jesi Festa della Liberazione, «manifestare quotidianamente l’antifascismo»

Un lungo applauso ha accompagnato il discorso del Sindaco a conclusione del Corteo svoltosi stamattina lungo Corso Matteotti

Jesi – Uno squarcio di sereno si è aperto per la celebrazione della Festa della Liberazione che, nonostante la pioggia delle ore precedenti, ha permesso la sfilata del corteo lungo Corso Matteotti e la cerimonia in Piazza Indipendenza, in un clima di festa e di grande partecipazione.

A causa del maltempo, infatti, la tradizionale messa ai Giardini pubblici di Viale Cavallotti si è svolta presso il Santuario delle Grazie in Corso Matteotti, al termine della cerimonia religiosa l’appuntamento all’Arco Clementino, sfruttando la tregua dalla pioggia e l’arrivo di qualche raggio di sole, per la partenza del corteo, preceduto dalla Banda musicale Città di Jesi “G.B. Pergolesi”.

In rappresentanza delle istituzioni erano presenti il sindaco Lorenzo Fiordelmondo e gli assessori della Giunta comunale, Luca Brecciaroli, Emanuela Marguccio, Loretta Fabrizi, il presidente del Consiglio comunale Luca Polita e diversi consiglieri dei gruppi di maggioranza e opposizione.

La giornata si era aperta stamattina con il saluto del Sindaco sulla sua pagina social, che imbracciando la chitarra ha intonato la Bella Ciao, augurando a tutti e tutte una buona Festa della Liberazione.

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Poi la cerimonia istituzionale, il corteo si è snodato lungo Corso Matteotti, con la presenza di numerosi cittadini, dei rappresentanti delle Forze dell’ordine, Carabinieri, Polizia, Polizia Locale, Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza, tra cui il comandante della Compagnia dei Carabinieri di Jesi, maggiore Elpidio Balsamo e il vicequestore Paolo Arena, il comandante della Polizia Locale, Cristian Lupidi.

Presenti anche le associazioni combattentistiche e d’arma, tra cui la sezione Artiglieria e la sezione della Marina Militare, l’Anpi, l’Avis e la Croce Rossa.

Raggiunta Piazza Indipendenza, la tappa nell’atrio del Comune per la deposizione della corona di alloro, poi la celebrazione all’esterno con il discorso del sindaco Lorenzo Fiordelmondo e del professor Leonardo Lasca.

«Oggi celebriamo la liberazione dell’Italia dal nazifascismo – ha esordito il primo cittadino -. Un momento di incontro civile in cui attraverso le piazze, le lapidi, i monumenti ai caduti, riannodiamo il nostro patto sociale. Celebriamo il ricordo di quel seme di libertà da cui sono scaturiti i diritti di cui godiamo, che hanno generato la nostra Costituzione Repubblicana, nel segno dell’antifascismo. Qual è la semantica dell’antifascismo e cosa significa essere antifascista oggi?».

«La prima risposta che posso dare è di sentirsi e manifestarsi quotidianamente antifascista, come Sindaco e come uomo. Che significa sentirsi liberi di scegliere manifestando il proprio pensiero, prendendo posizione anche quando è scomoda, dire di no alla guerra, non tollerare le morti in mare delle popolazioni che fuggono dalla miseria e dalla guerra del loro Paese, essere consapevoli che esiste una battaglia culturale che possiamo fare attraverso l’uso del linguaggio».

«E in questo mi rivolgo soprattutto ai giovani, abbandonate la bassa retorica del coraggio e sentitevi coinvolti in un impegno collettivo, fatto di responsabilità. Istruitevi perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza, agitatevi perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la nostra forza, diceva Gramsci. Si può essere antifascisti attraverso la promozione del pensiero critico, facendo scelte radicali di fronte alla violenza, alla disuguaglianza di genere, al patriarcato».

«Essere antifascista significa promuovere la pace, operare quotidianamente per la pace, cantare Bella ciao e sentirsi oggi e sempre un popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora e sempre Resistenza. Viva l’Italia libera, democratica e antifascista. Buon 25 aprile a tutti e tutte!».

Un lungo applauso ha accompagnato la conclusione del discorso del primo cittadino, pieno di passione e di riferimenti alla quotidianità.

Anche il prof. Leonardo Lasca è intervenuto ripercorrendo a ritroso le tappe della Resistenza a Jesi e nella Vallesina, i nomi delle vittime civili e dei partigiani caduti nel territorio per la difesa della patria, il momento della Liberazione di Jesi, avvenuta il 20 luglio del 1944, a cui ha fatto seguito la nomina di Pacifico Carotti a sindaco della città e dei 26 membri a costituzione della Giunta provvisoria.

«Perché sentiamo il dovere di ricordare? Per non dimenticare la dittatura, il potere nelle mani di pochi, l’assenza di libertà e di diritti, la morte ingiusta di eroi civili e dei nostri partigiani».

«Cosa possiamo trarre come insegnamento per il tempo presente, che ci restituisce una realtà fatta di guerre, di crisi economiche, che ci rendono insicuri? Dagli orrori di un tempo sono germogliati semi di speranza che hanno portato alla nostra Costituzione repubblicana, ai diritti alla salute, all’istruzione, al lavoro. Ora la politica deve ritrovare l’etica e la moralità per difendere quei diritti che i nostri padri hanno lottato per conquistare».

La cerimonia si è conclusa sulle note dell’Inno di Mameli – suonato dalla Banda cittadina – e di Bella Ciao, cantata anche da tutto il pubblico presente.

Questo pomeriggio gli eventi sono proseguiti con lo spettacolo per ragazzi a cura di Teatrino Pellidò con “Ca’ del pozzo“, alle 16, preceduto dal pranzo sociale alle alla Bocciofila di via Ugo La Malfa.

In serata (21.30) al Teatro Cocuje di via dell’Esino “Il grande cuore marchigiano, ovvero il fascismo, la guerra, l’occupazione nazista, la resistenza e la liberazione”, spettacolo teatrale a cura del Teatro Cocuje.

© riproduzione riservata

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