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Falconara L’Arpam ha registrato le esalazioni, si pensa ai droni per monitorare l’ambiente

«Mezzo rapido ed efficace, vengono già utilizzati in alcune regioni italiane, perché non usarlo anche nel nostro territorio sottoposto a vari, gravi rischi?», la proposta dell’avv. Fabio Amici, Presidente del locale Comitato Trasparenza e Anticorruzione

Falconara – E se anche a Falconara si utilizzassero i droni per monitorare la qualità dell’aria, dell’ambiente e del territorio? L’idea viene dall’avv. Fabio Amici, Presidente del locale Comitato Trasparenza e Anticorruzione e da qualche tempo anche l’Arpam sta vagliano il progetto.

«I droni di questo tipo – afferma – sono molto efficaci per importanti finalità riguardanti la tutela dell’ambiente: in caso di esalazioni, ad esempio, il drone ispeziona la zona in tempi rapidi, registra filmando le situazioni reali e può prelevare campioni di aria da analizzare. E’ un mezzo rapido ed efficace e quelli ambientali vengono già utilizzati in alcune regioni italiane, perché non usarlo anche nel nostro territorio sottoposto a vari, gravi rischi?».

Questo tipo di drone, con a bordo una piattaforma sensoristica multifunzionale, è in grado di monitorare la qualità dell’aria, campionando contemporaneamente gas tossici come biossido di azoto (No2), anidride solforosa (So2), monossido di carbonio (Co) e polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) con un bassissimo limite di rilevamento, pari a qualche milionesimo di grammo per metro cubo e un’autonomia di volo di circa 30 minuti.

Fabio Amici
Fabio Amici

«Ciò che è accaduto tra la mattinata di sabato e la serata di domenica scorsi, quando sono state registrate esalazioni e picchi di acido solfidrico ed anidride solforosa in diverse zone di Falconara che hanno causato disagi e disturbi respiratori e olfattivi a molti cittadini anche all’interno delle loro abitazioni – sottolinea l’avv. Fabio Amici – sarebbe stato monitorato e registrato in poco tempo se fosse stato possibile l’utilizzo dei droni specifici per l’ambiente. I velivoli a pilotaggio remoto, infatti, possono essere utilizzati per monitorare l’ambiente naturale e urbano, rilevare l’inquinamento atmosferico e acustico, individuare le zone a rischio, per la mappatura e modellizzazione dei territori, la prevenzione e il controllo degli incendi boschivi e come supporto alle attività di protezione civile in caso di emergenze ambientali e naturali oltre al monitoraggio delle attività umane e delle infrastrutture».

Rossana Cintoli Arpam
Rossana Cintoli direttrice Arpam

La direttrice dell’Arpam, dott.ssa Rossana Cintoli, spiega ciò che è avvenuto il 25 e 26 agosto.

«I nostri tecnici hanno verificato i fenomeni odorigeni, sono entrati nello stabilimento e le centraline hanno registrato due picchi con valori anomali di acido solfidrico e anidride solforosa anche se nei limiti normativi. L’impianto funzionava con regolarità e non c’erano anomalie. Non è certo ma è probabile che i fenomeni odorigeni siano legati alle operazioni di carico e scarico che una nave stava effettuando in quei giorni: sono fenomeni che possono anche essere molto transitori visto che dipendono molto dal meteo e dall’aerazione».

Sull’utilizzo dei droni l’Arpam sta vagliando opportunità e progetti.

«Le nuove tecnologie sono utili e sempre più perfezionabili: attualmente – dice l’ing. Giorgio Catenacci, tecnico Arpam – il monitoraggio dei macroinquinanti come gli ossidi di azoto e le polveri sottili può essere eseguito con il drone mentre per le sostanze più complesse come idrocarburi e acido solfidrico sono necessarie strumentazioni troppo pesanti per poter essere montante su un drone ma la strada per il futuro passa anche da queste apparecchiature».

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