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JESI UNIVERSITA’ IN PERICOLO: IL DURISSIMO SCAMBIO DI ACCUSE AL VELENO TRA GABRIELE FAVA E ALFREDO PUNZO INFIAMMA LA COMMISSIONE CONSILIARE

Alfredo Punzo mentre si fa schermo con la mano per ribattere a Fava

Alfredo Punzo mentre si fa schermo con la mano per ribattere a Fava

JESI, 31 maggio 2016 – Non se le sono mandate a dire Gabriele Fava, presidente della Fondazione Colocci, che governa l’università cittadina, ex Sindaco, e il consigliere comunale Alfredo Punzo.

Così l’audizione alla commissione consiliare permanente nr 2, alla quale Fava era stato invitato, ieri 30 maggio, per esporre la situazione della nostra università, si è trasformata, ad un certo punto, in un concitato scambio di accuse, da una parte e dall’altra.

Doveva essere confronto ma è stato anche e soprattutto scontro, almeno tra i due, nonostante il sindaco, Massimo Bacci, lui che tiene le fila, in questo delicatissimo momento, della questione università sì, università no, abbia cercato poi di ricondurre il tutto sul terreno del costruttivo scambio di idee.

Ma che la tensione corresse sul filo l’ha implicitamente evidenziato e messo sul tavolo anche lui quando, rivolgendosi a Fava, ha detto che «fino a poco tempo fa ci davamo del tu, ora siamo passati al lei. E continueremo a farlo…».

Al di là delle posizioni politiche, molto ha giocato una vecchia ruggine tra  l’ex Sindaco e il capogruppo di PattoxJesi, iniziata e andata avanti, proprio sul tema università, attraverso giornali e social.

Punzo non solo ha contestato, punto per punto, l’utilità della sede universitaria distaccata a Jesi ma anche il titolo di professore allo stesso Fava – e, infatti, lo ha sempre apostrofato chiamandolo dottore – perché, a suo dire, professore è altra cosa, sciorinando il modello anglosassone, più alta, implica costante ricerca che dia risultati e indirizzo, rispetto al senso che siamo abituati a dare noi al titolo  in certi casi. E Fava è un docente, come a Jesi ci sono docenti e non professori.

E qui Fava è scattato, invocando rispetto per i suoi trascorsi di insegnante e invitando un imbarazzato presidente della commissione, Andrea Torri, letteralmente preso in mezzo tra i due, affinché l’interlocutore moderasse il suo linguaggio.

In precedenza, terminata la sua esposizione, corredata da slide, sullo stato dell’ateneo jesino «la cui eventuale chiusura non sarà affatto ininfluente per la nostra città e se è stato definito sede di eccellenza vuol dire che un valore c’è», Fava aveva voluto togliersi qualche sassolino dalle scarpe e rivolgendosi, appunto, a Punzo, gli aveva ricordato come lui lo avesse definito una «vecchia gloria amministrativa», per la partecipazione a un incontro in casa del Pd insieme ad altri ex sindaci, e un «vetusto professore». In questo caso «visto che lei non mi sembra così tanto giovane è come se, per dirla alla jesina “il somaro m’ha detto rechhiò”». E da qui è scattata la scintilla che ha scatenato l’incendio.

Durante il quale si è anche arrivati a ricordare, da parte di Fava, come in sede amministrativa «ognuno abbia una responsabilità che gli deriva dal ruolo che occupa. E la mia esperienza di amministratore è derivata dall’avere ottenuto, a suo tempo, 2600 voti di preferenza contro i 38 di Punzo».fa3

«Io sono qui per servizio – la risposta – ho il mio lavoro e non ci voglio certo rimanere a lungo. E sono napoletano, visto che a suo tempo me lo ha ricordato di non essere jesino, anche se vivo qui da tanti anni, 30. Ma come tutti i napoletani sono cocciuto e non di centrodestra, come mi ha anche definito».

Di tutto il resto, comunque, niente che non si sappia già. Il tentativo del Sindaco – al quale l’assemblea dei soci ha affidato il difficile compito di inseguire e trovare una soluzione –  di far confluire la Fondazione Colocci nella Fondazione Pergolesi-Spontini «sta andando avanti ma ci sono difficoltà, dubbi, – ha affermato il primo cittadino – sul fatto che l’assorbimento possa essere condotto in porto per quanto attiene la fattibilità economica. A giorni avremo una risposta chiara. I corsi andrebbero mantenuti ma se non ce la faremo ognuno dovrà prendersi le proprie responsabilità». E il richiamo forte ancora alla Fondazione Carisj è stato evidente.

Punzo, dicevamo, è stato l’unico, tra gli intervenuti, che non si è detto d’accordo con il mantenimento della sede distaccata per motivi inerenti «costi, risultati e possibili alternative. E’ dannoso disseminare sedi distaccate universitarie, anche a Jesi. Tutto si poteva fare a Macerata a costo zero e i soldi sin qui spesi, circa un milione l’anno, utilizzarli in altro modo, come i contratti di servizio con gli studenti, vale a dire: ti offro la possibilità di studiare dove vuoi e poi tu mi ripaghi con il tuo futuro stipendio. Noi dobbiamo pensare all’effettivo sviluppo di questa situazione, che andava governata finanziariamente, ottimizzandone i costi, soprattutto quando le cose andavano bene».

Gabriele Fava, invece, si è augurato che «la vostra riflessione come amministratori verta su quello che è stato fatto qui, non in generale. Ed è sbagliato e offensivo che la Fondazione Colocci sia ritenuta da alcuni inutile e dannosa».

fa2Ha anche rilanciato la proposta «di una mensa fruibile da tutti gli studenti, dalle medie all’università, migliorando così l’offerta dei servizi, considerato pure che questa Amministrazione è così brava in fatto di mense da ottenere riconoscimenti nazionali».

Insomma, da quando la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi ha fatto mancare la sua quota parte  di 310 mila euro prevista dall’accordo societario (gli altri soci fondatori  della Colocci, come è noto, sono Comune, Banca Marche e Banca Popolare di Ancona), garantendone solo 30 mila, causa il crack della vecchia Banca Marche, i problemi si sono accavallati. E con essi anche le divisioni sul futuro che si prospetta per la sede universitaria jesina.

Per il mantenimento della quale, tra una polemica e l’altra, durante l’audizione si sono detti a favore anche Daniele Massaccesi – il quale ha anche ventilato la strada dell’azione legale – Stefano Bornigia e Marco Giampaoletti che proprio nella nostra sede si è laureato.

Futuro, dunque, più che mai incerto. Di fronte c’è l’esame più difficile.

(p.n.)

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