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Jesi

LETTERE&OPINIONI INTERPORTO MARCHE, LETTERA APERTA DI NAZZARENO GARBUGLIA

JESI, 13 ottobre 2016 – Sulla questione Interporto rimane il grande vuoto rappresentato dalla mancanza di posizioni che contrastino il triste destino a cui va incontro questa importantissima infrastruttura.
Perciò, credendone di averne diritto, quale fondatore del CeMIM, fatto fallire da una sciagurata operazione politico – giudiziaria e, per essere stato impegnato 24 anni in difesa della mia persona fino alla totale assoluzione in sede penale, civile e fallimentare, nonchè impegnato per 17 anni fino alla sentenza di revoca del fallimento CeMIM, oggi sono qui ad impegnarmi affinchè una operazione di smantellamento di questa infrastruttura possa essere scongiurata.
Questa lettera aperta (si fa per dire non trovando spazio di diffusione pubblica), indirizzata al Presidente della Regione Marche Prof. Luca Ceriscioli, vuole essere il primo atto di contrasto a questa operazione di cecità economica, sociale e politica.
A tale scopo ho intestato per conoscenza questa lettera:
– ai parlamentari della Camera e del Senato delle Marche;
– ai Consiglieri della Regione Marche;
– agli Assessori della Regione Marche;
– al Sindaco di Jesi Dott. Massimo Bacci;
– ai Consiglieri del Comune di Jesi;
– agli Assessori del Comune di Jesi;
– al Presidente di Interporto Marche Spa Dr.ssa Federica Massei;
– ai Consiglieri di Amministrazione di Interporto Marche Spa;
– al Collegio Sindacale e dei revisori dei conti di Interporto Marche Spa.
Colgo l’occasione, infine, per invitare tutti i referenti di questa lettera a visitare il sito a questo indirizzo: www.interporto-marche.com, affinchè possiate scaricare il libro, in forma digitale, che raccoglie tutta la documentazione prodotta dalla Commissione d’inchiesta della Regione Marche, nominata l’11 aprile 2011, la cui relazione finale è stata approvata dall’Assemblea Legislativa della Regione Marche nella seduta del 26 giugno 2012.
A tutti, qualora interessati ad approfondire la questione interporto, buon lavoro insieme ai miei più cordiali saluti.
Mi auguro di avere anche la disponibilità di Qdmnotizie per dare voce a chi ha una opinione di contrasto nei confronti della soluzione che si prospetta per questa nostra importante infrastruttura sia per la regione che per la città di Jesi.
Con cordialità
Nazzareno Garbuglia

Ecco il testo della lettera

Al Presidente

Regione Marche

Luca Ceriscioli

S E D E

Egr. Sig. Presidente,

improvvisamente si viene a sapere che l’interporto di Jesi è colpito da calamità e che l’unica soluzione è mettere tutto nelle mani della protezione civile e del 118; per giunta, senza fargli mancare il prodotto essenziale in certe situazioni, ci si è preoccupati di inserire anche lo stoccaggio di farmaci.

Mi creda sono rimasto colpito da questa soluzione improvvisata e priva di logica funzionale che spero non trovi sostegno per essere imposta.

E’ vero, siamo in tempi i cui la rottamazione diventa parola magica da utilizzare per coprire responsabilità ultraventennali, che Lei lo voglia o meno denunciare, fanno capo ai suoi amici di partito, perciò Lei non si ferma a rottamare senza pensare di proteggersi dagli eventi dannosi che intende determinare.

Che cosa è avvenuto in un lasso di tempo così limitato da far dire  allo “storico” presidente di Interporto Marche Spa (24.06.2016): Vi lascio un struttura funzionante e di grandi prospettive e da far sostenere – appena tre mesi dopo – al nuovo presidente Dr.ssa Massei: “L’attività dell’infrastruttura non ha decollato, dobbiamo frenare l’emorragia. Va cambiata la struttura: non è una messa in liquidazione societaria e quindi giuridica. Ciò che diciamo è l’impossibilità dell’attuale società di perseguire l’oggetto sociale di interporto. Ovvero la sua attività. C’è una parte del settore merci che va recuperata” (21.09.2016). Quale? Improvvisando proposte? E come? Con la protezione civile, il 118 e lo stoccaggio dei farmaci?

L’idea interporto si è concretizzata il 16 maggio del 1985, 31 anni fa. E voi oggi pensate di chiuderla? La Regione Marche ha fatto fallire una società che al momento della declaratoria di fallimento aveva un patrimonio netto di circa 25 miliardi di lire di cui oltre 10,5 miliardi di disponibilità liquide, tanto da imporsi ex post la revoca del fallimento, ed oggi, dopo 22 anni di gestione della Interporto Marche Spa, società imposta dalla Regione Marche, dichiara candidamente e acriticamente che questa società si trova nella impossibilità di “perseguire l’oggetto sociale”. Lo scopo di una società è quello di perseguire l’oggetto sociale e, se non si è più in grado, deve essere messa in liquidazione. Se poi, i debiti accertati e quelli da accertare, nonché investimenti che complessivamente si sono accertati in oltre 50 milioni di euro, non permettono utili sufficienti, le condizioni prefallimentari ci sono tutte.

Queste condizioni non si superano dichiarando la trasformazione dell’interporto in un “polo logistico”.

Nella conferenza stampa del 24.06.2016 il vecchio presidente di Interporto Marche ha affermato che l’area interessata dall’interporto è di 54 ettari. Non è vero.  L’area interessata dall’interporto è di 101 ettari come stabilito dalla delibera n. 38 del Consiglio Comunale di Jesi del 9 marzo 2007, e su quel totale di area si possono costruire 1.536.000 mc di fabbricati, una enormità più foriera di speculazioni edilizie che, allo stato, di necessità interportuali. L’unico risultato concreto e che si deve pagare ancora ai proprietari l’esproprio di 47 ettari oltre alle abitazioni ed agli edifici per il ricovero delle attrezzature agricole.

Perciò è bene chiarire se tra i debiti sono stati conteggiati anche quelli degli espropri che devono ancora avvenire e, se sono stati conteggiati anche i danni subiti dai proprietari non avendo provveduto agli espropri o a soluzioni di acquisto bonario nei termini di legge.

La società Interporto Marche Spa, nel 2008, ha pagato le azioni del Ce.M.I.M. acquistate, nelle more del fallimento, da quattro soci (Camera di Commercio, Banca delle Marche, Banca Popolare di Ancona e Banca Unicredit Italiana) per complessivi €. 1.628.752,00. Azioni poste in bilancio al 31.12.2008 alla voce svalutazioni a zero euro.

Anche questa perdita è stata conteggiata tra i debiti di 10,5 milioni di euro?

O questa perdita, con la complicità di dirigenti della Regione Marche, non figura poiché è stata assorbita tra le perdite del bilancio regionale.

Nell’assemblea dei soci Ce.M.I.M. del 2 maggio 2016, presente l’8,89% del capitale sociale il vecchio presidente di Interporto Marche Spa (socio di controllo e coordinamento del Ce.M.I.M.), non sapendo più come chiudere la liquidazione del Ce.M.I.M. fa mettere a verbale: “necessita al più presto riprendere con i vertici della Regione Marche, anche per la catena di controllo che la stessa Regione vanta nei confronti della società CEMIM Scpa in liquidazione tramite la stessa Interporto e la Svim, la quale potrebbe trovare applicazione anche in una serie di transazioni anche verso i maggiori creditori per interessi;…”.

Ci si chiede allora in che misura gravano sulla stessa Regione Marche i debiti della Interporto Marche Spa.

Sono sicuro che anche la Corte dei Conti, dopo aver acquisito tramite la Guardia di Finanza documentazione presso gli uffici della Regione Marche nel novembre 2015 e nei primi mesi di quest’anno presso gli uffici della ScpA Ce.M.I.M. in liquidazione, saprà svolgere i suoi doveri d’Ufficio.

Questa lettera, non può affrontare tutti i problemi ancora aperti e ci sarà tempo per sottoporli alla sua attenzione, nel frattempo è consigliabile, dopo quattro anni chiusa in ermetici cassetti, una attenta lettura della relazione della Commissione di inchiesta sull’interporto, approvata dall’Assemblea legislativa il 26.06.2012. Non si deve lasciare ancora una volta alla Procura di mettervi mano dopo i disastri della prima inchiesta. Sia la politica a fare il suo dovere e cessi finalmente il ruolo di supplenza della magistratura, in questo modo si potrà salvare l’interporto e, finalmente, dare prestigio alla politica.

Ho speso, in vari modi, 25 anni della mia vita per l’interporto e per 19 anni sono stato qualificato sprezzantemente: bancarottiere.

Non pensi, oggi, signor presidente di mettere una pietra sul passato, sul presente e sul futuro di questa importantissima infrastruttura che è nata per fare gli interessi di questa regione e dei marchigiani.

Garbuglia Nazzareno  

 

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