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Jesi “La strategia dell’abbandono” nel libro di Leonardo Animali

Secondo appuntamento degli incontri organizzati alla libreria Gira & Volta, ospite della serata l’autore

di Tiziana Fenucci

Jesi, 9 settembre 2022 – Presentato alla libreria Gira & Volta il libro di Leonardo Animali La strategia dell’abbandono, che offre uno spaccato di storia e contemporaneità dell’Appennino marchigiano raccontato da aneddoti ed episodi delle terre in cui l’autore è cresciuto e del territorio che circonda il paese in cui è tornato a vivere qualche anno fa: Falcioni di Genga.

«Nel libro – ha spiegato Leonardo Animali – racconto questa mia esperienza di vita in un Comune che conta meno di 1.700 abitanti, famoso per le grotte di Frasassi che lo hanno reso meta turistica, ma che in realtà è paradigmatico di tante storie italiane, di tanti Comuni che come questo vivono delle contraddizioni e hanno dovuto affrontare il conflitto tra naturale e artificiale, le scelte di cattiva edilizia e di scarsa salvaguardia del territorio sia dal punto di vista paesaggistico che della tutela geomorfologica».

Il tema dell’abbandono del territorio è stato al centro dello scambio tra gli ospiti intervenuti: il professor Marco Giovagnoli di Unicam, lo scrittore Sergio Cardinali, lo scrittore Vittorio Graziosi e l’artista Andrea Silicati.

«Quando una realtà la abiti, e non è solo una meta di visita turistica, ti accorgi che il tuo punto di vista cambia e dall’osservazione emergono aspetti conflittuali che per un turista non sono così evidenti», ha sottolineato Animali.

Lo stesso viadotto sopra San Vittore, ritratto nel quadro di Andrea Silicati, che troviamo in copertina, denota la prepotenza dell’azione umana su un paesaggio incontaminato, «una bruttura – ha detto l’artista Silicati – che nel ritratto ho cercato di superare ricercando l’integrazione tra presenza umana e territorio».

Nel testo in cui si intrecciano i ricordi del passato, la descrizione storica e paesaggistica, il reportage sulle azioni politiche non risolte, lo scrittore evidenzia come la cementificazione abbia preso il sopravvento sulla bellezza naturalistica, con la realizzazione di brutture urbanistiche come La Nave di Osteria di Colleponi, la discoteca Pulvisia di Pontebovesecco, la Quadrilatero. Decisioni che denotano un atteggiamento di noncuranza degli aspetti paesaggistici e morfologici per cui andrebbero realizzati interventi di recupero ad hoc, ma che finora hanno previsto solo azioni sporadiche e casuali.

«Le storie descritte da Leonardo – ha commentato lo scrittore Graziosi – hanno reso animista la cultura di quei luoghi, amplificando con il racconto il degrado che si è perpetrato negli anni. Nonostante ciò, è evidente il suo sforzo di cercare le parole dal giusto peso per offrire al lettore una narrazione accogliente, un senso di mediazione e non di condanna».

La strategia dell’abbandono nasce da una serie di scelte politiche mediocri, come scrive nella prefazione Angelo Ferracuti, e di mancata tutela del territorio che hanno dato vita a una strategia esecutiva non premeditata, aggravata dai danni provocati dal terremoto.

«L’abbandono presenta una dimensione dinamica – ha spiegato il professor Giovagnoli – non riguarda solo la pratica di abbandonare le cose allo stato di degrado, ma anche di agire in malo modo, di fare qualcosa di diverso dalla coerenza del territorio. A questo si aggiunge una differente concezione del tempo degli interventi: la tecnocrazia segue logistiche temporali molto lunghe che non si conciliano con i tempi di vita delle persone. Il tempo di riqualificazione di un territorio va ricondotto alla dimensione di vita reale». 

Nel testo, il racconto di aneddoti e storie di vita del passato riportano le scene di vita di un tempo a cui molti abitanti jesini sono legati.

«Leggere questo libro mi ha risvegliato il ricordo di quando da bambino trascorrevo i giorni di festa con mio padre – racconta Cardinali – la mattina si andava al mare e il pomeriggio in montagna. Mi ha ricordato l’evento memorabile di apertura delle Grotte di Frasassi, nel ’74, ma mi ha lasciato anche un senso di amarezza quando Leonardo ammette che l’abbandono ha vinto sulla bellezza di questi ricordi. In realtà credo che questo libro possa offrire degli spunti di riflessione per un progetto di riqualificazione al servizio del senso estetico e della bellezza».

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