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Cronaca

Jesi Lorenzo Cacciamani: «Il mio viaggio per 9 Paesi senza un soldo a disposizione»

La storia di un 23 enne jesino che ha attraversato 12 città in 14 giorni, vivendo di autostop, vitto e alloggio offerti dalle persone incontrate nel cammino, un esperimento nel quale ha scoperto la grande disponibilità della gente

Jesi – Non se lo aspettava neanche lui di trovare tanta accoglienza e generosità quando gli è balenata in testa l’idea che un viaggio senza soldi forse si poteva fare, l’intento era sfatare i luoghi comuni che viaggiare sia una pratica per ricchi, e fare l’autostop o accettare l’ospitalità di uno sconosciuto oggigiorno sia troppo pericoloso.

E’ la storia del 23 enne jesino Lorenzo Cacciamani, che a maggio ha deciso di tentare l’esperimento di partire senza soldi in tasca e attraversare il maggior numero di Paesi che riuscisse a visitare in circa due settimane di tempo, oltre 3.000 km totali, nella piena fiducia che anche senza pecunia un posto per dormire e qualcosa da mangiare li avrebbe trovati.

«L’idea mi è venuta dagli incontri degli ultimi tempi, uno presso la comunità di Cupramontana, la Tribù delle noci sonanti, fondata da Fabrizio che ha deciso di vivere in campagna senza le moderne tecnologie, senza luce e senza acqua corrente. Fabrizio mi ha raccontato di alcuni viaggi che aveva fatto e in cui era rimasto senza soldi ma grazie alla generosità delle persone era riuscito a portarli a termine senza problemi».

Lorenzo Cacciamani

«Un’altra esperienza è stata quella di alcuni giorni trascorsi con i frati in un convento a Spello. Stando con loro ho toccato con mano il voto della povertà, il loro sostentamento è basato esclusivamente sulle donazioni che ricevono dalle persone».

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«Mi ha colpito molto il concetto di carità e l’approccio di fiducia verso il prossimo, l’atto di affidarsi completamente agli altri, fiduciosi di ricevere del bene».

«E’ così che ho dato inizio a questo esperimento un po’ bizzarro del viaggio senza soldi. Fin da piccolo mi è capitato di viaggiare molto sia in Italia che all’estero, prima con la famiglia, poi da solo, ma mai senza soldi, questa è stata la prima occasione. Volevo sfatare il mito che i viaggi possono permetterseli solo i ricchi e che l’autostop o l’ospitalità da uno sconosciuto sono pericolosi».

«Sono partito – racconta – senza aspettative ma con la piena fiducia che gli altri mi avrebbero aiutato e così è stato. Anche se in Italia l’autostop non è una pratica molto diffusa, in altri Paesi invece le persone non si stupiscono se vedono un giovane che chiede un passaggio, non stanno a fare tante domande, ti chiedono solo dove sei diretto».

«Con alcune persone che ho incontrato è nata una bella conversazione, mi chiedevano cosa facessi nel loro Paese ed è venuta fuori la storia del viaggio e dell’esperimento. Allora si incuriosivano e mi facevano tante domande, poi senza che lo chiedessi, mi offrivano loro un posto dove dormire o qualcosa da mangiare. Con alcuni siamo rimasti in contatto, con altri è stato solo l’incontro di una giornata, ma dappertutto ho trovato una grande generosità e ospitalità».

Sono 12 le città visitate da Lorenzo in 14 giorni, dal 2 al 16 maggio, per 9 Paesi compresa l’Italia: Berlino, in Germania, Poznan e Varsavia, Cracovia, in Polonia, Svidnik in Slovacchia, Miskolc e Budapest, in Ungheria, Timisoara in Romania, Belgrado in Serbia, Zagabria in Croazia, Lubiana in Slovenia, Padova e poi il ritorno a Jesi.

E’ soddisfatto dei risultati dell’esperimento e non si scompone nel raccontarci dei posti che ha trovato per dormire.

«Qualche volta mi offriva ospitalità la gente che incontravo e che mi dava un passaggio, in altri casi ho trovato posto attraverso un’applicazione per viaggiatori, ma mi sono adattato anche a soluzioni dell’ultimo minuto, come una chiesa, un rifugio per senzatetto e una volta anche il bagno di un autogrill».

Lorenzo si è laureato lo scorso anno in economia all’università di Bologna e tra pochi giorni sarà proiettato in una nuova avventura, stavolta professionale: sempre a Bologna infatti, inizierà a lavorare a un progetto di start up.

Il nostro augurio è che possa continuare ad affrontare le sfide della vita con l’entusiasmo e la fiducia che ha dimostrato in questo viaggio un po’ bizzarro, lungo 9 Paesi e 3mila chilometri, fatto di accoglienza e gente generosa.


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