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Cronaca

JESI LA VIA CRUCIS DELLA FONDAZIONE CARISJ, BASSOTTI: «IN TRE ANNI ABBIAMO PERSO 123 MILIONI DI EURO»

Alfio Bassotti, accompagnato dal segretario generale, Mauro Tarantino, ha illustrato la via crucis della Fondazione dopo il "salva banche"

Alfio Bassotti, accompagnato dal segretario generale, Mauro Tarantino, ha illustrato la via crucis della Fondazione dopo il “salva banche” (foto CriCo)

«Siamo stati crocifissi, negli ultimi tre anni abbiamo perso qualcosa come 123 milioni di euro» (foto CriCo)

«Siamo stati crocifissi, negli ultimi tre anni abbiamo perso qualcosa come 123 milioni di euro» (foto CriCo)

JESI, 25 gennaio 2016 – «Siamo stati crocifissi, negli ultimi tre anni abbiamo perso qualcosa come 123 milioni di euro». Questo il conto, salato, presentato alla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi dopo la liquidazione coatta amministrativa per Banca Marche, decretata da Bankitalia «che citeremo in sede di giudizio civile per le gravi mancanze in vigilando durante le visite ispettive e per due anni e mezzo di commissariamento risultati del tutto inconcludenti nella prospettiva di un rilancio».

Nel cahier de doléance anche le «rassicurazioni fornite alla Consob sulla buona patrimonializzazione dell’istituto di credito che portarono all’aumento di capitale nel 2012 e l’aver impedito, nell’agosto del 2013, la vendita di azioni di Bm per 100 milioni di euro –  avevamo chi comprava, lo abbiamo avuto sino al 2014 – ma ci fu negata l’informativa di legge necessaria per il ministero dell’Economia».

Il presidente Alfio Bassotti, accompagnato dal segretario generale, Mauro Tarantino, ha illustrato – tanto per rimanere in tema – la via crucis della Fondazione nel corso di una conferenza stampa a palazzo Bisaccioni. Si è partiti dall’illustrazione dell’attività svolta nell’anno sociale 2015, appena trascorso, ma inevitabilmente l’attenzione era per le note vicende che hanno travolto la conferitaria a seguito del decreto “salva banche”.

Pacato ma duro, durissimo, il presidente, che ha snocciolato numeri, sofferenze, prospettive e sottolineato come «la partita Banca Marche è stata giocata in un campo più grande del nostro. Occorreva chiudere alla svelta. Perché? Perché di mezzo c’era Banca Etruria…».

Palazzo Bisaccioni, sede della Fondazione Carisj

Palazzo Bisaccioni, sede della Fondazione Carisj

«Già da anni eravamo in grave difficoltà – ha rimarcato Bassotti –  per i mancati introiti dei dividendi azionari, 20 milioni in 4 anni, e la liquidazione coatta amministrativa ci ha dato il colpo di grazia con l’azzeramento che ha interessato 50 milioni di euro di pacchetto azionario (10,8%) di nostra proprietà e 18 milioni di obbligazioni secondarie upper tier II in una sola notte. A queste debacle finanziarie si vanno ad aggiungere anche le due svalutazioni del capitale azionario in Bm che abbiamo dovuto effettuare, tra il 2013 e il 2015, per circa 35 milioni».

Conseguenza immediata, come si sa, la cancellazione di ogni capacità di effettuare investimenti ed erogazioni liberali e la difficoltà di garantire l’ordinaria attività di gestione.

Per la prima situazione, sino alla delibera di blocco, sono stati erogati 356 mila euro per il settore educazione e formazione, 269.367 euro per il settore arti e beni culturali e 66.369 euro per il volontariato, filantropia e beneficenza.

Le entrate, all’oggi, si attestano sui 700 mila euro derivanti da 12 milioni impegnati in investimenti e 3 milioni di azioni della Cassa depositi e prestiti. Servono per mantenere il patrimonio e per le spese di gestione ordinaria che assorbono quasi il 50% dell’intera cifra.

Ci si avvia, perciò, al primo bilancio in rosso per la Fondazione che, frattanto, sta procedendo alla modifica dello statuto per adeguarne il contenuto all’applicazione del protocollo d’intesa Acri-Mef e all’esigenza di riduzione del numero dei componenti l’Assemblea dei soci e degli organi di amministrazione, programmazione e controllo.

I capolavori esposti a Palazzo Bisaccioni (foto CriCo)

I capolavori esposti a Palazzo Bisaccioni (foto CriCo)

Dal 1 gennaio varato anche un piano operativo che contempla, tra l’altro,  il contenimento del costo del personale (dal 2012 riduzione del 50%), i compensi e le spese degli organi statutari (dal 2012 riduzione di oltre l’80%), il sostanziale azzeramento delle consulenze (il picco sarà, ovviamente, per le spese legali).

«Mi auguro che ci sia una prospettiva per il patrimonio che ci è stato confiscato – ha concluso Bassotti – anche perché ci hanno dipinto come non siamo mai stati. Qui non si fanno affari, i ruoli erano e restano alternativi. Il nostro errore, forse, è stato quello di aver impegnato tanto denaro con Banca Marche».

Nei giorni scorsi la Fondazione aveva depositato il ricorso al Tar del Lazio per chiedere l’annullamento del provvedimento di risoluzione. Contestata la legittimità dei provvedimenti «rispetto alla disciplina della risoluzione» e sollevata anche un’eccezione di legittimità costituzionale.

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