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Cronaca

JESI OSPEDALE MODELLO, LIGUORI (TDM): “TEMPI DI ATTESA INFINITI PER UN INTERVENTO CHIRURGICO”

Pasquale Liguori, presidente del TdM

Pasquale Liguori, presidente del TdM

JESI, 16 ottobre 2015 – Sanità jesina sempre più nell’occhio del ciclone; quello che in tempi non sospetti era stato descritto “ospedale modello” si sta dimostrando tale, ma solo per le innumerevoli carenze. È dei giorni scorso la denuncia dei difetti esistenti nel Pronto Soccorso dell’ospedale Carlo Urbani, oggi il Tribunale per i diritti del Malato (TdM) porta alla luce una nuova magagna che accentua le penalizzazioni ai danni dei cittadini della Vallesina. Quella che il TdM definisce “un’altra tagliola sulla testa dei cittadini” è “la riduzione delle sedute operatorie di tutta l’area chirurgica; da ortopedia, chirurgia, urologia, ginecologia, oculistica e otorino”. Secondo la denuncia del TdM le sedute operatorie dell’area chirurgica avrebbero subito tagli per il 30%; a tanto ammonterebbe la riduzione dell’operatività chirurgica attuale rispetto a quando quel reparto si trovava all’ospedale del Viale della Vittoria. Conseguenza di ciò la crescita dei pazienti che si rivolgono al TdM per denunciare la situazione. “E tutto ciò – scrive il Presidente del TdM, Pasquale Liguori – avviene in quello che le nostre istituzioni avevano chiamato ospedale modello, in quell’ospedale dove vi sono sale operatorie di alto livello tecnologico (donate di recente dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi e inaugurate con solennità ndr) che però funzionano a mezzo servizio”. Tutto questo si ripercuote sui tempi di attesa per i pazienti; liste di attesa di “8 mesi per interventi al tunnel carpale della mano, 12 mesi per un alluce valgo, 11 mesi per una protesi alle ginocchia, 8 mesi per un intervento per ipertrofia prostatica, 10 mesi per un varicocele e 12 mesi per emorroidi”, denuncia ancora il TdM. Ma non è tutto, “per ortopedia si stanno allungando anche le liste d’attesa per gli interventi sui traumi, ambito questo dove non si può assolutamente temporeggiare in quanto il ritardo potrebbe causare danni permanenti ai pazienti. Il caos e il disorientamento dei pazienti – prosegue la nota di Liguori – è poi aggravato dal fatto che essi non hanno possibilità di seguire l’evoluzione e le tempistiche delle liste d’attesa in quanto non risultano consultabili da nessuna parte, con buona pace di quanto sancito dal DL n.33 del 14 marzo 2013 che all’art. 41 dispone che le aziende sanitari pubblichino i tempi d’attesa previsti e i tempi medi effettivi di attesa per ciascuna tipologia di prestazione erogata”. Una ulteriore manchevolezza da parte dei responsabili del Carlo Urbani che spinge i paziente a rivolgersi ad un’altra struttura, quando non al privato.
Nuova denuncia, dunque, ma crediamo che così come le precedenti essa rimanga nel cassetto di chi gestisce dall’alto la sanità marchigiana, pensando più a se stessi che ai tanti pazienti “spazientiti”.
(Sedulio Brazzini)

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