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Cronaca

JESI SCELTA INNOVATIVA AL “CARLO URBANI, 10 POSTI DEDICATI ALLA DEGENZA POST-ACUZIE

JESI, 10 dicembre 2017 – A poco più di 6 mesi dall’assunzione dell’incarico di primario di medicina, il dottor Marco Candela ha presentato i punti salienti del suo progetto sanitario; con lui, nella sala riunioni dell’Ospedale “Carlo Urbani”, la dottoressa Virginia Fedeli che prima dell’intervento di Candela ha giustificato l’assenza del responsabile dell’area vasta, ing. Bevilacqua.

Ma veniamo a Candela ed al suo “progetto” caratterizzato dalla destinazione di 10 dei 52 posti letto complessivi del reparto alla degenza post –acuzie; una scelta innovativa, mai sperimentata in precedenza. Cinque, in complesso, gli obiettivi raggiunti, altri tre potrebbero essere soddisfatti se solo il reparto avesse a disposizione un organico più corposo e, in particolare, medici specialisti. Ed ecco l’elenco degli obiettivi che inizia con il reparto di medicina interna che si suddivide in “pazienti  giovani-adulti complessi per difficile diagnosi talora irraggiungibile in una visione specialistica d’organo e in pazienti con più patologie concomitanti, spesso anziani, che richiedono una valutazione globale in grado di declinare una priorità degli interventi anche  al fine di riconciliare trattamenti con più farmaci quale prevenzione di reazioni indesiderate”. Il secondo traguardo riguarda la “Flessibilità assistenziale” che suddivide i pazienti in cronici che necessitano di “monitoraggio continuo di funzioni vitali” e “pazienti ormai prossimi ad una domiciliarità assistita per recente malattia acuta e stabilizzata dal punto di vista clinico, tuttavia in persone non autosufficienti o con deficit funzionali in corso di risoluzione”.  Il terzo traguardo è quello della inclusività che mira “ad una più efficace integrazione con le strutture territoriali nell’ottica di una reale continuità assistenziale”. Interessante l’obiettivo di una assistenza differenziata a seconda delle necessità cliniche del singolo paziente; in altre parole una assistenza non standardizzata, personalizzata  che può anche concorrere ad un risparmio economico per la sanità in generale. Il quinto traguardo si riferisce ai trattamenti su pazienti definiti “complessi”, quelli cioè che presentano più situazioni di male.

Arriviamo agli obiettivi che ancora non hanno raggiunto i livelli sperati, anche se  questi sono di buona qualità; ci riferiamo alla degenza post acuzie che richiederebbe “una elevata prevalenza dell’attività infermieristica” attualmente carente. Se l’organico dovesse essere potenziato con personale qualificato (medici ed infermieri) anche questo obiettivo sarebbe raggiunto pienamente. “Sarebbe molto bello fare  il consulant”, ha dichiarato Candela che ha poi spiegato. Si tratta di “supportare funzioni specialistiche di tipo chirurgico, sia nelle fasi di inquadramento pre-intervento, sia nella fasi  di post-intervento, dalla gestione  della terapia medica  delle polipatologie di base, al management delle complicanze di tipo medico (scompenso cardiaco, scompenso metabolico e/o idroelettrolitico, infezioni, ecc.) che non di rado complicano il decorso dei malati chirurgici”. Sempre su questo aspetto occorre “supportare a livello residenziale funzioni legate ai Medici di Medicina Generale mediante gestione integrata in loco con strumentazioni semplici di riacutizzazioni lievi-moderate   di patologie croniche o condizioni legate a reazioni avverse da farmaci – e, infine – supportare i Medici di Medicina Generale a livello di Gruppi di Cure Primarie”.

In chiusura il dottor Candela ha presentato alcuni prospetti riportanti le varie situazioni venutesi a creare nel tempo in materia di ricoveri, periodi medi di degenza nei vari reparti di medicina; numeri che certificano il grande lavoro del reparto.

(s. b.)

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