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Jesi Le “Vite parallele” di Maria Cristina Zanotti

L’autrice racconta nel suo libro i momenti che l’hanno tenuta unita al padre, il magistrato Roberto Zanotti, ripercorrendo le vacanze e il mare, le chiacchiere in famiglia, gli studi

Jesi – L’incipit fulminante del libro “Vite parallele”, di Maria Cristina Zanotti, fa subito pensare a un film a tinte noir o di spionaggio.

Leggendo, poi, permette di comprendere, dopo lustri (e neppure del tutto), cosa siano stati gli anni di piombo. Esterno giorno, Ancona.

Maria Cristina Zanotti

Racconta Maria Cristina, allora diciassettenne: “Sul punto di traversare Corso Stamira per raggiungere i giardinetti, un’auto scura inchiodò davanti ai miei piedi, proprio un secondo prima che scendessi il gradino del marciapiede. [ ] Dal veicolo scesero rapidamente quattro personaggi vestiti di scuro e muniti di occhiali da sole, dal volto indecifrabile: senza moine mi chiesero le generalità, aggiungendo che erano militari di professione e avevano il compito di caricarmi immediatamente in auto e riportarmi a casa dai miei genitori. [ ] M’impuntai, nemmeno fossi stata Santa Lucia trainata dai buoi. Ero inamovibile. Quello che sembrava il capo, tra i quattro figuri nerovestiti, si voltò verso l’auto scura, staccò un microfono dal cruscotto, fece un numero e me lo porse. Avvicinai lo strano attrezzo all’orecchio, e immensa fu la mia gioia nel sentire dall’altro capo del filo la voce calda e suadente di mio padre. Mi pregava di obbedire a quegli uomini che erano veramente agenti in borghese; mi chiedeva di non creare problemi. Dovevo rientrare immediatamente, tutti i familiari dei magistrati venivano urgentemente recuperati e messi sotto tutela dalle forze dell’ordine. Le Brigate Rosse avevano rapito due ore prima a Roma, in via Fani, Aldo Moro. I cinque uomini della scorta erano stati barbaramente uccisi”.

Roberto Zanotti con avvocato Giovanni Strampelli
Roberto Zanotti con l’avvocato Giovanni Strampelli

L’uomo di cui Cristina racconta gli istanti che li hanno tenuti uniti, in una sorta di vite parallele per restare sul classico, e come questi momenti abbiano formato il carattere di una diciassettenne, è il papà, il dottor Roberto Zanotti. Ha voluto far ricordare a quanti lo hanno conosciuto, frequentato, compreso la particolare missione che investe un magistrato, per tutta la vita, un uomo che, a Jesi, si è fatto ammirare, senza mai cercare il focus della stampa, per la sua grande rettitudine, per la sua onestà intellettuale, l’attaccamento alla famiglia, senso del dovere e per la sua naturale empatia.

L’onestà che cos’è? Niente. Un’astrazione, una pura forma.

C’è un detto che recita che “Dell’onestà di certe persone non sapremo mai nulla: è fatta di silenzio, rispetto e schiena dritta. Ma chi la possiede, brilla di un’altra luce. Se io devo essere onesto, bisognerà che io dia corpo a questa pura forma”.

Tante le testimonianze sul dottor Zanotti, numerose le attestazioni di affetto che aprono questo “romanzo biografico”, edito dalla New Tj di Jesi e impreziosito da una bellissima copertina dell’amico José Guevara, con dedica autografa.

Roberto Zannotti col giudice D'Alessio e l'avvocato Diotallevi
Roberto Zanotti con il giudice D’Alessio e l’avvocato Diotallevi

La Zanotti ripercorre le vacanze e il mare, le chiacchiere in famiglia, gli studi, propone come un memento “briciole di storia”, vive insieme ai suoi familiari un rapporto di amore profondo con quest’uomo che apriva il sorriso a tutti come un’aquila le proprie ali.

Un libro/racconto con immagini nitide, come nitido e straordinario è stato il confronto schietto con un personaggio schivo e anche testardo, che non lesinava stima e correttezza a tutto il foro di Jesi.

Un libro da leggere, e lo si può fare d’un fiato, per la fluidità della scrittrice / ricercatrice storica dell’arte che non usa giri di parole.

Roberto ZannottiCol giudice Giuseppe Petrazzini
Roberto Zanotti con il giudice Giuseppe Petrazzini

Neanche ricordando gli ultimi giorni della malattia che lo colpì. Il libro si conclude con le parole di Maria Cristina: “Adesso che non c’è più, di lui mi manca tutto, le nostre occhiate complici, le frasi in latino o greco intraprese dall’uno e terminate a proposito dall’altro, i riferimenti storici prontamente afferrati e chiosati in ogni conversazione. Avrei tanto da domandargli, cercherei chiarimenti impossibili a quesiti sepolti, soluzioni appropriate a problemi irrisolti. Ma lui non c’è più e non potrà mai più rispondermi, né restituirmi momenti che non ci è stato concesso di condividere”.

Personalmente, avendolo conosciuto, mi è piaciuto ricordarlo come “un volto che ha esibito, con fierezza, ciò in cui credeva. Un rispetto profondo per la giustizia, un altrettanto profondo amore per la sua famiglia e considerazione per le scelte che le giovani avrebbero fatto della loro vita. Un libro affascinante, che sfoglia le pagine di un periodo storico con tanti chiaroscuri, affrontato a viso aperto”.   

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