Cronaca
JESI VICENDA BANCA MARCHE A “MI MANDA RAI 3”, LA CONDUTTRICE REPLICA A BACCI: “DOVREBBE RICORDARSI DI TUTTI, ANCHE DEI 40 MILA RISPARMIATORI”
3 Dicembre 2015
JESI, 3 dicembre 2015 – “Mi manda rai 3” sì è dunque occupata, come avevamo anticipato, della vicenda Banca Marche e stamattina, 3 dicembre, ha proposto interventi da studio e registrazioni di interviste effettuate a Jesi lunedì scorso (1 dicembre).
La novità delle ultime ore è che il vice ministro all’economia, Enrico Morando, ha prospettato una ipotesi di paracadute destinata, però, soltanto agli obbligazionisti subordinati al dettaglio, cioè i clienti non istituzionali che hanno comprato i titoli senza conoscere il fattore rischio degli stessi. Escludendo gli azionisti, perché per questi sarebbe stato, invece, chiaro che si diventava proprietari della banca, pro quota. Per gli altri questa chiarezza non ci sarebbe stata.
Il problema, al di là di tutto il disastro che ha comportato il crack di Banca Marche, è che non si può più tollerare – è stato ribadito – che un istituto di credito privatizzi gli utili e socializzi le perdite, con esborso, in questo caso, da parte dei contribuenti.
In collegamento Skype anche il sindaco, Massimo Bacci, dal suo studio di piazza Indipendenza.
Rispondendo alla conduttrice, Elsa Di Gati, Bacci ha ribadito quella che è la sua posizione in merito: «Prima di tutto vorrei essere pragmatico e realista e pensare ai dipendenti della Nuova Banca Marche che sono tanti e invitare tutti a rimanere sereni. Occorre aiutare l’istituto di credito ad operare per stare vicino al territorio perché non ci sono solo i dipendenti ma anche le imprese che hanno bisogno di una banca del posto…».
A questo punto la giornalista, a sorpresa, lo ha interrotto ricordandogli che, da primo cittadino, dovrebbe ricordarsi di tutti, anche dei 40 mila risparmiatori che hanno perso il portafoglio dei loro risparmi.
«Sì, certo. Ovviamente – ha risposto – ma ho detto che bisogna essere pragmatici e realisti. Poi, c’è una questione legata alla vecchia Banca Marche, alla responsabilità di chi l’ha portata in quelle condizioni, che sono responsabilità gravissime e mi auguro che presto chi ha sbagliato paghi veramente perché c’è bisogno di un’etica che, in generale, non c’è più. Bisognerà fare tutte le azioni che possano tutelare gli azionisti, e me ne faccio carico per le mie possibilità, che sono rimasti con niente in mano».
«La mia famiglia – è la testimonianza raccolta lungo il corso dall’inviata, Francesca Pietrobelli, con l’imprenditore Paolo Mariani – è da tanti anni proprietaria di una società che gestisce alcuni impianti di carburanti e un albergo. Avevamo 500 mila azioni… Come tutti i piccoli imprenditori predicavamo prudenza, ma non siamo mai stati ascoltati. Anzi, derisi. Però qualcuno ha avuto prestiti senza adeguate garanzie. Quello che brucia di più è non avere chi ci spalleggi, chi ci dia una mano quando vogliamo fare investimenti. Fiducia nella Nuova Banca Marche? I dirigenti sono gli stessi, i dipendenti pure e se la competenza è quella che abbiamo visto sino ad ora… Chi ci può credere nella Nuova?».
Quindi, una serie di interviste veloci con quanti, jesini, avevano creduto nel “rifugio sicuro dei risparmi” offerto dalla banca. Pareri univoci, lamentele univoche. Stesso stato di prostrazione, stessa considerazione, per tutti: «Ci siamo fidati e siamo rimasti fregati».
Anche Bruno Stronati, rappresentante dei piccoli azionisti di Banca Marche, in collegamento. Ha ribadito il numero delle vittime che sono «oltre 43 mila. I nostri associati oltre mille, e siamo stati traditi con il provvedimento governativo scellerato – il cosiddetto decreto salva banche -, che non ha considerato il danno prodotto sul territorio. Impoverimento delle persone e gravi risvolti sociali, perché le Fondazioni che elargivano sussidi, interventi, non lo possono fare più. Una doppia batosta per la nostra regione. E tutti devono essere tutelati, perché le azioni acquistate bisogna vedere come sono state vendute… Tutti i correntisti dovevano avere il possesso delle azioni di Banca Marche perché era anche una via preferenziale per accedere al credito». Conferma venuta anche da un ex direttore di filiale, che ha voluto rimanere anonimo, con una telefonata da Macerata, a proposito di mutui concessi in cambio di acquisto di azioni.
Testimonianze, poi, di Francesco Sampaolesi, di Chiaravalle, che ha visto eclissarsi i suoi e i risparmi dei genitori, il romano, ex impiegato di banca, Claudio Tontoni, con le sue 12.500 azioni bruciate e l’on. Paolo Petrini, vice presidente della Camera.