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CHIARAVALLE Le educatrici del centro Arcobaleno difendono il loro lavoro

Le operatrici comunali evidenziano come i rapporti con disabili e famiglie siano ottimi: «Abbiamo sempre lavorato con umanità e professionalità»

CHIARAVALLE, 1 maggio 2020 – Le educatrici del centro Arcobaleno replicano alle critiche che sono giunte da alcuni genitori.

«Da molti anni lavoriamo al centro – dice la coordinatrice Annalisa Belegni – e abbiamo fatto tanta gavetta con grandi sacrifici. Abbiamo sempre mostrato sensibilità e attenzione verso le persone che frequentano la struttura e verso le famiglie e non è giusto gettare fango sul nostro lavoro».

Le educatrici comunali tengono a specificare che la loro opera è sempre stata svolta con impegno e dedizione.

«Non siamo state certo a casa in attesa dello stipendio in questo periodo e quando c’è stato il caos iniziale dovuto all’emergenza Covid-19 abbiamo usufruito di permessi e ferie che dovevamo anche fare da tempo. Da quando è uscito il decreto che ci riguarda e che è relativo anche ad altri educatori dei centri sociali, degli asili nidi, dell’infanzia, agli insegnanti, noi ci siamo subito messe al servizio del Comune e dell’ufficio preposto. Alcune di noi sono andate a prestare la loro opera presso la Protezione Civile facendo le nostre ore, altre hanno situazioni familiari gravi: nessuna di noi ha sperperato soldi pubblici».

Le educatrici respingono l’accusa di scarsa sensibilità verso le famiglie.

«Ci sono genitori con cui abbiamo rapporti da trent’anni perché seguiamo i loro figli da tanto tempo e ci siamo sempre interessati a loro. Ci dispiace per la situazione dei lavoratori delle cooperative che operano nel settore perché comprendiamo il loro disagio e i loro mancati introiti ma noi non ne abbiamo colpa. Attualmente lavoriamo all’interno del centro Arcobaleno per cercare di riaprire al più presto possibile nelle migliori situazioni di sicurezza per i ragazzi».

Anche a livello amministrativo ci sono da fare delle rettifiche.

«Le rette che si sono pagate ora sono quelle relative ai mesi di gennaio e febbraio perché per marzo e aprile i genitori non pagheranno nulla visto che i ragazzi non hanno frequentato il centro».

Gianluca Fenucci

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