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CINGOLI Addio al brigadiere Vincenzo Maggiore, eroe della Resistenza

Carabiniere in congedo, vi aveva partecipato come volontario del Corpo Italiano di Liberazione

CINGOLI, 8 maggio 2020Cingoli piange l’eroe della liberazione Vincenzo Maggiore. Ieri sera, 7 maggio, è deceduto il volontario del Corpo Italianoi di Liberazione dell’esercito e brigadiere dei Carabinieri, all’età di 94 anni. L’Anpi Cingoli-Apiro e l’Associazione Nazionale Carabinieri cingolana lo hanno ricordato sui propri social, sottolineandone lo spessore storico e morale.

La sua testimonianza 

Maggiore era nato a Caprarica di Lecce, in Puglia, il 17 novembre 1925. Nel 1943 si era arruolato nel Corpo Italiano di Liberazione. In una lettera di qualche anno fa per i bambini delle scuole, pubblicata ieri dall’Anpi cingolana-apirese, Vincenzo raccontava la sua esperienza nel corso della Liberazione dal nazifascismo.

«Combattevo – scriveva – con l’VIII Armata, comandata dal generale Anders; dovevamo liberare la zona dell’Adriatico. Sono partito volontario il 2 novembre e sono stato mandato in “prima linea”, in montagna, sul Monte Marrone, vicino Cassino. Li ci fu una lunga battaglia e tanti italiani, polacchi, inglesi, marocchini, indiani, vennero uccisi. I tedeschi si trovavano tra Monte Cassino e Monte Lungo. Avevano posizionato tre mitragliatrici. I nostri soldati sono stati uccisi a centinaia; io mi sono salvato per miracolo! Di cinquemila che eravamo, siamo rimasti circa mille uomini. I nostri generali, tra cui il “mio” gen. Utili, decise di non mandare più avanti i soldati, ma di occupare la posizione. I tedeschi, vedendosi attaccati da nord e da sud, piano piano hanno cominciato a ritirarsi e ad andare verso Roma, dove hanno fatto un’altra linea di sbarramento».

Vincenzo Maggiore nel 2016 (a sinistra) e appena arruolato nel dopoguerra

Non è il solo aneddoto che raccontava Vincenzo. «Un nostro reparto – continuava il brigadiere –  di 30 uomini si era appostato sul Monte Marrone, dove c’era un osservatorio che controllava le valli per vedere i movimenti delle truppe tedesche. A gruppi ci eravamo nascosti dentro buche per osservare la vallata. Ad un certo punto abbiamo visto i tedeschi che si avvicinavano. Il nostro caporale mi ha dato un biglietto da portare all’osservatorio che stava più in alto. Sono uscito fuori strisciando, ma dopo neanche venti metri l’artiglieria tedesca ha cominciato a bombardare e una bomba è caduta nella postazione dove stavo io: eravamo quattro, i tre che erano rimasti nella postazione sono saltati in aria e, quando è scoppiata la bomba, io sono svenuto, così che la Croce Rossa mi ha portato all’ospedale da campo».

Ci sono state anche battaglie nelle Marche, sull’Esino, sul Musone e a Filottrano. «Là – spiegava – sono caduti molti miei compagni. I tedeschi avevano costruito un blocco difensivo molto forte. Mentre eravamo in perlustrazione lungo il Musone, siamo entrati a controllare una casa di campagna dove c’erano delle botti. Una botte si muoveva: ci siamo avvicinati, abbiamo alzato i mitra e, all’improvviso, un tedesco è uscito fuori dalla botte. Diceva che non voleva essere ucciso, perché era sposato e aveva dei figli. Lo abbiamo fatto uscire e lo abbiamo preso come prigioniero».

Il cordoglio della famiglia e della città

Dopo la Liberazione, Vincenzo ha deciso di arruolarsi come Carabiniere, diventando brigadiere. Il lavoro lo ha portato prima nel Fermano, dove ha sposato la moglie Giuseppina Funari, scomparsa anni fa, poi a Castelfidardo ed infine a Cingoli dal 1969, dove ha deciso di stabilirsi anche dopo il congedo.

Vincenzo Maggiore (in mezzo) tra le figlie Rossella (a sinistra) ed Ilde (a destra)

Lascia le figlie Ilde e Rossella, entrambe maestre elementari e molto conosciute in città, i generi Gastone e Luciano, i nipoti Vasco, Alice, Tania e Michele. Vincenzo, nonostante la sua veneranda età, si teneva aggiornato sui fatti che accadevano nel mondo e a Cingoli.

«Amava – spiega la figlia Ilde, maestro e direttore della Corale Polifonica Cingolanaleggere il giornale, seguiva sia la cronaca locale che quella nazionale. Aveva, nella sua semplicità, una rara capacità di giudicare fatti e persone, anticipando giudizi che la storia ha poi confermato. Ha amato tanto la vita, la famiglia e la nostra nazione per cui aveva scelto di combattere. Ha servito la Patria per tanti anni. È stato un babbo e un nonno tanto affettuoso».

Qualche anno fa, nel 2016, era stato premiato dall’Anpi locale e dall’Amministrazione comunale con le “Medaglie d’onore per la Liberazione”, insieme ai partigiani Angelo Salomoni ed Alberto Verdinelli.

Vincenzo Maggiore (primo da sinistra) con i partigiani Alberto Verdinelli ed Angelo Salomoni

«Mancherà a tutta la città – spiega Erasmo Olivieri, presidente della sezione Anpi di Cingoli e Apiro – dato che era un uomo d’onore e onesto. È stato bello averlo conosciuto. I più giovani magari non lo conoscevano, ma lascia un esempio da seguire, dato che è stato al servizio dello Stato e della Costituzione nell’Arma dei Carabinieri».

Anche i colleghi Carabinieri lo ricordano con affetto.

«Il presidente – scrive Aldo Tartari, segretario dell’Assocarabinieri locale – il vicepresidente, il segretario, i consiglieri e i componenti della nostra sezione si stringono attorno alla famiglia del brigadiere Vincenzo Maggiore, Carabiniere Reale e fervente patriota. La sua presenza, buona e gentile, mancherà ai suoi amici, ai suoi conoscenti e a tutta Cingoli. Ha custodito e protetto gli ideali dell’Arma, della Patria, della Libertà, della Democrazia e della famiglia».

Giacomo Grasselli

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