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Cronaca

COTTO E MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI

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VENDESI PADELLE

Per indole sono una pacifica, giuro. Ho sempre creduto fermamente che non valga la pena incazzarsi, più che per il senso altruistico di non far del male agli altri, per il senso egoistico di non fare male a se stessi. Però ci sono volte, lo confesso, in cui vorrei fare a botte. Mi prudono le mani come ai maschi e ho solo voglia di mollare un gancio alla Bud Spencer. Adesso vi racconto una di quelle volte e poi ditemi se non ho ragione.
Dunque, sabato mattina. Esco di casa e mi godo il sole, la gente per strada e quel meraviglioso fancazzismo pre-festivo che ti mette una luce argentina nel sorriso. Sono lì con la musica in cuffia che vagabondo per il corso, leggera come un volo di gabbiani, pensieri in testa pari a quelli di un’alga marina dondolata dal bagnasciuga, quando “Gioiaaa!”…voce stridula femminile non identificata. “Gioia, sei tu??”…mi giro e metto a fuoco la sagoma di una sessantenne minuta, look testimoni di Geova alla riscossa, faccia che mi dice vagamente qualcosa ma a cui non riesco a dare un nome. Non mi serve cercare troppo nella memoria, perché la tipa mi si para davanti e mi ricorda che è la mia vicina di casa di quando andavo alle elementari (le elementari le ho smesse oltre 30 anni fa), mi dice che non sono cambiata per niente, che le fa tanto piacere rivedermi e, senza che io abbia il tempo di inarcare un sopracciglio, mi fa: “che lavoro fai-sei sposata-fidanzata-hai figli?”. Cioè, non ci prende neanche fiato. Lo dice tutto di seguito, come fosse un’unica parola: “chelavorofaiseisposatafidanzatahaifigli?”. Calzando, ovviamente, sulla questione fidanzamento e figli che è la cosa che le interessa di più. Ecco, io sono una quarantenne senza figli, ho avuto l’intelligenza di non sposarmi e neanche mia madre sa se sono fidanzata o no, tanto per far capire quanto mi piaccia raccontare i cazzi miei. Quindi quando la gente mi fa certe domande, nella mia testa passano coltelli affilati, bombe a mano, fiamme ossidriche, il sangue della prima e della seconda guerra mondiale e satana in persona.
E c’è puntualmente una frazione di secondo in cui, prima di rispondere, mi chiedo se opterò per una reazione soft oppure molto strong. Ovvero se rimarrò la persona educata e sobria che mi hanno insegnato ad essere o sbobinerò una sequela di insulti in dialetto stretto come se non ci fosse un domani. Se imbastirò una conversazione formale modello regina Elisabetta oppure se, alla Mike Tyson, strapperò a morsi l’orecchio dell’avversario per poi sputarlo lì, sul pavé della piazza. Una frazione di secondo di monacale silenzio esterno, ma di scoppiettante ebollizione interna in cui, credetemi, pur non lasciando trapelare niente, io maturo i peggiori istinti omicidi. Sì perché sono anni che mi sento fare questo genere di domande e il 99% delle volte da persone con cui non ho spartito neanche un caffè, giusto per rendere l’idea della confidenza che potrebbe invogliarmi ad aprirmi.
Quindi ora mi rivolgo a te, amabile sconosciuto che mi chiedi se sono “accoppiata” e se ho figli: ti sorge il dubbio, caro erede di Einstein, che magari dietro certe questioni apparentemente banali possano nascondersi cosucce di una certa delicatezza di cui non è propriamente opportuno parlare per la strada? e se mi fossi separata l’altro ieri e la tua curiosità mi rammentasse tristemente del cesto di lumache che ho in testa? e se avessi appena subìto un importante intervento chirurgico per traghettare il mio sesso verso l’altra sponda e figli non potessi averne? e se invece di un fidanzato ne avessi una decina ma non avessi la disinvoltura di confessartelo? Non sarebbe più sensato se fossi IO, di mia spontanea volontà, a raccontarti la mia vita privata?
Io vi garantisco che, a ‘sta gente qua, ho dato le risposte più disparate, cercando quella più efficace a troncare rapidamente la conversazione ma, ahimè, non c’è stata reazione diplomatica o ironica o seria che abbia tenuto…neanche le bugie: sì, perché, ve lo confesso, a volte ho anche mentito. Ho detto che ero sposata e avevo due figli, sperando che questa risposta “standard” avrebbe posto fine all’interrogatorio, ma è stato peggio, perché poi è partito il rosario di domande sui figli e lì s’è capito che stavo sparando delle fantasmagoriche cazzate. Addirittura ho incontrato gente che, non paga della mia cortesia nell’informare che “no, non sono sposata e non ho figli” ha avuto il coraggio di ribattere, anche con un certo disappunto, “e perché?!”. Ma come perché?? Ma che cazzo di domanda è “perché??”… è pure offensivo ‘sto “perché?!” …come a dire “cos’hai che non va?”… e te perché sei così imbecille, eh, PERCHE’??
Credetemi, non c’è MAI fine all’inquisizione di una lingua lunga e la miglior risposta, quando si ha la sfiga di subire certe domande, è solo una: LA FUGA. Inventarsi una scusa banale e defilarsi più veloci della luce. Quindi, tornando al sole, alla musica in cuffia e alla strega di cui sopra, ho sfoderato il più falso dei sorrisi, ho detto che mi scadeva il grattino del parcheggio e, tempo tre secondi, ho voltato l’angolo.
Però oggi, cari ficcanaso del circondario, io lo metto nero su bianco: la prossima volta che mi sento chiedere perché non sono sposata e cosa aspetto a fare dei figli, io NON garantisco niente. Poi non lamentatevi se tornate a casa con un occhio nero.
(Gioia Morici)

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