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Jesi

COTTO E MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI

L’AUTUNNO, L’ACCHIAPPO E LE FETTE

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Ho un assortimento di orari della palestra presi a settembre e lasciati marcire nella borsa, che, modestamente, il Louvre me fa una pippa. Potrei usarlo al posto della collezione di farfalle per rimorchiare. “Vuoi vedere dove fanno Zumba-tonic?” “ Ma cos’è, un cocktail?”. Eh, magari! La gente zumba, samba, gagga, spinna. Dice: ma perché queste sigle del cazzo? Perché “Fai ginnastica con la musica dei caraibi, ma ricordati che fuori sono 3 gradi sotto zero” pareva brutto. La palestra: un universo parallelo abitato da creature agghindate con colori improbabili che emettono versi strani e producono esalazioni ascellari di tipo umano e non. E io la sera, stanca morta dal lavoro, dovrei tornare a casa di corsa, infilarmi nel traffico bastardo mentre magari piove e fa un freddo della Madonna, e finire la giornata in uno spogliatoio di periferia tra chiappe femminili sconosciute? E, per questo bello spettacolo, pagare anche un abbonamento mensile?? Ma voi siete fuori come i gerani! Io prendo la mia copertina di pile e mi schianto sul divano col termosifone a palla. Raga’, se avete degli scompensi, fatevi curare. A me la testa ancora me funziona e se proprio volete convincermi a tradire il sofà la sera d’inverno, quanto meno offritemi uno spritz e una degna compagnia. Dice: “ammazza quanto sei pigra”. Ecco, vedi, non hai capito una cippa. La mia non è pigrizia. Perché se mi porti al Carnevale di Rio, salgo sul carro tutta nuda e ballo per tre giorni di fila in mezzo alla bolgia. Me devi spara’ pe’ famme scende dal carro! Perché quando una cosa mi piace, mi diverte, mi dà gioia, la faccio, eccome, altro che pigrizia. Ma se una cosa non mi piace (e la palestra non mi piace), perché insistete a farmela fare?? “Perché devi mantenerti in forma”. Ecco, il verbo dovere mi innesca istantaneamente un tic nervoso all’occhio destro. Io non devo proprio niente. Mantenere la forma?? Se vuole, è la forma che viene da me e mi mantiene. Se non le va, aho, amiche come prima, chi se ne frega…c’avrò un po’ de culo a sbluso. Embè?? Che sarà mai? Anzi, se proprio devo dirvela tutta, io “acchiappo” molto di più adesso con la ciccia sparsa upside down and all around che ai tempi dell’acciugheria adolescenziale. Vedi, tante volte, la ciarlona ironia della sorte?? Ho combattuto per anni contro i carboidrati e poi, quando ho preso a braccetto la carbonara, il maschio ha iniziato ad ammiccarmi lascivo. Donne, io vi do questo comandamento nuovo: FATEVELA FINITA DE FA’ LE FIGHE. È assolutamente inutile: l’uomo insegue ragioni sentimental-estetiche tutte sue. Prendi il primo appuntamento. Per fare colpo la donzella si lava con sette shampoo diversi, si fa la ceretta, indossa l’intimo che agguanta, sfoggia la camicetta nuova, si impegna in un trucco shimmer che Diego Dalla Palma “ciaone proprio”…e quando finalmente ci si incontra, cosa guarda più di tutto lui?? Gli occhi? Le gambe? Le tette? Nooo. I PIEDI. Se indossi un paio di sandali e hai il piede scoperto, gli occhi di lui cadranno lì e lì rimarranno per tutto il tempo, fidati. Una roba ‘sti piedi, gente mia, che proprio il manzo non ce capisce più niente…ci si fa i film sopra, ci va in brodo di giuggiole, gli va proprio in pappa il cervello. Quindi femmina all’ascolto, io te lo dico: se hai l’alluce valgo vatti subito a operare, perché sennò non trombi. E, mi raccomando, la scarpa. No tennis, no ballerine, no anfibi. Una robetta aggraziata come si deve, non sia mai che ti distrai, perché, sappilo: col tacco ti puntano come falchi, ma col tronchetto basso sei la brutta-copia sbiadita di Bruno Conti. Per inciso: loro, i maschi, girano con le unghie incarnite che escono dai sandali francescani comprati nel 1994 e noi dobbiamo amarli comunque, ma vabbe’…pare che in questa vita questo ci tocchi. Ecco, mentre ragiono su ‘sta cosa dei piedi, mi sta salendo un dubbio atroce: come ce le ha le estremità Angelina Jolie?? Ampo’ (vedi foto)…mica un granché ‘sti sfilatini stortignaccoli. E Marion Cotillard, l’ultimo flirt clandestino attribuito a Brad Pitt? Ah, beh, tutt’altra storia (vedi foto)! Sarà un caso?? Può darsi. Però, nel dubbio, Angelì, io una ripassatina dall’estetista ce la farei. Detto questo…beh, armiamoci di coraggio e vediamo ndo ce portano, ‘sti piedi. Occhi ben aperti, mi raccomando, perché, si sa, è un attimo fare passi falsi. La rottura tra Brad e Angelina, del resto, ci ha insegnato proprio questo: puoi essere il figo più figo di Boston e la bonazza più desiderata del pianeta, con le contro-ville sparse per i continenti e il mondo inginocchiato a un tuo cenno del capo, ma tanto un giretto a fanculo prima o poi te lo fai. Io, comunque, Brad e Angelina, la sera della rottura, me li immagino a letto tipo Sandra e Raimondo: Brad, serafico con la Gazzetta del Los Angeles in mano, il ciuffo biondo spettinato e qualche flatulenza di troppo (lui è un po’ lurido, si sa). Lei, risecca e traslucida nella sua vestagliola di chiffon color carta da zucchero, eccola lì accanto: picchietta nervosa le dita ossute sul materasso coi labbroni serrati in un ghigno indispettito. Poi, nel silenzio della stanza, Canottona strattona con forza il pigiama del marito, gli punta l’abat-jour in faccia e, con gli occhi fuori dalle orbite, gli dice glaciale: “Io e te dobbiamo parlare”. E Brad, gelato tipo merluzzo finlandese, col deretano chiuso come una lampo e il rivolo di sudore freddo che gli cala sulla fronte, ha solo tre parole che gli passano nella capoccia: “AMMÒ SO’ CAZZI”.

Uomo, che il tuo nome sia Alfonsino Scapece o Brad Pitt, solo una cosa ti resta da fare se la tua metà ti dice “Dobbiamo parlare”: FINGITI MORTO.

W IL DIVANO. VAI COL SAMBODROMO. PEDILUVIO PER TUTTI.piedepiede1

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