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Cronaca

CUPRA MONTANA FESTIVAL DEL FOLCLORE, COSÌ NOI LO INTENDIAMO

folclore1folclore2CUPRA MONTANA, 30 luglio 2016Per tre giorni, esattamente dal 29 al 31 luglio, Cupra Montana ospita la consueta rassegna internazionale del folclore. Dopo l’appuntamento in corso nella “capitale del verdicchio”, altri del genere ne seguiranno in Vallesina. Primo fra tutti “Terranostra” di Apiro.
Finora queste manifestazioni avevano soprattutto il sapore della tradizione, della festa, della scoperta di culture vicine o distanti. In un clima sereno i canti e i balli avevano solo il compito di aggregare per una serata.
Ma le recenti stragi di innocenti che nelle ultime settimane hanno ammassato dolore e lutti in diverse città del mondo, affidano al folclore un messaggio nuovo: un messaggio di fratellanza e tolleranza. I giovani che in questi giorni sono a Cupra Montana parlano lingue diverse ma sono accomunati da valori identici: la musica e la cultura.
E il risultato è stato quello che potete leggere. Due modi di raccontare il folclore, entrambi nello spirito dell’amicizia e del dialogo.
(redazione)

Tradiziò che gonfia ‘l core

Quello che ce fa più onore

è ‘a tradiziò antica

che ce l’emo drento ‘l core

u folclore edè ‘a vita

De siguru no’ edè de moda

de siguru no’ edè ‘n voga

ma edè questa ‘a realtà

‘ste colline marchisciane

nuà doemo ringrazia

ai nonni o fiòre[1] e o pà

‘Nti stu monno virtuale

docche nicosa[2] è discitale

do’ vasta preme ‘n vottò[3]

che riga da colaziò

troppe ‘olte ce scordamo

de ‘a vella tradiziò

Voli mette quantu è vellu[4]

sci a ‘n’amicu je dai ‘na mà

sci ce valli ‘n saltarellu[5]

piuttostu che sta a chattà[6]

Nualtri ancò ce credemo

vidi quanta edè  ‘a passiò

pe’ fa durà ‘sta tradiziò

Pure co’ mille difficoltà

anchi ‘st’anno stacemo[7] qua

tre serate de allegria

ve volemo regalà

perché ‘a musica, i colori,

gonfia sempre tutti i cori

(Cristiana Loccioni)

 

[1] Per fiore s’intende il grano appena macinato e di prima qualità, così si dice nel dialetto di Cupra Montana

[2] Nicosa, ossia tutto, così si dice nel dialetto di Cupra Montana

[3] Vottò, nome proprio di cosa, ossia bottone, dal dialetto di Cupra Montana

[4] Vellu, aggettivo qualificativo, ossia bello, così si dice nel dialetto di Cupra Montana

[5] Saltarellu, nome proprio di danza contadina antica, ballata sulle aie a fine raccolto

[6] Chattà, ossia scrivere messaggi o parlare attraverso un social tramite telecamera o solamente con messaggi

[7] Stacemo, voce del verbo stare, presente indicativo, terza persona plurale, forma dialettale cuprense

Barlumi di speranza

In questi giorni di buio assoluto in cui l’Europa tutta si ammanta di nero e versa sangue innocente, giorni nei quali non si riesce a trovare una risposta né una ragione ai fatti ineludibili e luttuosi che ci intristiscono e ci fanno piombare nella barbarie più becera e assoluta; in questi giorni in cui il lutto aleggia come una cappa nera sulle nostre teste ignare di cosa e di come rispondere ai perché che ci affollano la mente: perché tanto disprezzo della vita in risposta alle mille sottoscrizioni di solidarietà da parte nostra? Perché questa assurda ed arrogante risposta a far prevalere il male sul bene?

Ogni nostro gesto, ogni nostro pensiero è permeato da tantissime immagini di morte, di lutto ed ognuno si muove in questo mondo come in mezzo ad una giungla tenebrosa dove ogni ombra ed ogni anfratto nasconde un pericolo di vita, un attentato sospeso sulle nostre teste come una perniciosa spada di Damocle.

Ci si può abituare ad una vita così?

Ci guardiamo intorno smarriti in cerca di risposte, di una mano tesa ed amica ma…

Il nostro giornale non ha risposte a questi perché, si limita solamente a lanciare messaggi di pace per una convivenza serena fra popoli diversi; questa con un piccolo sforzo da parte di tutti dovrebbe essere possibile ed il piccolo sforzo consiste nel rispetto reciproco, nell’integrazione almeno esteriore.

Abituiamo i nostri bambini a non diversificarsi nell’educazione scolastica, nel modo di vestirsi, nei comportamenti; facciamoli giocare assieme e sorridere assieme tirando magari calci al pallone.

Purtroppo il nostro piccolo giornale non ha risposte ai tanti perché e deve limitarsi soltanto a lanciare messaggi di pace e favorire magari chi di questi messaggi si fa profeta come i gruppi folcloristici che hanno tanto da insegnare a tutti con il loro linguaggio semplice da capire perché fatto di gesti semplici che sono comuni a tutte le culture.

A volte certi gesti superano per intensità ed insegnamento tomi interi scritti da grandi sapienti.

Basta vedere come i ragazzi di culture profondamente diverse riescono a dialogare immediatamente superando le logiche religiose e di profitto, basta vedere come sono veri gli abbracci e gli addii che si scambiano nei loro incontri.

Diamo a questi barlumi di speranza il carburante giusto per non spegnersi, glielo dobbiamo come eredi di tante lotte e sacrifici dei nostri padri e armiamoci anche noi di cembali, tamburi e clarinetti gioiosi e andiamo a portare un po’ di gioia e di pace per le strade martoriate di questo mondo.

Evviva i gruppi folcloristici da qualsiasi latitudine arrivino e non dimentichiamoci di fare nostra la loro gioia ed il loro messaggio di pace!

Il nostro gruppo folcloristico non è antichissimo, vede i suoi natali nel 1979 anche se ha radici ben più profonde e parla alla gente con il linguaggio semplice dei contadini, dei vignaioli; ripropone i gesti ed i suoni che per secoli hanno animato i nostri campi, le nostre vigne, i nostri paesi.

Li ripropone a noi con fedeltà riuscendo a trasmetterci la passione ed il gusto di ieri quando attorno alle aie era la vita stessa a dettare i propri ritmi con il proprio linguaggio segreto e misterioso, intellegibile soltanto a pochi, agli innamorati.

([email protected])

© RIPRODUZIONE RISERVATA

foto di Cristiana Loccioni

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