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Cronaca

FABRIANO Agricom, botta e risposta tra Unci e Sindaco

Il Comune di Fabriano

La vicenda Agricom, con l’azienda agricola che torna al centro del dibattito cittadino

FABRIANO, 22 marzo 2022 – Torna ad infiammare il dibattito politico cittadino la questione Agricom.

A scendere in campo è L’Unci (Unione nazionale cooperative italiane) che, attraverso il delegato provinciale Stefano Fraboni, chiede al liquidatore nominato dall’Amministrazione di non procedere alla stesura del bando pubblico per la vendita dell’intero patrimonio agricolo.

«Il Comune di Fabriano, proprietario del 100% dell’Agricom, società partecipata – Spiega il delegato Stefano Fraboni con una nota stampa-  sta spingendo l’acceleratore sulla svendita di questo importante bene comune, palesando, ancora una volta un’ulteriore scempio contro un bene di tutti, come è appunto, l’azienda agraria. Un’Azienda che rappresenta un patrimonio della collettività Fabrianese (derivante da donazioni) che ha sempre vantato una stalla di oltre 120 capi di pura razza marchigiana in purezza unica nella provincia di Ancona e un patrimonio di quasi 250 ettari tra terreno seminativi e boschi».

«L’Agricomprosegue – è la base di ogni possibile incremento della stessa azienda Agricola , che passi attraverso un perfezionamento e miglioramento delle tecniche e delle tecnologie agrarie, zootecniche e attraverso la formazione dei soggetti che operano nel settore agroalimentare del territorio. Molteplici sono le possibilità economiche che ne potrebbero derivare, come la reintroduzione della pecora fabrianese, l’allevamento di suini al brado, miglioramento della razza marchigiana, un implemento dell’aula didattica per le scuole, l’introduzione di nuove colture e alla realizzazione di una filiera che porti all’apertura di un punto vendita dei prodotti a km 0. Si potrebbero quindi creare dei posti di lavoro e valorizzare un turismo enogastronomico con prodotti di nicchia tipici del territorio».

Con queste motivazioni il delegato Unci chiede al liquidatore di non procedere alla stesura del bando per la vendita di Agricom, ma di attendere l’ingresso della nuova amministrazione a poco meno di 90 giorni dalle elezioni.

Immediata la risposta del primo cittadino che, pungolato sull’argomento, sceglie i social per spiegare le motivazioni dell’amministrazione.

«Sono 4 anni che stiamo gestendo questa situazione che non abbiamo di certo cercato né creato noi. A monte di tutto, come abbiamo detto più volte, c’è una legge nazionale che determina quali siano le caratteristiche che una azienda debba avere per poter essere considerata una società partecipata. La Madia del 2017 entrata in vigore pochi giorni prima del nostro insediamento. In base a questa legge l’Agricom non aveva le condizioni per poter continuare ad essere annoverata tra le aziende partecipate».

«Sull’Agricom avevamo puntato molto, basta leggere il nostro programma elettorale, ma purtroppo ci siamo trovati nelle condizioni di non poter realizzare quanto avremmo voluto. Ancora una volta leggo parlare di svendita – incalza Santarelli – addirittura si parla del patrimonio agricolo segno che chi scrive non è nemmeno a conoscenza di quello che è l’iter avviato ma nonostante tutto sente il diritto di esprimersi parlando di “scempio”. Lo scempio sta proprio nel parlare senza conoscere con il solo risultato di creare confusione e innescare polemiche inesistenti. La procedura che sarà concretizzata a breve consentirà di vendere l’azienda per il suo valore reale. Ad essere venduta è l’azienda e non il patrimonio del comune. I terreni e gli immobili rimangono di proprietà del comune che incasserà dal canone di locazione circa 25 mila euro all’anno, ossia, potenzialmente 750 mila euro.  Inoltre nel bando di vendita sono inserite delle condizioni che il conduttore dovrà rispettare, indicazioni inserite nella delibera di giunta che proprio oggi abbiamo approvato».

«La gestione dell’azienda negli anni prima del nostro insediamento è stata caratterizzata da improvvisazione e totale mancanza di programmazione e di visione ma nessuno sembra essersene mai accorto. Noi sì – conclude Santarelli – ed è per questo che il nostro programma prevedeva già i progetti che ora saranno attivati con la vendita dell’azienda.  Non è importante che a farlo sia una azienda partecipata o una azienda che andrà a gestire il patrimonio pubblico. L’essenziale è che si faccia».

(Redazione)

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