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FABRIANO «Caro Francesco, grande è la nostra gioia per il tuo sacerdozio»

Momenti molto intensi ieri pomeriggio nella chiesa Cattedrale dove Monsignor Massara ha consacrato al sacerdozio don Francesco Olivieri

 

 

FABRIANO, 20 settembre 2020 – Tutta la comunità diocesana ha partecipato ieri pomeriggio nella chiesa Cattedrale di San Venanzio all’ordinazione sacerdotale di don Francesco Olivieri.

Il Vescovo Francesco Massara e i sacerdoti della Diocesi si sono stretti intorno al giovane prete che, particolarmente emozionato, ha vissuto momenti molto intensi. Il suo sogno, il suo cammino ha avuto il suo momento più alto al momento della consacrazione.

«Caro Francesco – ha detto monsignor Massara -, particolarmente significativa è in questo momento la mia emozione; perché oggi, sono resto strumento e testimone di un singolare mistero: attraverso la preghiera e l’imposizione delle mie mani un giovane della nostra Diocesi, viene consacrato per sempre sacerdote. Grande è pertanto la gioia e profondo il sentimento di gratitudine che fa da cornice alla celebrazione che ci vede raccolti nella nostra cattedrale. Nel Signore che ci raduna attorno all’altare, ci rallegriamo per il dono di un nuovo sacerdote. È infatti al Signore che va, prima di tutto, la nostra lode e il nostro ringraziamento, perché è Lui che ha piantato in questo suo figlio e nostro fratello il buon seme della vocazione sacerdotale, chiamandolo ora a seguirlo più da vicino nella sua vigna, la Chiesa. Il mio personale ringraziamento va ora, alla comunità del Seminario Regionale; che attraverso l’opera dei suoi formatori, lo ha seguito e accompagnato in questo cammino di discernimento».
Poi si è rivolto alla famiglia del giovane sacerdote: «In modo del tutto speciale, rivolgo poi, un prezioso ringraziamento anche alla sua famiglia, che con grande disponibilità e orgoglio ha donato questo figlio a Dio per il bene della Chiesa a servizio del suo popolo. Caro Francesco, la Parola di Dio appena ascoltata, fa da apripista alla nostra riflessione. Questa parabola del Vangelo diventa per noi – ma ancora di più per te in questo giorno speciale – una vera provocazione. Nel racconto degli operai chiamati a lavorare “a giornata” nella vigna è sotteso lo stile della rivelazione di Dio che diventa anche lo stile del sacerdote chiamato ad essere fedele cooperatore per la santificazione del popolo di Dio e autentico collaboratore nell’edificazione del suo Regno. La liturgia di ordinazione lo proclama con puntuale verità».
E prendendo spunto dal Vangelo, il Vescovo ha proseguito: «Gesù, in questo racconto, ci mostra prima di tutto qual è il volto di Dio. C’è un padrone instancabile, infatti, che esce fin dall’alba per cercare operai da mandare nella vigna della vita. Un padrone che ha a cuore il desiderio dei suoi operai di trovare un motivo per vivere, che vuole riempire l’attesa degli uomini e delle donne di ogni tempo; un Padre che, chiamando te, Francesco, al sacerdozio, ti sta facendo capire qual è il tuo posto nel mondo. È un padrone che esce continuamente, che non si accontenta mai. Puntualmente, ogni tre ore, si affaccia sulla piazza del mercato: prima all’alba, poi alle nove, alle 12 e ancora alle 15. A questo punto la giornata di lavoro è quasi finita. Perché uscire ancora? La giornata di lavoro termina alle 18, ma il padrone questa volta non aspetta tre ore ed esce alle 17 perché c’è ancora un’ora di lavoro che si può sfruttare. Per Dio non è mai troppo tardi per trovare un senso alla vita. Non è mai troppo tardi per convincerci che siamo utili ad amare. Il criterio della sua scelta non è mai la quantità del lavoro prodotto, ma la qualità delle nostre azioni, perché l’economia della Grazia di Dio ruota attorno alle persone e non intorno al banale profitto personale. L’interesse di Dio è la nostra felicità. Il primo compito del sacerdote, allora, è quello di accogliere l’invito – che giunge a qualsiasi ora della vita – a lavorare per instaurare una relazione con Dio e con il popolo basandosi su un rapporto regolato dalle dinamiche della relazione e non della prestazione. Se c’è la prestazione, allora applico a Dio lo schema del comportamento umano che segue la mentalità sindacale: tanto è il lavoro, tanto è la paga! Io do tanto, perciò mi aspetto tanto, anzi lo pretendo! Gli operai della prima ora si lamentano, perché sono convinti che lavorare nella vigna sia solo una fatica e non una grazia. La loro lamentela mostra che non hanno capito nulla del Vangelo di Dio: sono fedeli osservanti, ma non hanno compreso che l’obbedienza al Signore restituisce il centuplo».

Rivolgendosi poi a Francesco ha ricordato: «La chiamata a cooperare nella vigna del Signore è prima di tutto un dono; quindi, guai a considerarla un merito altrimenti la logica della risposta non sarà quella della gratuità, ma della pretesa. Se c’è la relazione, invece, il fatto stesso di lavorare nella vigna del Signore è una bella avventura, addirittura un privilegio! Se c’è una vera relazione di amicizia con il Signore Gesù, allora considero un impagabile onore lavorare nella sua vigna fin dalle prime ore della giornata. Non sono invidioso della bontà che il Signore usa verso gli altri, anzi è per me motivo di ringraziamento. L’essere chiamati è già la prima ricompensa: poter lavorare nella sua vigna, mettersi al suo servizio, collaborare alla sua opera, costituisce di per sé un premio inestimabile che ripaga da ogni fatica. In secondo luogo, è anche un padrone che rivoluziona le nostre convinzioni sulla giustizia. Saremmo infatti indotti a pensare che la giustizia sia legata al merito: dare a ciascuno ciò che gli spetta. Don Milani affermava: “non c’è maggior ingiustizia che far parti uguali tra diseguali”. La giustizia vera, quella che Gesù ci insegna, parte dal bisogno di ciascuno: essere giusti vuol dire dare a ciascuno ciò di cui ha realmente bisogno. Un denaro è la paga essenziale per vivere oggi: per questo è giusto darlo anche a chi ha lavorato solo un’ora. In questo modo, scopriamo che la parabola non intende perseguire i binari della giustizia umana, ma segnalare una logica diversa, quella di Dio. Caro Francesco, nel corso del tuo ministero, ricordati di non riportare Dio nei tuoi binari o presentarlo secondo i tuoi schemi. La logica di Dio va oltre i nostri piccoli ragionamenti, perché non si lascia mai imprigionare negli spazi angusti della nostra giustizia, basata solo sul criterio della proporzionalità».
Ha concluso Monsignor Massara: «Gli operai della prima ora si lamentano non perché la loro paga sia scarsa, ma per ciò che era toccato agli altri. Dio è oltre questo impoverito orizzonte della vita perché indica un’altra logica, quella della sproporzione. L’amore di Dio, infatti, è sempre esagerato, esuberante, sproporzionato per eccesso. Il parametro dell’agire di Dio è quello della bontà, non quello augusto del diritto e delle differenze. Non è violata la giustizia, ma la proporzionalità. Dio non è contro o senza la giustizia, ma oltre la giustizia, sempre nel segno della bontà. Dio non paga, ma regala! Infatti risponde alle contestazioni degli operai della prima ora con queste parole: “Non posso fare delle mie cose quello che voglio?”. Così, Gesù dà una stoccata al nostro modo mercantilistico di concepire l’amore. Il modo di agire del Padre è benevolo con tutti i suoi figli, anche con chi non lo merita, anche con gli ultimi arrivati. Questo stile di Dio, pienamente sintetizzato nei tratti della misericordia, deve portarti a essere l’uomo del perdono, della riconciliazione e della comunione. Caro Francesco, la tua giovane età lascia supporre che tra gli operai nella vigna del Signore, sei da annoverare tra “quelli della prima ora”. Il mio personale augurio – che è anche quello di tutta la nostra comunità ecclesiale – è che lo stile attraverso il quale ti adopererai per servire Dio e i fratelli non sia quello economico della retribuzione e del profitto, ma quello evangelico della sproporzionata gratuità. Questo stile ti impegna a vivere la vita come dono e non come peso, dedicandoti a camminare sulla via del Vangelo come missionario di giustizia e di pace, divenendo tra la gente presenza profetica, gioiosa, audace, discreta ed intelligente dell’amore di Dio. Figlio carissimo, accogliendo la vocazione a conformare la tua vita a quella di Cristo crocifisso e risorto, sei chiamato a prendere la sua stessa forma che è quella dell’Amore gratuito. Impara a spezzare il pane della sua Parola perché giunga al cuore dei fedeli e preparali con la tua testimonianza di fede a riceverlo nella Santa Eucaristia. Attraverso i sacramenti, avvicina gli altri al Signore, elargendo la sua grazia e il suo perdono. Sii sempre ricolmo di gratitudine al Signore per il dono straordinario che ti ha fatto. La gratitudine che nasce da una preghiera assidua liberi il tuo cuore dall’ansia di ricevere approvazione o complimenti. Sii forte e tenace nel difendere questo dono perché non mancheranno momenti difficili nei quali solo la fede e il legame fraterno nel presbiterio ti aiuteranno a rimanere fedele alla vocazione che hai ricevuto. Vivi in uno spirito di collaborazione e di fraterna amicizia con i laici, parte preziosissima ed essenziale del nostro servizio pastorale. Ora, nella preghiera, ci stringiamo a te perché lo Spirito Santo ti guidi ogni giorno sulla via della santità. La Vergine Santa, a cui ti raccomandiamo con amore fraterno e a cui particolarmente ci rivolgiamo, ti aiuti a trasformare in gesti di carità ed amore, la Parola di Dio che ascolterai e mediterai ogni giorno».
Adesso il giovane sacerdote continuerà i suoi studi a Roma, come già lui stesso ha anticipato (leggi l’articolo).

(d. g.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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