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FABRIANO “I diritti in tasca”, il debutto letterario di Giacomo Scortichini

«Siamo un popolo che è vissuto di promesse, spesso non mantenute, dando spazio alla nostra inclinazione verso “l’uomo dei miracoli”»

FABRIANO, 23 aprile 2020 – Debutta con “I Diritti In Tasca” edito da Capponi Editore Giacomo Scortichini, fabrianese classe 1984 laureato in Scienze Politiche presso l’Università di Macerata nel 2007, laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Camerino nel 2011.

Docente, abilitato alla professione di Avvocato con Master in “Diritto Tributario”. Presidente della sez. ANPI di Fabriano. Un libro per raccontare il percorso complesso, articolato che attraverso la partecipazione cerca di tracciare una via diversa “dall’uomo solo al comando”.

Crescita intellettuale senza dimenticare i valori di una società che dovrebbe mettere al centro di tutto i valori della Costituzione, come fase imprescindibile da seguire anche nei momenti più bui dove ogni promessa sembra essere una facile soluzione ai problemi quotidiani. Un dono, come scritto l’autore, per chi continua a credere nella giustizia e nei valori di un nuovo umanesimo.

Una Costituzione straordinaria ancora oggi, nonostante l’analisi critica fatta dall’autore nei confronti del potere economico e finanziario. Diritti che non devono rimanere in tasca quindi, ma che devono essere vivi e presenti nelle nostre realtà.

«Siamo un popolo che è vissuto di promesse, spesso non mantenute, dando spazio alla nostra inclinazione verso “l’uomo dei miracoli”; cioè a quella idea salvifica che è connaturata con un pensiero semplificato che storicamente ci appartiene. Questo non vuol dire che siamo dei creduloni, siamo solo un popolo esausto, che a volte ama sentirsi raccontare cose rassicuranti, amene narrazioni. Allora da decenni passiamo da una speranza all’altra e, purtroppo, da una delusione all’altra; il sogno resta l’ultima frontiera per continuare a sperare e pensare che domani potrà essere un giorno migliore». Spiega così Scortichini il complicato cammino di una nazione e di un popolo che spesso si rifugia nei “sogni politici” e dimentica il dettato costituzionale che dovrebbe essere al centro della dinamica dei diritti nazionali.

Ma è anche una popolazione che a livello europeo deve affrontare le storture di una politica che spesso sembra dimenticare i cittadini, preferendo sistema finanziario incapace di pensare alle popolazioni.

«Amo e comprendo questo popolo stanco, che ad una pessima realtà ha preferito la dimensione onirica. Amo la sua adattabilità ideologica, il suo migrare con grande facilità dal rigore al permissivismo, dall’accoglienza all’autarchia, dal decisionismo alla ponderatezza. Non siamo degli sciocchi, tutt’altro; noi crediamo a tutto e tutti perché in realtà non crediamo a nulla e a nessuno». Essere o stare in Europa? Con il dito puntato contro il profitto a tutti i costi e contro la visione di un uomo come mezzo e non come risorsa.

«Abbiamo quindi deciso di concederci un altro giro di giostra – osserva ancora Scortichini – Abbiamo scelto di vivere immersi in un infinito presente, dove l’esistenza perde di progettualità e dove alle pessime verità si preferiscono le seducenti menzogne. Questo disimpegno culturale è la rappresentazione di una volontà di ricercare vane rassicurazioni al di fuori della nostra capacità di auto-determinarci. Temo che non ci sia ben chiaro che la “crescita intellettuale” è la sola condizione in grado di garantirci una esistenza dignitosa».

(s.s.)

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