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JESI CERIMONIA DELLA MEMORIA PER I MARTIRI DEL XX GIUGNO

Restaurato il monumento che ricorda l’eccidio nazifascista di sette giovani avvenuto nel 1944

JESI, 27 novembre 2019 – Il restaurato monumento ai Martiri del XX Giugno, in via del Burrone, è stato al centro della cerimonia di oggi che ha riportato l’attenzione al sacrificio di quanti sono morti per la conquista della democrazia e della libertà.

Opera del professore – scultore Massimo Ippoliti (1988), il manufatto bronzeo da lui stesso rimesso a nuovo, ha accolto la deposizione di un mazzo di fiori deposto da una studentessa del Liceo Artistico Mannucci al termine del momento celebrativo coordinato dal segretario cittadino Spi Cgil, Sergio Ferreri.

Il monumento è stato rinnovato grazie al contributo erogato – unico nelle Marche – dal Ministero della Difesa al progetto di Anpi e Spi Cgil, e ricorda l’eccidio avvenuto il 20 giugno 1944 da parte dei nazifascisti che trucidarono sette giovani: Armando e Luigi Angelini, 25 e 18 anni, Francesco Cecchi e Alfredo Santinelli, entrambi di 18 anni, Mario Saveri, 23, tutti di Jesi. Quindi, due militari sbandati fuggiti dalla caserma Villarey di Ancona, per sfuggire a un bombardamento aereo: Calogero Grasceffo, di Agrigento ed Enzo Carboni, di Santa Eufemia d’Aspromonte (Rc). Durante un rastrellamento vennero presi, accusati di essere partigiani, sottoposti a tortura e quindi fucilati.

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Alla cerimonia della memoria erano presenti il vice sindaco e assessore alla cultura, Luca Butini, il presidente del Consiglio comunale, Daniele Massaccesi, i consiglieri comunali Samuele Animali, Lorenzo Fiordelmendo, Marco Giampaoletti, i due ex sindaci Aroldo Cascia e Gabriele Fava, che sotto il suo mandato amministrativo diede impulso all’iniziativa di erigere l’opera, il colonnello dei Carabinieri Nucleo tutela patrimonio artistico e già comandante della Compagnia di Jesi, Carmelo Grasso, rappresentati di Anpi e Spi Cgil, cittadini e familiari dei giovani trucidati. E le studentesse del Mannucci, Alice Angelelli, Vittoria Mattioni, Linda Casagrande e Luigia Maiello che ha ha ricordato, con una lettura, quei tragici momenti.

«Questo è uno dei luoghi dell’anima della nostra città – ha detto Butini – ed è importante conservarne il ricordo perché non si cada più in questi errori, facendo in modo che il racconto della nostra storia si perpetui nel tempo».

Il segretario provinciale Spi Cgil, Domenico Sarti, ha sottolineato come sia «necessario trasmettere alle giovani generazioni il significato di quanto è successo perché non è detto che non possa di nuovo accadere. Per questo occorre mantenere alta la memoria della Resistenza al fine di difendere le nostre conquiste di libertà e democrazia».

Eleonora Camerucci, presidente Anpi Jesi, ha auspicato che «ci siano tanti altri progetti come questo come traccia della nostra storia» e Livio Malgari, Spi Cgil nazionale, ha specificato come «questi monumenti sono sparsi per i campi, nei boschi, nelle valli d’Italia, nei luoghi del popolo: è lì che abbiamo vissuto e combattuto la nostra Resistenza».

Sulla note di Bella Ciao proposte dal Canzoniere dell’Anci un arrivederci coinvolgente e ritmato dal battito di mani.

Pino Nardella

©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

 

 

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