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JESI ECCIDIO DI VIA CANNUCCIA: RICORDATO IL SACRIFICIO DI SEI GIOVANI

Davanti al cippo commemorativo della fucilazione avvenuta il 26 aprile 1944 da parte dei nazisti

JESI, 29 aprile 2019 – Cerimonia anche quest’anno – avvenuta ieri – in memoria dell’eccidio di giovani innocenti avvenuto nelle campagne jesine il 26 aprile 1944 e ricordato con un cippo eretto all’inizio di via Cannuccia, nella estrema periferia sud della città. Decine di persone, rappresentanti  dell’Anpi, delle istituzioni, il vice sindaco di Jesi, Luca Butini, e del suo omologo di Filottrano, Giovanni Morresi, oltre ad abitanti del quartiere Minonna.
Quel cippo ricorda la barbara uccisione di giovani, a opera dei nazisti, che nulla avevano a che vedere con la cruenta lotta in atto. Il loro sacrificio è ben sintetizzato dalla piccola lapide posta ai piedi del crocefisso.
Vissero e non fecero male – si legge nell’incisione – ma il male li sfiorò e li perdette. Gloria ad essi, esecrazione ai barbari”.
In effetti quelle fucilazioni furono soltanto una dimostrazione di forza nei confronti di quanti non condividevano lo spirito di prepotenza nazifascista.
La cerimonia ha visto ancora una volta la presenza del parroco della chiesa di Sant’Antonio Abate, mons. Giuseppe Quagliani, che dopo aver recitato alcune preghiere e benedetto i presenti, ha fatto riferimento anche alla recente strage di cristiani che ha colpito lo Sri Lanka, nazione dove vivono i familiari di un suo parrocchiano la cui famiglia ha subito conseguenze.
Nuove barbarie come quelle alle quali furono sottoposti i 6 giovani ricordati alla Cannuccia. Di quella barbarie della seconda guerra mondiale e dei tanti delitti commessi da esponenti del nazifascismo ha parlato la giovanissima Raffaella Santoni dell’Anpi jesina. A rappresentare l’Anpi c’erano anche il presidente provinciale, Daniele FancelloEleonora Camerucci, presidente della sezione locale, e Andrea Mazzarini, alfiere.
«La memoria non è solo ricordo, ma anche lezione per il futuro», ha detto in sostanza Tullio Bugari dell’Arci.
Il vice sindaco di Filottrano, Morresi, ha raccontato un significativo aneddoto legato alla famiglia Carbonari, vale a dire di come uno dei fratelli, pur essendo meno giovane di un altro, si è salvato grazie alla sua statura minuta. Concludendo il suo intervento, ha ricordato che «ai giovani non servono parole, ma comportamenti».
Ha concluso il vice sindaco di Jesi, Butini, il quale ha ha esordito con una affermazione che sicuramente farà riflettere. Riferendosi ai festeggiamenti per l’anniversario della liberazione ha detto: «A distanza di tre quarti di secolo il popolo italiano non riesce ancora a condividere unitariamente gli eventi che hanno segnato la nostra storia».
Dopo l’intonazione dell’inno dei partigiani da parte di alcuni giovani, si è svolta la cerimonia in ricordo dei fratelli Cesare, Manlio e Nazzareno Carbonari, dei fratelli Luigi e Manlio Nicoletti e di Umberto Carletti.
(s.b.)

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