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JESI IL VINO NELL’ANTICA ROMA PROTAGONISTA AL MUSEO ARCHEOLOGICO (video e foto)
28 Aprile 2019
Interessante visita guidata da parte dell’archeologa Sara Capriotti e poi degustazione all’Ime: prossimo appuntamento il 2 giugno con i banchetti di età romana
JESI, 28 aprile 2019 – Si è parlato di vino al museo archeologico di Palazzo Pianetti nella visita a tema, guidata dall’archeologa Sara Capriotti che, per l’occasione, indossava le vesti di una matrona romana.
Sara Capriotti, 34 anni, è a Jesi da circa due anni grazie al progetto Adotta un museo, che interessa le zone terremotate della nostra regione e prevede il sostegno alle strutture danneggiate e al personale.
Il gruppo di visitatori che si era prenotato, una ventina, oltre che a un breve ma interessante excursus relativo alla storia della città romana di Jesi e alla provenienza dei reperti custoditi, ha potuto così essere edotto su come era consumato questo nettare degli dei dai nostri illustri antenati.
«Innanzitutto diluito con l’acqua – ha spiegato l’archeologa – e le misure erano ben precise. Era la seconda bevanda più utilizzata, dopo l’acqua stessa, ma ad essa i romani erano soliti aggiungere anche delle sostanze poco alimentari come resine, pece, cenere, gesso addirittura, per motivi di conservazione».
E poi vi era tutta la categoria dei vini speziati – secondo le epoche anche i gusti cambiavano – come il mulsum al quale si aggiungeva il miele «ma anche altre sostanze, come cannella e mirra. Ovviamente c’erano il rosso, il bianco e il rosatum dove venivano messi in infusione petali di rosa, o il violacium, con i petali di viole, o anche foglie verdi di limone. Tipologie molto diverse rispetto ai nostri gusti».
Vino che era appannaggio, comunque, delle classi agiate. Alla plebe era riservato qualcosa di simile all’aceto. E le donne?
«Per loro era proibito berlo – ha spiegato l’archeologa -. Le donne erano severamente punite se trasgredivano. Il privilegio di poter accedere al vino arriverà solo alla fine dell’età repubblicana. Livia, moglie dell’imperatore Augusto, si vantava di aver raggiunto i suoi 86 anni di età proprio grazie al vino che accompagnava i suoi pasti».
I vini che andavano per la maggiore? Senza dubbio «il Falerio, l’Albano e il Cecubo».
I partecipanti si sono poi diretti all’Ime – l’Istituto enogastronomico marchigiano – in via Federico Conti, dove li attendeva un’apposita degustazione.
Prossimo appuntamento il 2 giugno quando la visita a tema sarà dedicata ai banchetti in età romana.
Pino Nardella
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