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Cronaca

JESI FRODE INFORMATICA, DENUNCIATA UNA NIGERIANA

Il sistema ideato per frodare gli ignari operatori commerciali era quello di intercettare la loro corrispondenza telematica e, una volta clonata la relativa identità digitale, venivano inviate alcune mail con le quali si sollecitavano pagamenti di fatture con indicazioni di differenti coordinate bancarie

JESI, 7 giugno 2019 –  Nei giorni scorsi, in seguito ad una denuncia sporta in Commissariato (foto in primo piano) da un amministratore di condominio di Jesi, riguardante un’anomalia rilevata in occasione del bonifico di una somma di circa 45.000 euro in favore di una ditta ingaggiata per la lavori di ristrutturazione, gli uomini della squadra di polizia giudiziaria del Commissariato, diretti dal vice questore Mario Sica, immediatamente attivati per far luce sulla descritta “anomalia”, consistente nel fatto che la somma, benché versata, non risultava pervenuta sul conto corrente del legittimo beneficiario, hanno scoperto che in realtà l’importo era finito su un conto corrente attivo presso uno sportello bancario del trevigiano.

Il vice questore Mario Sica

Immediati contatti con l’istituto di credito hanno consentito di bloccare la transazione, che era già conclusa. Contestualmente è stata attivata la Squadra Mobile della Questura di Treviso i cui investigatori, a seguito di un’articolata attività di indagine svolta in collaborazione con gli uomini del Commissariato di Jesi, hanno denunciato in stato di libertà una cittadina nigeriana di 30 anni, O.T.A, responsabile di plurimi episodi di frode informatica aggravata dal furto di identità digitale e attuati con la tecnica del c.d. “man in the middle”.

Gli investigatori della le Squadra Mobile di Treviso, fingendosi impiegati bancari, hanno sorpreso la donna mentre cercava di consegnare alla direttrice del noto istituto di credito della documentazione contraffatta, all’evidente fine di sostenere l’apparente liceità del suo operato.

Nel primo episodio accertato, a finire nel mirino della donna sono state due imprese marchigiane, per un danno complessivo di 43.188 euro.

Nel medesimo contesto investigativo è stato accertato un secondo episodio criminoso, i soggetti commerciali coinvolti nella frode sono stati una ditta vicentina e una inglese con sede anche a Milano,  per un danno di oltre 4.000 euro.

Il sistema ideato per frodare gli ignari operatori commerciali era quello di intercettare la loro corrispondenza telematica e, una volta clonata la relativa identità digitale, venivano inviate alcune mail con le quali si sollecitavano pagamenti di fatture con indicazioni di differenti coordinate bancarie.

A quel punto, i soldi versati dagli imprenditori frodati finivano su conti correnti nazionali o esteri di soggetti compiacenti, che li prelevavano in contanti per impedirne la successiva tracciabilità.

Le indagini sono ancora in corso per l’individuazione di eventuali complici e per gli accertamenti su altre operazioni bancarie sospette riferibili all’indagata e a eventuali sodali.

La Polizia di Stato raccomanda agli operatori economici di fare attenzione a mail contenenti modifiche di coordinate bancarie, anche se apparentemente provenienti da email ufficiali di partners commerciali.

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