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Attualità

JESI GLI ATTIMI DELLA TRAGEDIA DI CORINALDO RACCONTATI DAL GIOVANE EDO

Durante l’incontro con lo storyteller, giornalista e documentarista Luca Pagliari nella sede della Fondazione Carisj

JESI, 15 dicembre 2018 – Giovedì pomeriggio, 13 dicembre, Luca Pagliari, storyteller, giornalista e documentarista, che non vedevo da … troppo tempo, ha forse raccontato una delle sue pagine di vita professionale più intensa, affrontando “a braccio” o giù di lì, un incontro, organizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, nella propria sede di Palazzo Bisaccioni, intitolato “Sono morti i nostri figli”.
Fino a quattro giorni fa Luca avrebbe parlato, come da programma, di “Storie di bullismo e cyberbullismo”, argomento di notevole e scomoda attualità, che coinvolge società e gioventù e che lo porta,  sempre più spesso, a discuterne in giro per l’Italia. Invece ha voluto affrontare la tragedia accaduta nella

discoteca di Corinaldo, vale a dire l’attualità più agghiacciante. Ha portato con se Edo, che ha strappato alla falce che si stava abbattendo sulla discoteca, alcuni suoi coetanei. Ha pensato bene di coinvolgerlo – ma solo dopo un lungo ed amichevole confronto con i suoi genitori – per fargli raccontare e testimoniare direttamente, e quindi rivivere, i ricordi di quei momenti di confusione, urla, pianti, disperazione. Edo non smette di parlare, ricordare, all’inizio timidamente poi con una naturalezza ed una lucidità incredibili.

E via via emergono, dopo lo smarrimento, i ricordi degli attimi in cui praticava il massaggio cardiaco o la respirazione bocca a bocca e con gli occhi assorbiva, nel cuore e nella mente, la tragedia che si stava svolgendo attorno a lui. Edo ha sedici anni ma è molto più maturo della sua età. Ama lo studio e la musica e, per alleggerire forse alcuni tratti del racconto/intervista, si è messo al pianoforte ed ha eseguito tre pezzi di struggente dolcezza. Era in quella discoteca con alcuni amici che, improvvisamente, non ha trovato più al suo fianco.
Non si è risparmiato, ha fatto il suo dovere, cioè cercare di ridare vita e speranza ad alcuni suoi coetanei. Quando è tornato a casa, è rimasto in silenzio poi lentamente si è sciolto ed ha raccontato tutto al padre. La sala della Fondazione ha scorso le immagini che Pagliari aveva scattato personalmente all’Istituto Bettino Padovano di Senigallia dove ha incontrato gli sguardi di centinaia di ragazzi (“colpiti a tradimento dalla vita”) ai quali ha dovuto raccontare i lati oscuri dell’esistenza.
Luca ha scritto sul suo sito: «Mi trovo lì perché la professoressa Patrizia Marasco, amica da una vita, domenica mi aveva chiesto a nome dell’Istituto di intervenire, di trovare parole sensate per affrontare questo lunedì surreale. Arriva il momento, la preside mi passa il microfono, guardo ciò che ho di fronte e scopro che sono cinquecento figli che hanno bisogno di noi. Poi il microfono scivola tra le mani della professoressa Silvia Di Nicolantonio, ha l’aria dolce Silvia e quando inizia a parlare succede quello che deve succedere. Piange Silvia, piange e racconta che sua figlia Sara, 15 anni e secondo anno di Liceo Scientifico, l’altra sera era in quella discoteca».
Pagliari dialoga per quasi due ore con Edo, coi genitori e la professoressa Silvia Di Nicolantonio intervenuta anch’essa, alla fine risponde alle domande di un pubblico che non ha mosso di un centimetro gli occhi da quelli dei due personaggi che raccontavano la storia di vite spezzate, di petali che non manderanno più il loro profumo.
«I ragazzi sono stupendi – dice Luca – uscite ed usciamo fuori dai luoghi comuni dell’erano meglio i nostri tempi con quel che segue». Insieme, tutti e due ci fanno semplicemente capire che i giovani sono meravigliosi e vanno tutelati, non giudicati sempre e comunque.
Edo è tranquillo quando ci parlo e mi racconta anche delle sue passioni musicali ma l’emozione dei forti ricordi, che scuote quegli occhi e quel viso che sta vivendo i suoi sedici anni, è sempre in agguato. «E’ adesso che dobbiamo convertire questa tragedia immane in un processo di crescita».
Un incontro che sarà difficile da dimenticare, credetemi.
Giovanni Filosa
©RIPRODUZIONE RISERVATA

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