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Cronaca

JESI I GIARDINI DELLE CARCERETTE “OSTAGGIO” DEL VECCHIO CANTIERE

tempi lunghi per i lavori alle Carcerette

Da più di un anno sono terminati i lavori all’edificio Erap eppure tra strutture in ferro, materiale vario e la grossa gru è impossibile avvicinarsi agli spazi pubblici

 

 

JESI, 11 agosto 2019  –  A distanza di oltre un anno, ai giardini Sacco e Vanzetti tutto è rimasto come un tempo: il palazzo Pianetti oggetto del recupero è ancora circondato da intelaiature da strutture in ferro; il piazzale è parzialmente occupato da materiale edilizio, la grossa gru invade ancora gli spazi verdi e l’accesso all’ascensore che dovrebbe collegare i giardini alla sottostate via Mastella è impedito.

Eppure era stato previsto una sorta di calendario operativo che partiva dal mese di aprile 2018 con il montaggio di una passerella, di un nuovo sistema di tetto attivo ed altri interventi per concludersi a fine luglio 2018 con lo smobilizzo cantiere. In altre parole a partire dal mese di agosto 2018 l’area delle ex carcerette, il giardino Sacco e Vanzetti e tutta la zona doveva ritornare ai cittadini ed ai turisti per essere goduta nella sua inimitabile bellezza.

Ma andiamo per ordine. Era il 15 aprile 2008 quando l’Ente Regionale per l’Abitazione Pubblica delle Marche, Presidio di Ancona (ERAP), lanciò il bando relativo a “Lavori di recupero di n.8 alloggi di ERAP ad uso diverso in Comune di Jesi – Palazzo Pianetti (conosciuto dagli jesini come le Carcerette)”. L’importo a base d’asta era stato stabilito in €. 1.500.703,92 e su questo costo l’impresa aggiudicataria concesse un ribasso del 24,248%. Ciò significa che l’impresa che avrebbe dovuto portare a termine i lavori avrebbe dovuto percepire complessivamente €. 1.099.509.87. Sottoscrivendo il contratto l’impresa avrebbe dovuto eseguire i lavori in 570 giorni, ma così non è stato. Ma non solo per colpa dell’impresa, anche per sopravvenuti imprevisti quali la presenza di elementi in amianto all’interno della struttura da recuperare, la mancata rimozione da parte del Comune “di materiale vario ancora depositato principalmente nei locali interrati ed in quantità minore su alcuni locali ai piani superori”, scriveva l’Erap in risposta ad una nostra denuncia sui ritardi.

E’ proprio durante questi lavori di sgomberi che fu rinvenuto l’amianto, la rimozione del quale richiese circa un mese (dal 14 gennaio al 14 febbraio del 2014). Sempre in quell’anno, ma questa volta ad aprile, il Comune di Jesi richiedeva l’aumento degli appartamenti da realizzare nelle carcerette, dagli otto iniziali si passò a 13.

Questa variante, logicamente, non fu progettata ed approvata in un batter d’occhio, ma richiese del tempo; il progetto fu così inoltrato alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e paesaggistici di Ancona il 15 dicembre del 2014. L’autorizzazione alla variante edilizia ha comportato la modifica dei progetti relativi agli impianti elettrici e a quelli termici; modifica che ha richiesto la sospensione temporanea dei lavori che ripresero il 28 gennaio 2016. A questo punto, quando i 570 giorni di lavoro previsti per la conclusione dei lavori erano ormai abbondantemente superati, arriva una nuova doccia fredda: “In seguito agli eventi sismici avvenuti il 26 e 30 ottobre 2016 – leggiamo nella cronistoria inviataci da ERAP Marche – vista anche la richiesta dell’impresa appaltatrice pervenuta in data 31.10.2016, sentito l’Arch. Emanuela Angeli, Coordinatore della sicurezza in fase esecutiva, considerato che le lavorazioni al momento consistevano nella demolizione e rifacimento degli impalcati, comportando una situazione di pericolo per eventuali nuove scosse, con l’impedimento anche per una corretta esecuzione dei lavori a regola d’arte, in data 2.11.2016, la D.L. disponeva la sospensione dei lavori”.

L’ingresso dell’ascensore

Tutti questi elementi fecero si che l’iniziale data di ultimazione lavori, prevista al 17 agosto 2014, slittasse al giorn21 settembre 2017. Anche questa data, però, si è dimostrata una semplice rappresentazione numerica perché “a seguito di formale richiesta della ditta CO.PRO.LA – leggiamo ancora sulla nota dell’ERAP – veniva concessa una proroga di gg. 180 sul tempo contrattuale portando la scadenza contrattuale al g. 20.03.2018. E non finisce qui: “In data 20.02.2018 veniva disposta la 3^ sospensione dei lavori in considerazione delle eccezionali condizioni climatiche avverse”, situazione tornata alla normalità il 15 marzo che ha fatto scivolare al 12 aprile la data definitiva. Appena quattro giorni dopo la ripresa dei lavori avvenuta, come detto, il 15 marzo 2018 , la direzione lavori “disponeva la sospensione parziale dei lavori, in considerazione della necessità di procedere alla redazione di una variante in corso d’opera dettata dall’esigenza di introdurre modifiche  ai lavori di copertura e ai locali posti al piano seminterrato.

Dopo  tutte queste argomentazioni dell’ERAP, giunte dopo la segnalazione sui ritardi nel completamento dell’opera inviata al Presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, lo stesso ente appaltante allegò alla missiva di risposta un “cronoprogramma”; in altre parole si portava a conoscenza del proseguimento dei lavori alle carcerette.

A questo punto sorge spontanea una domanda: visto che chi di dovere non è in grado di dare risposte certe al cittadino, sarebbe il caso che l’Ente pubblico, proprietario dell’area, solleciti l’Ente Regione che non è stata in grado di assicurare quell’area agli jesini, nonostante siano trascorsi 6 anni, 6 mesi e 15 giorni dall’avvenuta consegna dei lavori “disposta dal RUP con nota del 23.01.2013 prot. N° 2761.

Sedulio Brazzini

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