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Cronaca

Jesi Il gemellaggio con Treuenbrietzen del Liceo Classico

In partenza 13 studenti delle classi seconde e terze verso la città tedesca per ricordare la storia dello jesino Vittorio Verdolini, uno dei quattro soldati italiani scampati all’eccidio del campo di internamento il 23 aprile 1945

Jesi – Partono oggi, 20 aprile, alla volta di Treuenbrietzen, nel Brandeburgo, 13 studenti delle classi seconde e terze del Liceo Classico Vittorio Emanuele II, per il gemellaggio con gli alunni di una scuola tedesca che rientra nell’ambito del progetto “Accendi la memoria, 23 aprile 1945”.

L’iniziativa – nella sua XII edizione quest’anno – è stata presentata lo scorso 27 gennaio in occasione della Giornata della memoria, per ricordare la storia di Vittorio Verdolini, uno dei quattro soldati italiani scampati all’eccidio del campo di internamento per militari di Treuenbrietzen, il 23 aprile 1945. 

A parlarne Rita Verdolini, figlia di Vittorio, Giuseppe Collamati, genero di Vittorio e autore del libro: “La chiameremo Rita” e Cecilia Collamati, nipote di Vittorio Verdolini e promotrice del progetto presso il Liceo.

Presenti all’incontro, nella sede dell’istituto scolastico di Corso Matteotti, anche il dirigente Floriano Tittarelli e la docente Margherita Stronati

«Le cose più belle nascono a sorpresa – ha esordito il dirigente scolastico – . L’iniziativa è riuscita benissimo: auspicavamo di realizzare questa fase due del progetto ma non pensavamo fosse possibile».

La storia di Vittorio è una di quelle che riaffiora dopo tanto tempo, per amore del caso che, a distanza di 45 anni, restituisce una lettera al proprio destinatario.

Il 23 aprile del 1945, 133 soldati italiani internati nel campo di Treuenbrietzen, 70 km a sud di Berlino, vengono fatti marciare nel bosco, illusi di essere prossimi alla liberazione e qui fucilati a tradimento da un commando nazista. Sopravvivranno in quattro alla strage, tra cui lo jesino Vittorio Verdolini, il più gravemente ferito.

«Mio padre – racconta Rita – fu ferito a un piede e al braccio ma sopravvisse grazie ai corpi dei suoi compagni che fecero da scudo ai successivi colpi. Rimasto per una settimana nel bosco, nascondeva la testa dentro una buca per proteggersi dal fuoco che bombardava Berlino. Un giorno, stremato, decise di uscire dal bosco e lì fu tratto in salvo dagli Alleati».

A quel punto Vittorio torna a casa, nove mesi dopo nascerà la figlia Rita, alla quale fu dato, appunto, il nome della Santa degli Impossibili.

©️riproduzione riservata

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