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Cronaca

JESI Iraniano residente nelle Marche: «Da noi si convive con il terrore»

L’uccisione del generale Soleimani ha cambiato la percezione delle cose: adesso le proteste non ci sono più, c’è risentimento

JESI, 7 gennaio 2020 – Si respira da mesi un clima di terrore in Iran. Già a metà novembre le manifestazioni della popolazione erano state represse con estrema violenza dalle forze dell’ordine. A raccontare quanto accaduto e cosa sta succedendo in questi giorni nella repubblica islamica affacciata sul Golfo Persico è un iraniano residente nelle Marche che, vista la repressione, preferisce rimanere anonimo.

«Il 16 novembre scorso sono iniziate in diverse città dell’Iran manifestazioni della popolazione per chiedere un cambio alla guida del Paese – spiega –. Con il pretesto dell’aumento del prezzo della benzina, tantissima gente è scesa in strada a protestare. In quei giorni era impossibile connettersi a internet: per settimane non è stato possibile collegarsi alla rete e persino i giornalisti non hanno potuto raccontare quei giorni drammatici».

La cronaca parla di 1.500 persone uccise nel corso delle manifestazioni e di circa 7 mila finite in carcere.

«L’unica città ad essersi elevata a metropoli infernale è Teheran, dove il divario tra ricchi e poveri è enorme, ma nel resto del Paese la situazione non è certamente migliore. Le minoranze sono sempre più minacciate, la difficoltà quotidiana si sta tramutando in povertà, in maniera sempre più evidente, e in molte città nel nord e nel sud del Paese le strutture di base, come le scuole, cadono a pezzi. Proprio mentre le cose stavano sfuggendo di mano al governo iraniano sono subentrati palesemente gli Stati Uniti».

Un intervento che ha cambiato la percezione delle cose: «Adesso le proteste non ci sono più, le persone hanno la cosiddetta “paura di guerra”: c’è timore di parlare, di scrivere sui social network, tira una brutta aria, ma c’è anche risentimento. In un certo senso è come se gli iraniani avessero cambiato pelle. Non so se ci sarà una guerra, ma l’intervento degli Usa resta strategico: il loro interessamento alle vicende iraniane deriva, come sempre d’altronde, dal petrolio, presente nell’area».

L’uccisione del generale Soleimani ha diviso: «Per alcuni è stato un eroe che ci ha salvato dall’Isis (storia montata mediaticamente a dovere), per altri è un terrorista (come dimostra il suo operato). Non sappiamo neanche se sia stato ucciso veramente, certo è che per lui si organizzano imponenti “para”-funerali di Stato (con il feretro conteso a destra e a manca), mentre per migliaia di civili uccisi durante le proteste i funerali sono stati proibiti con voce solenne dal governo iraniano».

(e.d.)

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