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JESI QUANDO L’ARCHEOLOGA SI METTE I PANNI DEL VIGILE URBANO

JESI, 26 marzo 2018 – Figli e figliastri!

I lavori in piazza Pergolesi per lo spostamento del monumento secondo il progetto “riqualificazione architettonica ed urbanistica di corso Matteotti e piazza della Repubblica primo lotto e primo stralcio (piazza Pergolesi)” sta creando curiosità ma anche incomprensioni e prese di posizione di alcuni addetti ai lavori a volte incomprensibili e fuori luogo.

E’ capitato ad un cittadino questa mattina che passeggiando per Corso Matteotti e trovando uno spiraglio di visualità dentro la piazza citata al di qua della recinzione, per curiosità, rispettando tutti i divieti attualmente in essere, ha deciso di prendere la macchina fotografica e immortalare lo stato dei lavori.

Subito è stato avvicinato da una signora che si è presentata come archeologa la quale, in modo stizzito e con tono imperativo, ha intimato di non fotografare perché a suo dire era vietato.

Questo quando ci ha scritto il cittadino:mi è stato vietato di fare foto all’interno della piazza perchè sono stata avvicinata da una ragazza che si è presentata come archeologa e mi ha detto che era vietato fare foto. Mi ha visto da lontano con la macchina fotografica e mi ha appellato in questo modo. Mi chiedo che cosa c’è da nascondere sui lavori che sono pubblici e fatti con i soldi dei cittadini . Erano circa le 13″.

Restiamo basiti! Appunto: cosa c’è da nascondere? se lo domandano tutti!

Non passa giorno che sui social vengono pubblicate foto della situazione dell’area interessata, seppur recintata con tentativi di copertura totale, e la cosidetta archeologa, al cittadino curioso che stava al suo posto, non ovviamente dentro il cantiere, con quale autorità si è permessa di redarguire la ‘malcapitata’ considerato che non sta nelle sue funzioni. E se anche fosse, nessun cartello o segnalazione vieta di fare foto.

L’archeologa non deve svolgere le funzioni di vigile urbano o di controllore di quello che succede al di là delle transenne appositamente installate.

Se queste sono le premesse e se questi sono gli stati d’animo ci viene il sospetto che qualcuno vuol nascondere qualcosa.

Oppure la domanda sorge spontanea: ci vuole una qualsivoglia autorizzazione o conoscenza specifica per poter esercitare in quel posto pubblico il diritto di fotografare?

Forse il direttore del cantiere e i responsabili degli uffici tecnici comunali dovrebbero trovare una qualche soluzione oltre ovviamente al fatto che ad ognuno spetta il proprio compito. Al cittadino o al turista che passa da quelle parti non può essere limitato il diritto di osservare ed anche fotografare specialmente se da nessuna parte campeggia il divieto di poterlo fare.

 

e.s.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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