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Cronaca

JESI SCAVI DI PIAZZA COLOCCI: SONO EMERSI RESTI UMANI

JESI, 29 agosto 2017 – Gli scavi di Piazza Colocci attraggono ogni giorno di più curiosi, visitatori e cittadini che vogliono conoscere meglio la loro città, quello che i muri nascondono, che cosa si trova sotto il livello stradale.

Lo sono i cittadini di tutto il mondo, ancor di più gli jesini che sanno bene che la loro città è stata fondata prima ancora di Roma.

Ecco allora che tutto quello che era nascosto sotto la massicciata in pietra di Piazza Colocci diventa motivo di attrazione al punto tale da indurre i responsabili del Comune, quelli del cantiere e la stessa Soprintendenza archeologica ad autorizzare (caso più unico che raro) visite guidate anche durante le operazioni di scavo. Fino a quando questo durerà? Difficile stabilirlo; tutto dipende dalla disponibilità economica del Comune che per quel progetto aveva previsto una spesa di poco superiore ai 151mila euro, per l’esattezza €. 151.299,70 (a tanto ammonta l’appalto concesso dall’impresa Marco Duca di Cupramontana.

Come spesso succede quando si effettuano lavori sotterranei non si sa mai che cosa si può trovare; anni addietro, sempre sulla stessa piazza, alla profondità di un paio di metri furono trovati i corpi di una coppia risalenti ai secoli passati; scheletri che sono stati successivamente opportunamente ricoperti. Anche nel corso degli scavi attualmente in corso sono stati rinvenuti reperti antichi; alcune settimane or sono uscì fuori una moneta, nei giorni scorsi alcuni resti umani.

Un ritrovamento non certo casuale che potrebbe non essere l’ultimo, ci dicono i tecnici che controllano il cantiere.

La ragione di questa opportunità sta nel fatto che un tempo su quella piazza si trovava l’abside della chiesa di San Luca (successivamente abbattuta e sostituita con l’attuale chiesa di Sant’Agostino). Ora c’è da considerare il fatto che prima delle disposizione di Napoleone Bonaparte in materia di sepolture, questa avvenivano prevalentemente in prossimità della chiesa, anche per una ragione religiosa (si sperava che “riposando” all’ombra del campanile c’era la possibilità di avvicinarsi al Paradiso). Questa credenza, come detto, durò fino alla fine del ‘700 quando a Jesi – tra i primi comuni ad adeguarsi alla legge napoleonica – si cominciò a seppellire i morti in un unico sito, il cimitero.

Ecco giustificata la presenza di resti umani proprio in quel sito oggetto di scavi; lavori, questi, che però rischiano di essere interrotti a causa della limitatezza economica.

Le continue novità conservate nel sottosuolo stanno facendo si che il budget previsto non sia più sufficiente. Sarebbe un vero peccato perché se anche in questa parte della piazza si ripetesse lo spettacolo offerto anni addietro, quando scavando in prossimità del Palazzo della Signoria, oltre ai due corpi fu rinvenuto un pavimento in mosaico di epoca romana, la città perderebbe una bella occasione per richiamare ancor più visitatori.

La palla passa ora ai nostri amministratori cittadini.

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