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Cronaca

JESI «SEI UBRIACO, NON ENTRI IN CASA»: E LUI SFASCIA CITOFONI E CASSETTE DELLA POSTA

Il racconto di una donna che ha assistito a tutto il pericoloso trambusto nel condominio del suo palazzo, dove c’è anche un appartamento occupato da rifugiati

JESI, 29 novembre 2018 – Succede che martedì sera, intorno alle 23.30, dopo aver alzato un po’ troppo il gomito, rientra in precario equilibrio verso l’appartamento che condivideva con altri rifugiati come lui in una palazzina della città.

Questi ultimi, però, viste le sue condizioninon sarebbe la prima volta che si riduce così, in stato di ubriachezza – si rifiutano di farlo entrare. Anche perché in merito ci sono precise disposizioni della cooperativa umanitaria che si prende cura di loro. E allora accade il finimondo.

Una cassetta della posta sfasciata

Il giovane dà in escandescenze, inizia a inveire contro tutto e tutti e non pago di questo comincia anche a sfasciare cassette della posta, campanelli e citofoni del condominio usando l’ombrello come una mazza.

Agli inquilini che stavano assistendo alla scena non è rimasto altro che far intervenire i Carabinieri per cercare di mettere un freno alla situazione che era già degenerata. E la calma, almeno in quel frangente, è poi ritornata nel giro di un’ora. Visto che il protagonista della vicenda è riuscito finalmente a salire e andarsene a letto, per questa volta giocoforza accolto in casa. Come se nulla fosse accaduto.

L’alloggiamento di citofono e campanelli distrutti

Questa la storia raccontata sui social da una 40enne jesina, accompagnata da foto (quelle che pubblichiamo) le quali documentano la distruzione, una storia che non è passata inosservata, nella quale la donna scrive che «non la racconto perché c’è di mezzo uno straniero o perché ci sono stati dei danni, la racconto perché non si può vivere in casa propria con la paura. Famiglie che abitano lì da 40 anni, che hanno fatto sacrifici, e poi devono vivere nel terrore… io ho avuto una vita tranquilla fino a ora, magari lui no, ma non è la prima volta che dà di matto».

E il giorno dopo, ieri mattina, «è uscito tranquillo come se niente fosse… anzi no, ancora un pochino sbraitava. Dobbiamo aspettare che invece che con l’ombrello si presenti con un coltello? Io so solo che ho paura…».

(p.n.)

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