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Jesi “Stai zitta, ma no, non ci sto!”: Teatro Cocuje e Amnesty con l’opera di Michela Murgia

Presente anche il sindaco Lorenzo Fiordelmondo: «Il no la parola più importante, contrasta l’idea del possesso e spezza un idioma»

Jesi – È andata in scena giovedì sera, presso il Palazzo dei Convegni, la lettura del saggio di Michela Murgia “Stai zitta, ma no, non ci sto!”, ad opera di Teatrococuje in collaborazione con l’Antenna Jesi di Amnesty International

Nella “settimana del rumore” per Giulia, nei giorni convulsi che ci separano dalla cronaca nera da un lato, dalla commemorazione del 25 novembre dall’altro, si è scelto – a ragione – di parlare di diritti e di violenza di genere focalizzando l’attenzione sul nesso costituente che lega la realtà alle parole, le cose ai loro nomi. 

Per farlo, le attrici del Teatro Cocuje Alessandra Zitti, Daniela de Gregorio, Marta Pecora, Milena Gregori, Nicole Rossetti, Simona Ciroldi e Stefania Grilli hanno prestato le loro voci a quella potentissima, disobbediente, sonante oggi più che mai, di Michela Murgia

Scrittrice e attivista contemporanea scomparsa lo scorso agosto, nel mare magnum dell’eredità intellettuale che ci ha lasciato spicca un saggio, edito per Einaudi nel 2021, che svela, attraverso una raccolta di espressioni tipicamente rivolte alle donne, l’impalcatura sessista e maschilista che spesso si nasconde dietro al linguaggio. 

La parola, che è anzitutto strumento, conferisce esistenza o la nega. Se è vero che linguaggio e pensiero sono legati a doppio filo, che nominando le cose le definiamo ontologicamente, è importante comprendere che le parole non sono soltanto il frutto dei cambiamenti culturali, sono esse stesse un mezzo per agire il cambiamento. Soprattutto quando infastidisce, contraddice, denuncia, la parola rivela tutto il suo potenziale sovversivo

Scrive Michela Murgia nelle ultimissime pagine di Stai zitta, ma no, non ci sto!: «Sottovalutare i nomi delle cose è l’errore peggiore di questo nostro tempo, che vive molte tragedie, ma soprattutto vive quella semantica, che è una tragedia etica. […] Sbagliare nome vuol dire sbagliare approccio morale e non capire più la differenza tra il bene che si vorrebbe e il male che si finisce a fare». 

Ad aprire le letture intervallate dagli intermezzi musicali di Giada, Lucia e Sara Donninelli e Alessandro Sistilli, l’intervento del sindaco Lorenzo Fiordelmondo, che nel suo discorso ha ricordato l’origine storica della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, omaggiando la memoria delle sorelle Mirabal e poi di tutte le vittime di violenza di genere, fino a Giulia Cecchettin

«Amnesty dedica al tema della violenza una campagna, #iolochiedo – ha affermato la professoressa Patrizia Taglianini, in rappresentanza della sezione Jesi di Amnesty – attraverso la quale si chiede che il reato di stupro faccia riferimento al principio del consenso, laddove il nostro Codice penale definisce lo stupro solo in base all’uso della violenza, della forza o alla minaccia dell’uso della forza o della coercizione. Ma il sesso senza consenso è stupro». 

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