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LAVORO Confartigianato: il bilancio di un anno drammatico

Sistema produttivo in ginocchio nel 2020, a soffrire maggiormente i settori della moda e dei mobili, insieme ai comparti legati al turismo e alla ristorazione

ANCONA, 2 gennaio 2021 – Ci lasciamo alle spalle un 2020 drammatico per il sistema produttivo. E sappiamo bene che la ripresa economica è legata inevitabilmente a una incertezza di fondo derivante dall’andamento della pandemia. Con consapevolezza nessuna illusione, sottolinea il segretario generale di Confartigianato Marche, Giorgio Cippitelli, perché i primi mesi del 2021 saranno altrettanto difficili. Il nostro artigianato e le piccole imprese delle Marche sono state colpite pesantemente dall’emergenza Covid-19, con ingenti perdite di liquidità e di fatturato.

Giorgio Cippitelli, segretario generale di Confartigianato

A soffrire maggiormente sono i settori della moda e dei mobili, insieme ai comparti legati al turismo, alla ristorazione, agli eventi, in cui operano numerose imprese artigiane, dai fotografi alla filiera del wedding, al trasporto persone. A partire dalla crisi del 2008 le Marche hanno perso più di 8.000 imprese artigiane. In un quadro già fortemente critico si è abbattuta la pandemia che ha accentuato tutti i segni negativi: – 1.860 nuovi progetti imprenditoriali da marzo ad ottobre ( – 32,3% ) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno).

Un dato su tutti: secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi di Confartigianato le aperture di impresa in  settembre e ottobre 2020 rispetto a quelle dell’anno precedente fanno registrare alle Marche un calo del 19,1%, il peggiore di tutta Italia  ( – 4,8% nazionale), con – 267 imprese. Non dimentichiamo, ribadisce il segretario generale, che il tessuto economico marchigiano è caratterizzato da imprenditoria diffusa, su 126.403 imprese attive delle Marche ben 119.325 hanno meno di 10 addetti, il 94,4%, che danno lavoro a più della metà (il 52% a fronte di un 44,5% in Italia) degli addetti in tutte le imprese attive regionali. Praticamente 1 impresa ogni 10 abitanti, una ogni 7 se consideriamo solo le persone in età da lavoro.

Molte di queste imprese inoltre appartengono a settori orientati all’export: nelle Marche, l’export a 13, 2% nei primi nove mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno a fronte di un dato nazionale del -12,5%. Fondamentale dare nell’immediato una risposta alle esigenze drammatiche che i nostri imprenditori stanno vivendo e in prospettiva iniziare a disegnare un quadro di interventi per una rapida ripartenza una volta conclusa la fase dell’emergenza sanitaria. Le risposte devono essere forti e tempestive come mai è avvenuto sin qui sia in ambito nazionale che quello regionale. La precedente crisi si è dispiegata in un arco di tempo pluriennale mentre quella attuale con picchi negativi ancora più grandi si è concentrata in un lasso di tempo di pochi mesi fino ad arrivare a modificare l’economia globale. Le imprese hanno necessità di interventi rapidi, immediati e proporzionati alle perdite.

Il segretario rimarca gli ostacoli del sistema Paese: troppo fisco, troppa burocrazia, poco credito: tra l’altro dall’inizio del lockdown ad oggi l’infrastruttura immateriale ha dato evidenti segni di inadeguatezza rispetto ad un uso massiccio da parte di imprese e cittadini. Il credito è essenziale, nelle fasi più acute della crisi, per assicurare la necessaria liquidità alle imprese, private delle loro entrate e lo sarà nella fase successiva, per sostenerle nel percorso di ripresa.

Poi ci sono le risorse europee che devono essere spese anche per rimuovere gli ostacoli che impediscono all’Italia di crescere e per valorizzare i nostri punti di forza, vale a dire l’artigianato e le micro e piccole imprese diffuse sul territorio. La manifattura italiana è ancora la seconda in Europa e quella delle Marche artigiana la prima per incidenza in Italia. Tutto il Paese deve rispondere in modo coeso a questa sfida con proposte serie, ragionate ed efficaci.

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