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Jesi

LETTERE&OPINIONI LETTERA APERTA AI COMUNI E ALL’ASP DELL’AMBITO TERRITORIALE SOCIALE 9

JESI, 23 ottobre 2017 – Innumerevoli volte, già molto prima dell’Istituzione e avvio dell’ASP, abbiamo posto la questione delle condizioni strutturali necessarie a  garantire la progettazione e programmazione di interventi e servizi socioassistenziali, socioeducativi e sociosanitari rivolti alle persone con disabilità del nostro territorio.

Una domanda che sentiamo di dover riproporre, tenuto conto dello sviluppo dei servizi avvenuto negli anni, delle nuove funzioni che la Regione assegna agli Ambiti anche per interventi nei quali si attua un trasferimento economico a favore delle persone (vedi: “particolare gravità”, “disabilità gravissime”, vita indipendente, alunni con disabilità sensoriale) oppure per nuove progettualità (vedi, “dopo di noi”).

Se, come documenta L’ASP, sono oltre 500 i destinatari dei servizi dell’area disabilità (scuola, extrascuola, lavoro, diurni, residenzialità, ecc.) cui si aggiungono le funzioni sopra indicate, non possiamo non chiederci quale spazio possa avere la progettualità in una struttura organizzativa che sostanzialmente in termini di risorse umane, negli anni, è rimasta la stessa.

Se aggiungiamo il lento e progressivo disfacimento delle Unità multidisciplinari non pare azzardato trarre la conclusione che terminato l’impegno per gli adempimenti, gestionali e no, non rimanga tempo  per fare altro (1).

Non sappiamo se si tratta di un “fenomeno” del quale avete consapevolezza, oppure se poniamo un problema che non ritenete tale. Non sappiamo, peraltro, se l’ASP  lo ravveda e lo stia ponendo all’attenzione delle amministrazioni comunali.

Il venir meno di questa funzione è meno grave della riduzione di un servizio.

Per parte nostra si tratta di una questione di enorme importanza. Se non ci sono le condizioni per l’esercizio di una effettiva funzione programmatoria e progettuale il rischio evidente è quello di una mera gestione, con interventi e servizi ridotti ad erogazione di prestazioni. E’ quanto di più pericoloso possa accadere ad un territorio che così rischia di smettere di interrogarsi sulle migliori risposte da dare ai bisogni delle persone. Risposte che necessitano di adeguata lettura delle esigenze e dell’ascolto delle situazioni.

Dal nostro punto di osservazione ci sembra che siamo ad un punto di non ritorno. Senza il potenziamento della struttura che coordina, progetta e programma gli interventi, l“Unità operativa disabilità”, può più puntualmente essere ridenominata “Unità amministrativa disabilità”. Non sappiamo se questo potenziamento possa avvenire attraverso una riorganizzazione interna o se siano necessarie nuove risorse. Ciò di cui siamo certi è che la situazione attuale non garantisce l’essenziale funzione programmatoria.

Auspicando vivamente di poter leggere della scelta di un adeguato potenziamento di questa funzione, salutiamo cordialmente

Gruppo Solidarietà

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