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MOIE Disabilità, Grusol e Mosaico esternano le preoccupazioni delle famiglie

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Carenze nei servizi: chiesti screening periodici degli operatori e contatti anche virtuali con le famiglie

MOIE, 17 novembre 2020 – «Con la forte impennata dei contagi le famiglie stanno manifestando preoccupazione e paura anche nella fruizione dei servizi».

Questo l’incipit della lettera che nella giornata di martedì le associazioni Grusol e Mosaico, che da anni si occupano di disabilità, hanno inviato all’Asp Ambito 9, ai Comuni dell’Ambito, al direttore dell’Area Vasta e all’assessore ai servizi sociali della Regione Marche.

Fabio Ragaini

Fabio Ragaini per il Gruppo Solidarietà di Moie

Le questioni messe in evidenza riguardano i centri diurni e i servizi domiciliari.

«Non risulta che venga effettuato, come stabilito dalla dgr 600/2020, uno screening periodico con cadenza almeno mensile – si legge nella missiva -. Si chiede che venga rispettato il dettato normativo, permettendo così alle famiglie degli utenti di essere rassicurati da un monitoraggio periodico sullo stato di salute dei figli e degli operatori che vi lavorano. Servizio, questo, fruito per la maggioranza da persone adulte con disabilità complesse in carico a genitori anziani, per i quali i Centri costituiscono un’importante funzione di sostegno alla domiciliarità».

L’altro aspetto riguarda le rinunce, da parte di alcune famiglie, del servizio integrativo domiciliare già precedentemente attivato (dgr 600/2020).

«Rinunce motivate dalla paura del contagio da parte degli operatori domiciliari che contemporaneamente lavorano anche nei servizi scolastici o domiciliari (Aes, Sap, Aei) per i quali non è previsto l’obbligo di screening periodico. Operatori, in alcuni casi non cosciuti prima dalle famiglie, che non offrono dunque all’assistito e alla famiglia un riferimento certo e conosciuto, prerequisito per concretizzare una continuità educativa tra Centro e casa, nel rispetto del Progetto Educativo Individualizzato».

Per il Grusol e il Mosaico la rinuncia non deve «essere un abbandono dei nuclei familiari con figli con disabilità complesse che richiedono assistenza continuativa. Per questo auspichiamo l’attivazione di tutte le possibili forme di sostegno anche in modalità da remoto o con ausilio di strumenti di comunicazione a distanza: per ascolto, sostegno, monitoraggio della persona con disabilità e della sua famiglia e l’attivazione di percorsi educativi che garantiscano una continuità come, ad esempio, nella gestione dei comportamenti, problema che alza notevolmente il livello di stress genitoriale».

Urgente, secondo i mittenti, «definire una procedura che preveda screening cadenzati anche per gli operatori dei servizi domiciliari».

(e.d.)

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