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Cronaca

JESI BORGO MINONNA, I PREPARATIVI DEL “FOGARÒ” DELLA TRASLAZIONE

JESI, 8 dicembre 2017 – C’è attesa nella campagne e nelle periferie cittadine per la serata del 9 dicembre, vigilia della ricorrenza religiosa della Beata Vergine di Loreto; com’è tradizione da centinaia di anni il popolo ricorda la traslazione della Santa Casa abitata dalla Madonna e da suo figlio, Gesù, dalla città di Gerusalemme al colle di Loreto. Per questo evento nelle Marche ed in altre regioni del centro Italia c’è l’usanza di accendere quello che nella nostra zona tutti chiamano il “fogarò”, un falò di rami ed altro materiale naturale infiammabile  attorno al quale i fedeli della Vergine spesso recitano il Rosario (un tempo le litanie) o al più qualche preghiera.

Stando ad alcune fonti, l’origine della “Madonna del tettarello” risalirebbe  all’inizio del XVII secolo, esattamente al 1617 un frate cappuccino anconetano, padre Tommaso, stabilì che si dovevano accendere dei fuochi nei campi nella notte tra il 9 ed il 10 dicembre; tutto questo perché, secondo alcune fonti, si immaginava il passaggio della Santa Casa  sorretta dagli angeli. Per moltissimi anni la ricorrenza di questo evento faceva registrare tantissime presenze laddove religiosi o semplici laici accendevano il fuoco della memoria, poi, col passare del tempo e con l’affievolirsi delle convinzioni religiose il “fogarò” è rimasto come momento caratteristico, anche se ancora, in molti posti, rimane lo spirito del ricordo.

Oggi, come detto in apertura, il ricordo della traslazione della Santa Casa lo si può toccare con mano nelle periferie, di fronte alla chiese o in qualche piazza. Nella parrocchia di Sant’Antonio Abate di Jesi, ad esempio, la comunità di Borgo Minonna si ritrova attorno al Parroco ed al falò per recitare una preghiera e per poi condividere un momento di coesione.

(s. b.)

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