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Cronaca

MANAGER Paolo Scortichini, lo jesino ai vertici della Maserati

General counsel, parla cinque lingue, il 56enne proviene dalla Ferrari: «I clienti vogliono le nostre auto, le auto italiane, perché noi valiamo, siamo una forza di idee e genialità»

Paolo Scortichini, 56 anni, jesino, sportivo appassionato, giocatore di volley di buon livello (“ho giocato a Jesi, se ricordi, con gente in squadra come Kantor ed allenatore Velasco!”) è approdato recentemente ai vertici della Maserati.

Paolo Scortichini

Lui, da sempre un generoso, un verso gentlemen ed un curioso di tutto quello che la quotidianità gli lascia fuori della porta, è stato nominato General Counsel, ovvero, direttore Affari legali e societari, carica che ricopre nell’universo aziendale di oggi una posizione fondamentale. Se fino a qualche anno fa era uno dei consulenti legali d’azienda, oggi può essere considerato il vero e proprio manager capace di influenzare i processi decisionali, le policy gestionali e le procedure, rivestendo un ruolo di notevole responsabilità nelle scelte strategiche delle società.

Il General Counsel deve conoscere tutte le attività della realtà per cui opera, così da poterne analizzare i risvolti di spessore giuridico, e ha il compito di approfondirne le possibili problematiche, eventuali irregolarità, oltre a garantire che le attività siano svolte nei limiti imposti dalla legge, riducendo al minimo le aree di rischio”.

Lo abbiamo raggiunto nella sua sede, per scambiare con lui alcune idee sul mondo automobilistico di oggi, sulle criticità dovute alla pandemia e sulla crisi dell’auto. Lo ricordo bene quando andai a trovarlo, passando una coinvolgente e unica giornata insieme a Maranello, perché mi invitò, come responsabile dell’Ufficio legale, a visitare la Ferrari (tranne la galleria del vento…), poi in pista a Maranello, il museo, pranzammo insieme nella loro foresteria, terminammo la visita e l’intervista nel pomeriggio e proprio mentre stavo partendo per ritornarmene a Jesi, la radio mi accompagnò fino a casa raccontandomi, minuto per minuto, la tragedia delle Torri Gemelle a New York.

Ecco anche perché quell’11 settembre non potrò mai dimenticarlo. Paolo voleva seguire da grande la carriera diplomatica, è diventato avvocato e si è messo a disposizione dell’Europa e del Mondo ed è arrivato, dopo varie esperienze, a realizzare tutt’altro. Da allora, il suo mondo è quello dei motori.

«Mi sono assunto una grande responsabilità nel guidare, in tempi come questi, la Maserati. Il lavoro è duro ma ci stiamo impegnando al massimo per ottenere i frutti migliori. All’inizio ho vissuto per un po’ di tempo a Bruxelles, ero specializzato in diritto antitrust e ho imparato, viaggiando per il mondo dall’America Latina al Vietnam, come funzionano le grandi imprese da una varietà di prospettive geografiche e culturali. Ero avvantaggiato, conosco cinque lingue, facevo il lavoro che mi piaceva, e la vita mi diede una mano quando mi spalancò le porte della Comunità europea. Le cose andavano meravigliosamente, poi all’improvviso ricevetti una chiamata dalla Ferrari nel febbraio 1999, accettai il lavoro e mi trasferii a Maranello, da Londra. Dalla Ferrari alla Maserati ed ora eccomi qui, con queste nuove intriganti mansioni».

Cosa ti ha colpito appena giunto a Maranello?

«Quando ho sentito il motore della Ferrari mi sono accorto che la sostanza della mia vita era cambiata, un tono attrattivo come le sirene di Ulisse, il mondo mi si è allargato. Questa è la mia dimensione definitiva».

State lavorando in Maserati all’auto elettrica, vero?

«Sì, “sarà” proprio così. Una Maserati di cui non si sentirà più il rombo del motore! Questo cambiamento radicale che stiamo studiando, ed al quale stiamo per arrivare, ha reso, è comprensibile, molti appassionati diffidenti. Ma Maserati si evolve con l’evolversi dei tempi, il “clima” ce lo impone, dobbiamo volerci bene, per noi e per i nostri figli. Ma manterremo sempre il Dna dei nostri motori, in quel campo stiamo lavorando e siamo a buon punto sull’abbattimento delle emissioni».

Qual è il vostro mercato?

«Un mercato, come capirai, particolare, che abbia possibilità economiche all’altezza di auto come le nostre, lo so che non è bello dirlo in tempi come questi ma i nostri interlocutori privilegiati, oggi, sono gli Usa, la Cina, gli Stati Arabi. Abbiamo, in Maserati, la stessa filosofia Ferrari, anche se la Ferrari è supportata da un grande appeal, quello della Formula 1, il nostro brand, importantissimo nella storia dell’automobile, va verso un “lussopiù giornaliero ma che ci distingue ovunque. I clienti “vogliono” le nostre auto». 

Cioè?

«Vogliono le auto italiane, e noi dobbiamo smetterla una volta per tutte di essere così tanto autocritici, perché noi valiamo, siamo una forza di idee e genialità, ma diventiamo i peggiori clienti di noi stessi. Non esiste al mondo un prodotto simile al nostro, per tecnologia, glamour, e questo non solo nel settore dell’auto. Riconosciamocelo ogni tanto, che fa bene!».

Giovanni Filosa

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