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Jesi Con le note di Marta e Maria e le parole di Dante e Mugia

Nell’ambito di “Jesi e il ‘900 verso il 2050” due appuntamenti che hanno riscosso grande apprezzamento da parte del pubblico presente

Jesi – Due eventi hanno completamente coinvolto, è il caso di dirlo, il pomeriggio e la sera di sabato 28 aprile, nei locali della Fondazione Gabriele Cardinaletti, nell’ambito della mostra/evento “Jesi e il ‘900 verso il 2050”.

Tantissimi appassionati, molti giovani compresi, hanno accolto Marta Tacconi e Malgorzata Maria Bartman, rispettivamente pianista e violista, che hanno eseguito un repertorio molto impegnativo, che prevedeva “Tango per viola e pianoforte” di Astor Piazzolla,  “Preludi”, per piano solo e “Sonata per viola e pianoforte”, di Giancarlo Aquilanti.

È importante ricordare la collaborazione Aquilanti-Tacconi, che sfocerà in un concerto completo durante il Festival Pergolesi Spontini in cui sarà presente il maestro Aquilanti che vive e lavora all’Università di Stanford, California, in cui saranno eseguite opere del compositore jesino. Dedicate a Marta ed alla Città di Jesi. Poi nuovo disco e tournée…qui mi fermo per non spoilerare (anticipare…). 

Il maestro Aquilanti aveva definito questi brani composizioni profonde di significati, assai complesse, direi quasi di un appassionato spessore artistico, carichi di sonorità nuove, follie compositive ed esecutive, dense di pensieri profondi.

E così è stato, Marta Tacconi ha dapprima presentato e spiegato i vari brani e alla fine entrambe le musiciste, dopo un bis di rito, hanno avuto modo di raccontare, di fronte a un foltissimo pubblico, la potenza evocativa e di scrittura delle partiture di Aquilanti che, a ragione, può essere considerato un compositore contemporaneo, jesino per giunta, che non dimentica mai la sua città e che, soprattutto, continuamente, spaziando in diversi campi musicali, esplora nuove sonorità.

Che Marta e Maria hanno saputo trasmettere rendendo la filosofia della Fondazione palpabile: i giovani, senza nulla togliere al passato e al presente, stanno davvero rappresentando, con la professionalità dei rispettivi ruoli, il futuro. In questo caso, nel campo musicale.  

Dante Ricci e Maria Eugenia (Mugia) Bellagamba a seguire, come Compagnia teatrale Res Humanae “La Barcaccia”, hanno presentato “Non te levà da Jesi, fijo mia”, una attenta esplorazione, molto ben effettuata, fra poeti e commediografi locali, da Jacopone da Jesi (Giacomo Magagnini) a Martin Calandra (Ezio Felicetti) Lello Longhi, Nello Verdolini, Silvano Rossini, Duilio, anarchico e fondatore di giornali ogni volta che il fascismo gliene censurava uno.

Tutti personaggi che, direttamente (tranne Giacomo Magagnini) ho avuto modo di conoscere da vicino e che mi hanno fatto sempre riflettere se lo jesino sia una lingua, un dialetto o una espressione vernacolare.

Dante e Mugia sono partiti dalla fondazione di Jesi e tutte le leggende che sono, appunto, leggende. Poi le zucche di Lello Longhi, battute fulminanti, il muntobé sdoganato ormai in tutti i Paesi del mondo dalle nostre schermitrici, con l’aggiunta “il verdicchio è bono muntobé” che è quasi uno slogan in ogni Paese d’Europa e pure più in là.

Gli orefici, la corsa di San Fiorà, e la meravigliosa “La prima olta a teatro a l’Otello de Verdi”, con l’incipit  “Ste fiere de settembre, ‘n vennardì” che sarebbe piaciuto anche a Garcia Marquez.

Poi un gran finale scoppiettante, dopo i ricordi con Tonino Guerra. Ecco, “un altro giorno è andato”, e quando vedi andar via un pubblico felice e partecipe dell’intero programma, credo sia una straordinaria soddisfazione.   

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