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L’intervista L’influenza aviara? Massimo Clementi: «Bisogna prestare attenzione»

Il noto virologo auspica che non ci sia una trasmissione interumana

Massimo clementi

In America, intendendo gli Usa, l’influenza aviaria ha messo l’Organizzazione mondiale della Sanità sull’allerta. Perché? Forse dicono che il paziente infettato da una mucca potrebbe provocare, attraverso passaggi tra specie, una nuova pandemia da virus influenzale nell’uomo?

Le voci corrono, specialmente in un mondo che è uscito in modo quasi definitivo dal Covid e che non accetterebbe, non soltanto socialmente, di trovarsi ad affrontare nuove preoccupazioni e, hai visto mai?, necessità di altre vaccinazioni.

Come se non bastassero quelle che ci hanno reso le braccia come dei colabrodo, trasformandoci poi,  sempre considerando che “a ciascuno il suo post covid”, in apatici, abulici, sempre raffreddati, pieni di macchie e chi più ne ha più ne metta.

In realtà sembra di aver capito che si tratterebbe (sempre il condizionale…) di un’infezione umana ricevuta da un virus che proviene da un ambito animale.

Il professor Massimo Clementi, virologo e scienziato che da una vita ha studiato e studia i coronavirus e le loro mutazioni, dice che, in ogni caso, bisogna prestare attenzione, auspicando che non ci sia una trasmissione interumana.

Lo abbiamo sentito in merito, ecco l’intervista

 

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