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Jesi Alla Fondazione Cardinaletti con il “Concertino burro e salvia”

Tra gli appuntamenti anche quello dedicato al tema dell’antifascimo e gli interventi di Filippo Bartolucci e Rosalba Cesini

Jesi – Due appuntamenti, fra i numerosi che riserva ai visitatori di ogni età, hanno dirottato verso la Fondazione Gabriele Cardinaletti, in Corso Matteotti, pubblico che ha apprezzato quanto la Fondazione stessa aveva approntato nell’ambito della mostra “Jesi e il ‘900 verso il 2050”.

Il primo, il cui titolo era una riflessione aperta a tutti – “Cosa significa essere antifascisti negli anni duemila” – si è avvalso della presenza di due relatori che hanno affrontato il tema dell’antifascismo a Jesi e l’antifascismo e la sua ragione di vita in questi anni convulsi e confusi.

Il primo argomento l’ha toccato, con precisione storica e chiarezza che solo un giovane può avere, Filippo Bartolucci, dell’Istituto Gramsci e consigliere comunale, apprezzato e seguito con attenzione dalla platea, soprattutto al ricordo di nomi di jesini e non solo, che hanno dato la loro vita in quegli anni di odio e di vendette.

Il Canzoniere dell’Anpi, con la formazione cui da anni Leonardo Lasca ha dato vita insieme ai suoi amici di percorso, ha eseguito, con la professionalità e la passione che li contraddistingue, brani musicali che hanno segnato il passaggio da un oratore all’altro.

Fra i pezzi più applauditi, “Sette lucciole”, “Il fabbro di via Roma”, “Bella ciao”.

Il secondo argomento l’ha toccato Rosalba Cesini, presidente dell’Anpi locale da un paio di anni, dopo aver vissuto, come deputata del Pci, una lunga parentesi parlamentare, che ha soprattutto ribadito il concetto, nella sua profonda esposizione, dell’antifascismo come contrasto al fascismo e la sua decostruzione e come difesa e attuazione della Costituzione.

Il giorno successivo il “Concertino Burro e Salvia” ha riempito, anch’esso, la sala della Fondazione con uno spettacolo che ripercorre un periodo della storia musicale e quotidiana del nostro Paese, per arrivare alla musica e alle tappe che proietteranno tutti noi verso un domani diverso, da affidare, nel modo migliore possibile, così come sottolineato dal presidente Andrea Cardinaletti, ai giovani, e non solo a quanti, tanti, hanno fino a oggi lavorato per la Fondazione stessa.

La conversazione in musica, così l’hanno chiamata, era intitolata “Quando la radio, microstoria d’Italia dal 1924 al 1960” che però, poi, è sfociata nel nuovo modo di vedere, anche da parte del gruppo stesso, la vita sotto un’ottica culturale differente.

Il testo, scritto da Mauro Gozzi, racconta i cambiamenti sociali e di costume dal 1924, anno in cui si inaugurarono le trasmissioni radiofoniche, sino al film “Il sorpasso”, di Dino Risi, considerato l’emblema del boom economico.

Infine, il film di Marco Risi, figlio di Dino, “Il punto di rugiada” per la produzione Fandango e Rai Cinema.

Il gruppo compare in due importanti scene in cui suonano facendo la parte di se stessi nella villa/casa di riposo per anziani dove si svolgono alcune delle più significative sequenze del film.

Applausi e partecipazione infinita per Paolo Brugiati, voce narrante, Franco Corinaldesi, voce tenorile, Mauro Gozzi, chitarra e voce, Giuliano Pietroni al mandolino, Marco Tarantelli al contrabbasso.        

© riproduzione riservata

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