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Alluvione Ai funerali delle quattro vittime: «Il territorio va messo in sicurezza»

L’accorato appello del vescovo Francesco Manenti a Pianello di Ostra: «L’acqua è un bene prezioso, non porti morte che spegne le nostre speranze»

di Pino Nardella

Ostra, 21 settembre 2022 – Il silenzio è irreale mentre i quattro carri funebri entrano nel campo sportivo di Pianello di Ostra e vanno ad allinearsi poco distante dalla tribuna dove aveva preso posto, composta, tanta gente. E in tanti anche sul campo erboso dove è stato eretto il palco per la messa officiata dal vescovo di Senigallia, Francesco Manenti.

E’ il momento del doloroso addio, oggi, per le quattro vittime dell’alluvione che ha violentato questo territorio: Giuseppe Tisba, 65 anni e il figlio Andrea di 25, Fernando Olivi, 82enne, Diego Chiappetti, 52 anni.

Feretri portati a spalla, preceduti ognuno da una foto, sino al palco, di fronte al quale, vicini ai loro cari che non ci sono più, se non nel cuore, stanno i familiari.

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E poi i volontari, quelli accorsi da ogni dove e quelli del posto, i volontari che ci sono sempre, quando c’è da tirarsi su le maniche, Protezione Civile, Croce Rossa e Croce Verde di Ostra. E le cosiddette Autorità.

«Il turbamento che ci attanaglia – ha esordito monsignor Manenti, che ha ricordato le vittime e quanti hanno perso tutto in questa tragedia – rende faticosa anche la preghiera ma quando il dolore è condiviso lo si porta con minore fatica».

«E questo dolore avanza con forza precisa. La nostra richiesta è che finalmente sia fatta un’azione di messa in sicurezza del territorio. L’acqua è un bene prezioso, non porti morte che spegne le nostre speranze».

Al termine del rito religioso al microfono sul palco sono state ricordate le quattro vittime, e ognuno, amici, la fidanzata Emma, ha esternato il proprio commosso pensiero, i propri ricordi.

«Che Ostra risorga anche se ferita – ha detto frate Pierluigi Allegrezza, originario del posto ma ora a Carpegna – e grazie agli angeli del fango, avete dimostrato cosa significhi donare».

«Anche se nel cuore può esserci rabbia alle autortità chiedo solo la coscienza».

I feretri sono stati poi accompagnati dagli applausi di una comunità ferita ma non doma, con la volontà di ricominciare, anche se queste lacrime saranno difficili da asciugare.

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