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ANCONA Commercianti in Regione: «Non ce la facciamo più»

Accolta dall’assessorato una delegazione che ha chiesto rassicurazioni visto il momento difficile che stanno vivendo

ANCONA, 12 febbraio 2021 – Una delegazione di commercianti autonomi di tutte le province è stata accolta nei giorni scorsi dall’assessorato al commercio della Regione Marche. L’occasione, per confrontarsi sulle difficoltà che riguardano il settore del commercio di vicinato a causa della pandemia.

«Da quando siamo in questa gravissima situazione di crisi pandemica, i commercianti si sono uniti: ci siamo confrontati, tra vicini di negozio, in città, in regione e a livello nazionale. Pochi mesi fa è nato un Comitato di commercianti uniti capeggiato dalla nostra rappresentante che è Monia Petreni della Liguria che si è mossa per i commercianti di tutta Italia, dal momento che le associazioni di categoria non sono riuscite a portare nulla a casa – spiega Antonella Benedetti del negozio MyMod di via Simonetti ad Ancona -. Personalmente, ma anche altri colleghi, stiamo formando gruppi locali: siamo uniti in questo grido di dolore, siamo sotto nessun colore politico o associazione di categoria».

La Regione si è dimostrata disponibile: «Saranno messi in campo provvedimenti per aiutarci specialmente sugli stock di magazzino, ma i tempi saranno per noi lunghi, nonostante l’espresso impegno da parte della Regione di accelerarli».

Ad accogliere la delegazione, composta da Antonella Benedetti e Gregorio Abbate, Isabella Rocchetti del negozio Riviere, Emanuele Storani del Velvet di Tolentino, a Palazzo Raffaello c’erano dei collaboratori dell’assessore Mirco Carloni.

«I commercianti di vicinato, quindi i negozi di quartiere che non sono catene, si impegnano un anno prima a ordinare la merce per l’inverno successivo. In questo momento però è impossibile prevedere il futuro, e siamo bloccati: ne consegue che anche le aziende del settore sono penalizzate perché noi contribuiamo in maniera consistente agli acquisti – spiega la commerciante anconetana -. Abbiamo lavorato per niente lo scorso anno, poco questa estate, pochissimo a Natale, i saldi non stanno andando bene: adesso la gente non gira più nei negozi. I magazzini sono pieni di merce: ci siamo indebitati per pagarla ma adesso abbiamo tanto invenduto dello scorso anno e pure di quest’anno. Alla riapertura a maggio del 2020 con le catene che facevano già il 50-70%, per cui i saldi adesso non li considerano per niente, perché siamo stati perennemente in saldo. Il commerciante fa un lavoro onesto: deve pagare utenze e tasse, il commercialista, la merce».

Una situazione difficile, da qui la richiesta di aiuto alla Regione.

«Abbiamo tanto sperato in questa zona gialla ma lavoriamo ancora meno perché è coincisa con la crisi di governo: le persone temono di perdere il lavoro, c’è chi proprio non lo ha, ma sono anche cambiate le abitudini degli italiani che preferiscono spendere per aperitivi e per il divertimento. Le cose non vanno bene per il settore dell’abbigliamento, ma anche accessori, scarpe, profumerie: la gente non avendo motivo di socialità (cinema, teatri chiusi, lavori in smart working) non hanno motivo per comprare un abito fatto bene, ad esempio. Si registra un calo del fatturato del 70% e qualcuno ha già chiuso, per non parlare delle situazioni più drammatiche. Abbiamo avuto dei ristori lo scorso anno nei mesi che siamo stati “rossi” ma abbiamo perso giornate importanti di lavoro come il 24 dicembre o il 6 gennaio. Siamo in saldo dall’inizio della pandemia ma le persone comprano poco e siamo disperati: adesso arriva la merce estiva, non abbiamo soldi per i nuovi acquisti che stanno arrivando, non abbiamo avuto sgravi su affitti o tasse, su Inps o altro. Alla Regione abbiamo chiesto aiuto per affrontare i pagamenti e di avere un occhio di riguardo per i negozi di vicinato perché portiamo avanti una storia fatta di prodotti italiani e di qualità».

Eleonora Dottori

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