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ANIMALI Variante inglese del Covid in un gatto contagiato in famiglia

La presa di posizione dell’Oipa: «Il virus può colpire occasionalmente gli animali, ma solo in quanto trasmesso dall’uomo»

Il caso, primo in Italia, del gatto, maschio di 8 anni, contagiato dai suoi familiari dalla variante inglese del Sars-CoV-2 nel Novarese – tutti in via di guarigione – dimostra una volta di più che non sono gli animali a trasmettere il coronavirus, ma il contrario. Lo afferma a chiare lettere l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), che ricorda come l’Istituto superiore di sanità già abbia fatto chiarezza sulla questione lo scorso anno.

L’Iss afferma che “allo stato attuale non esistono evidenze che gli animali da compagnia svolgano un ruolo epidemiologico nella diffusione all’uomo di Sars-CoV-2. Semmai è vero il contrario. I nostri animali possono contrarre l’infezione attraverso il contatto con persone infette e sviluppare occasionalmente la malattia. Pertanto, occorre adottare misure precauzionali in casa anche per gli animali, attraverso regole generali di igiene personale, degli animali, degli ambienti e soprattutto adottando comportamenti idonei da parte di chi li accudisce”. (Leggi qui: bit.ly/3tCYZ3h).

«Il Covidricorda il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto può colpire occasionalmente gli animali, ma solo in quanto contagiati dall’uomo. Lo si è visto anche diffondersi nei mattatoi e negli allevamenti di animali da pelliccia, dove il virus è arrivato dagli operatori e dove di fatto possono riprodursi contesti simili ai cosiddetti “mercati umidi” cinesi, laddove si è originata la pandemia, contesti dove scorre il sangue e dove gli animali sono detenuti in scarse condizioni igieniche. Questa epidemia dovrebbe insegnare al mondo un maggior rispetto per la vita animale».

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