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Cgil Lavoratori migranti in provincia, il 41,2% è sotto la soglia di povertà

«Uno stipendio medio annuo lordo di 13.675 euro, il 29% in meno degli italiani, troppe disparità occorrono politiche mirate»

Ancona, 30 marzo 2023 – «Troppe disparità: servono politiche attive mirate per il lavoro. Nella maggior parte dei casi, i migranti svolgono lavori poveri e malpagati, il 41,2% è sotto la soglia di povertà. Nella provincia di Ancona, la situazione è peggiorata. Occorrono interventi immediati e risorse per colmare le differenze retributive».

E’ quanto ha dichiarato Tiziana Mosca, segretaria provinciale Cgil Ancona, commentando i dati Ires Cgil Marche che ha elaborato i dati Inps sui lavoratori migranti nella provincia di Ancona, aggiornati al 2021. Cifre illustrate nel corso del convegno dal titolo “Nowruz, la nuova stagione dell’accoglienza”, che si è svolto ad Ancona, presso la sede Cgil, presenti tra gli altri Nicola Marongiu, Cgil nazionale, il prefetto Darco Pellos, Rossella Marinucci, Cgil Marche, l’assessore comunale Emma Capogrossi, Sandra Magliulo, Unhcr.

Secondo la ricerca, i lavoratori migranti sono  29.461 nel 2021, con un aumento del 3,9% rispetto al 2020: rappresentano il 14,5% del totale dei lavoratori. Sono per lo più operai, l’87,2%, mentre solo il 7,2% è impiegato. Da sottolineare che il settore domestico, che fino a qualche anno fa segnava il boom, registra ora il maggior crollo di lavoratori migranti: dal 2012,  sono ben 1.242 in meno. Il tutto pur restando tra gli ambiti con la più elevata presenza di migranti. La retribuzione media lorda annua è di 13.675 euro e cioè ben 6.280 euro circa in meno (-29%)  rispetto a quella degli italiani.  Il 41,2% percepisce uno stipendio medio lordo annuo inferiore a 10mila euro e quindi sotto la soglia di povertà.  

«Questo contesto non esaltante va affrontato costruendo sinergie tra istituzioni, parti sociali e associazioni così da creare una rete – ha evidenziato Tiziana Mosca – e favorire interventi che consentano di definire una maggiore integrazione per migliorare le condizioni di vita generali. Il tutto partendo da esperienze e buone pratiche già esistenti». 

Infine, secondo la Cgil, «è anche necessario aumentare il numero dei centri di accoglienza ad oggi insufficienti». 

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