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Cingoli

CINGOLI Covid-19, un pezzo di Francia e Danimarca alla Croce Rossa

Raffael e Ida sono a Cingoli dal dicembre scorso. Ci hanno raccontato la situazione Covid-19 nei loro Paesi e come si sono integrati nel Comitato cingolano

CINGOLI, 8 aprile 2020 – In un’Europa che ultimamente sta iniziando a scricchiolare, a Cingoli ci sono sei ragazzi dell’Unione che stanno prestando il Servizio Volontario Europeo (SVE) e il Servizio Civile Universale presso la Croce Rossa locale, i quali hanno deciso di restare sul Balcone delle Marche e non tornare nei propri Paesi di appartenenza.

Lo SVE è promosso dal Comitato cingolano che ha aderito al progetto dell’associazione Vicolocorto di Pesaro.

Dopo aver parlato dei catalani Marc e Ainhoa, oggi raccontiamo l’esperienza del francese Raffael Boule e della danese Ida Juel Jensen, entrambi arrivati a Cingoli a inizio dicembre.

La Francia: Raffael

Raffael Boule

Il Coronavirus non ha risparmiato nemmeno la Francia, negli ultimi anni agli onori della cronaca per gli attentati terroristici di Parigi e Nizza. Sono già morte oltre 8 mila persone per via del contagio, mentre sono quasi 29 mila i ricoverati. I guariti sono quasi 16 mila, mentre i contagiati rimangono oltre 70 mila.

Raffael Boule, 22 anni, è nato a Bordeaux ma era residente a Le Porge, un piccolo comune francese a quasi 50 km dal capoluogo dell’Aquitania, nell’ovest della Francia. Si è laureato in Storia ed è un giornalista. Nel tempo libero, ama suonare la chitarra.

Non è stato l’unico francese arrivato nel Comitato cingolano: l’anno scorso, infatti, hanno vissuto a Cingoli Aurelien Rodier per 6 mesi e Meline Dè per alcune settimane.

Il giovane francese spiega il motivo per cui non è tornato dai propri cari Oltralpe.

«Non sono tornato in Francia – spiega Raffael – perché per me ora in tutto il mondo si può trovare il Coronavirus. Se fossi tornato a casa, non avrei potuto aiutare gli altri tanto quanto lo sto facendo ora. Ho firmato per un volontariato di 6 mesi, per me è importante rispettare gli impegni. Sono felice di poter vedere tutta la solidarietà che stanno mostrando gli abitanti di Cingoli, mi conferma che ho fatto bene a rimanere».

Commentando la situazione nel suo paese, Raffael è schietto.

«In Francia – continua il 22enne – siamo stati troppo rilassati con il virus. Ci sono circa 10 giorni di differenza con i provvedimenti italiani, gli effetti sono molto dannosi per il mio Paese. Molte persone, uscendo senza necessità, stanno sottovalutando il virus. Molti ospedali sono sovraffollati e il Governo ha dovuto aumentare le sanzioni per coloro che non rispettano i provvedimenti, per costringere le persone a rimanere a casa. Diverse persone hanno iniziato a preoccuparsi per me quando loro stessi hanno iniziato a rinchiudersi nelle proprie abitazioni. Hanno avuto un’Epifania in ritardo sulla pericolosità del virus. Un medico francese possiede un farmaco a base di clorochina, che sembra possa funzionare per alleviare il virus».

La Danimarca: Ida

Ida Juel Jensen

La Danimarca, invece, è stata tra le prime nazioni europee a rispondere all’emergenza Covid-19 e sta già programmando il ritorno alla normalità. Le proporzioni del contagio sono molto più ridotte, dato che i contagiati sono 4.681 e i deceduti 187, mentre i guariti sono 1.378.

Ida Juel Jensen ha 19 anni e viene da Ringkøbing, a 3 ore dalla capitale Copenhagen a ovest del Paese, vicino alle sponde del Mare del Nord. Si è appena diplomata e ha deciso subito di provare un’esperienza all’estero.

«Non sono ritornata in Danimarca – spiega – perché stare qui mi sta dando la grande possibilità di aiutare altre persone, provando e imparando sempre qualcosa di nuovo. Mi piace Cingoli e penso sia interessante sperimentare di vivere lontano da casa, in una realtà con una differente cultura. Per me questo paese è abbastanza simile a molti altri villaggi o piccoli borghi, con i suoi pro e contro. In generale, le persone qui sono carine, gentili e generose, cosa che apprezzo perché mi permette di sentirmi a mio agio».

La situazione Covid-19 in Danimarca è relativamente simile a quella italiana.

«Non ci sono – spiega Ida – tante persone infettate, ma il Governo ha trovato un accordo per provare a fermare la veloce avanzata del coronavirus. Le persone stanno trascorrendo il loro tempo nelle loro case. Gran parte della popolazione lavora da casa, dato che sono chiuse anche scuole, negozi, musei e altre attività. Penso che i danesi siano relativamente tranquilli, poiché sappiamo adattarci al cambiamento e ci divertiamo anche in questi frangenti».

I consigli ai cingolani e ai connazionali

I due ragazzi si sono integrati bene nella realtà cingolana.

«Cingoli – dice Raffael – è un piccolo borgo di campagna, conosco questo tipo di vita e lo apprezzo. Ho vissuto molto tempo in un villaggio francese, quindi ci sono abituato, conosco i vantaggi e gli svantaggi. Mi piacerebbe avere una macchina per poter godere al meglio le Marche, ma questo non è un grande problema. Apprezzo molto i cingolani: sono pazienti quando parliamo in italiano, correggono gli errori ortografici e ripetono le frasi per essere compresi. Si stanno davvero aiutando a vicenda, meritano molto rispetto».

Ida e Raffael chiudono l’intervista con un appello ai propri connazionali e agli italiani che li stanno ospitando.

«Dico a tutti, – continua Raffael – italiani e francesi, di non farsi prendere dal panico. Gli italiani stanno a casa ed ascoltano scienziati, dottori e persone qualificate. Non c’è bisogno di fare enormi scorte di cibo in questo momento, i negozi vengono riforniti e il sovraffollamento impedisce alla gente di affrontare al meglio l’emergenza».

«Secondo me – chiude Ida – sia in Danimarca che in Italia è bello vedere le persone pronte ad aiutarsi reciprocamente nelle difficoltà. Qualcuno aiuta gli altri a fare la spesa e a portare a spasso gli animali domestici, altri sono creativi e trovano nuovi modi di raggiungere le persone tramite i social network, per esempio con lo streaming in diretta, cantando e ballando. Spero che questo senso di generosità ed empatia possa rimanere anche in futuro, non solo per via della situazione attuale».

VERSIONE FRANCESE: CINGOLI, 6 avril 2020 – Dans une Europe qui a récemment commencé à craquer, à Cingoli, six jeunes venus de toute l’Europe dans le cadre du Service volontaire européen (SVE) et du service civique universelle italien à la Croix-Rouge locale, qui ont décidé de rester sur le Balcon des Marches et de ne pas retourner dans leur propre pays.  L’EVS est promu par le Comité cingolais qui a rejoint le projet de l’association Vicolocorto de Pesaro.

Après avoir parlé des Catalans Marc et Ainhoa, nous parlons aujourd’hui de l’expérience du Français Raffael Boule et de la Danoise Ida Juel Jensen, tous deux arrivés à Cingoli début décembre. Le coronavirus n’a pas épargné la France, ces dernières années, il est à la une des attentats terroristes de Paris et de Nice. Plus de 8.000 personnes sont déjà décédées de l’infection et près de 29 000 sont hospitalisées.  Les malades sont près de 16 milles, tandis que les infectés restent plus de 70 milles.

 Raffael Boule, 22 ans, est né à Bordeaux mais résidait à Le Porge, une petite ville française à près de 50 km de la capitale de l’Aquitaine, dans l’ouest de la France.  Il est diplômé en histoire et est journaliste.  Dans son temps libre, il aime jouer de la guitare. Il n’est pas le seul Français à rejoindre le Comité Cingolano: l’année dernière, en effet, Aurélien Rodier a vécu à Cingoli pendant 6 mois et Meline Dè pendant quelques semaines. Le jeune Français explique pourquoi il n’est pas retourné auprès de ses proches à travers les Alpes.  «Je ne suis pas rentré en France – explique Raffael – car, pour moi, maintenant le coronavirus se retrouve partout dans le monde.  Si j’étais rentré chez moi, je n’aurais pas pu aider les autres autant que je le fais maintenant.  Je me suis inscrit pour un volontariat de 6 mois, il est important pour moi de respecter les engagements.  Je suis heureux de voir toute la solidarité dont font preuve les habitants de Cingoli, cela confirme que j’ai eu raison de rester».

Commentant la situation dans son pays, Raffael résume simplement.  «En France – poursuit le jeune de 22 ans – nous avons été trop détendus avec le virus.  Il y a environ 10 jours de différence entre les mesures italiennes et les mesures françaises, les effets sont très néfastes pour mon pays.  Beaucoup de gens, qui sortent inutilement, sous-estiment le virus.  De nombreux hôpitaux sont surpeuplés et le gouvernement a dû augmenter les sanctions pour ceux qui ne respectent pas les mesures visant à forcer les gens à rester chez eux.  Plusieurs personnes ont commencé à s’inquiéter pour moi quand elles ont commencé à s’enfermer chez elles.  Ils ont eu une révélation tardive sur la dangerosité du virus.  Un médecin français possèderait un médicament à base de chloroquine, qui semble agir pour soulager le virus».

Le Danemark, quant à lui, a été parmi les premiers pays européens à répondre à l’urgence Covid-19, qui prévoit déjà un retour à la normale.  Les proportions de contagion sont beaucoup plus faibles, étant donné que les infectés sont 4681 et les défunts 187, tandis que les récupérés sont 1378.

Ida Juel Jensen a 19 ans et vient de Ringkøbing, à 3 heures de la capitale Copenhague à l’ouest du pays, près des rives de la mer du Nord.  Elle vient de terminer ses études au lycée et a immédiatement décidé de tenter une expérience à l’étranger.  «Je ne suis pas retournée au Danemark – explique-t-il – parce qu’être ici me donne l’opportunité d’aider d’autres personnes, toujours en essayant et en apprenant quelque chose de nouveau.  J’aime Cingoli et je pense qu’il est intéressant de vivre loin de chez moi, dans un pays avec une culture différente.  Pour moi, ce pays est assez similaire à de nombreux autres villages ou petits villages, avec ses avantages et ses inconvénients.  En général, les gens ici sont gentils, gentils et généreux, ce que j’apprécie car cela me permet de me sentir à l’aise».

La situation de Covid-19 au Danemark est relativement similaire à la situation italienne.  «Il n’y a pas beaucoup de personnes infectées – explique Ida – mais le gouvernement a trouvé un accord pour essayer d’arrêter la progression rapide du coronavirus.  Les gens passent leur temps chez eux.  Une grande partie de la population travaille à domicile, les écoles, magasins, musées et autres commerces étant également fermés.  Je pense que les Danois sont relativement calmes, car nous savons que nous nous adaptons au changement et nous nous amusons même dans ces situations».

Les deux volontaires s’intègrent bien dans la réalité cingolaise.  «Cingoli – dit Raffael – est un petit village de campagne, je connais ce type de vie et je l’apprécie.  J’ai vécu longtemps dans un village en France,donc je m’y suis habitué et j’en connais les avantages et les inconvénients.  J’aimerais avoir une voiture pour mieux profiter de la région des Marches, mais ce n’est pas un gros problème.  J’apprécie vraiment les Cingolais: ils sont patients quand on parle en italien, ils corrigent les fautes d’orthographe et répètent les phrases pour être compris.  Ils s’entraident vraiment, ils méritent beaucoup de respect».

Ida et Raffael closent  l’interview par un appel à leurs compatriotes et aux Italiens qui les accueillent.  «Je dis à tout le monde, – continue Raffael – italien et français, de ne pas paniquer.  Les Italiens restent chez eux et écoutent les scientifiques, les médecins et les personnes qualifiées.  Il n’est pas nécessaire de constituer d’énormes stocks de nourriture en ce moment, les magasins sont en train d’être réapprovisionnés et les pénuries empêchent les gens de mieux faire face à l’urgence».

 «À mon avis, – clôt Ida – tant au Danemark qu’en Italie, c’est agréable de voir des gens prêts à s’entraider en difficulté.  Certains aident les autres à faire du shopping et à emmener des animaux de compagnie pour se promener, d’autres sont créatifs et trouvent de nouvelles façons d’atteindre les gens via les réseaux sociaux, par exemple en diffusant en direct, en chantant et en dansant.  J’espère que ce sentiment de générosité et d’empathie pourra perdurer à l’avenir,  survivre à la situation actuelle».

VERSIONE DANESE: CINGOLI, 8 april 2020 – I et Europa, der for nylig er begyndt at vakle, er der i Cingoli seks unge fra EU, der udfører den europæiske frivillige tjeneste (EVS) og den almene civile service ved det lokale Røde Kors, som har besluttet at blive på balkonen og ikke vende tilbage til deres hjemlande. EVS er fremmet af det cingolanske udvalg, der samarbejder om projektet med organisationen Vicolocorto i Pesaro.

Efter at have talt om catalonierne Marc og Ainhoa, taler vi i dag om oplevelsen for franske Raffael Boule og danske Ida Juel Jensen, der begge ankom til Cingoli i begyndelsen af december.

Coronavirus har ikke engang skånet Frankrig, der i de senere år har været internationalt nyhedsstof på grund af terrorangrebene i Paris og Nice. Over 8.000 mennesker er allerede døde af infektionen, mens næsten 29.000 er indlagt på hospitalet. Næsten 16.000 er helbredte, mens antallet af inficerede forbliver over 70.000.

Raffael Boule, 22 år, blev født i Bordeaux, men har været bosiddende i Le Porge, en lille fransk by næsten 50 km fra hovedstaden i Aquitaine, i det vestlige Frankrig. Han har læst historie på universitetet og er journalist. I fritiden elsker han at spille guitar. Han er ikke den eneste franskmand, der har været en del af projektet: sidste år boede Aurelien Rodier og Meline Dè her i henholdsvis 6 måneder og et par uger.

Den unge franskmand forklarer, hvorfor han ikke er vendt tilbage til sine kære på den anden side af Alperne. «Jeg er ikke vendt tilbage til Frankrig – forklarer Raffael – for nu findes Coronavirus over hele verden. Hvis jeg var taget hjem, kunne jeg ikke have hjulpet andre så meget, som jeg gør nu. Jeg meldte mig som frivillig i 6 måneder, det er vigtigt for mig at respektere forpligtelserne. Jeg er glad for at kunne se al den solidaritet, som indbyggerne i Cingoli udviser, det bekræfter, at jeg havde ret i at blive».

Kommenterende situationen i sit land er Raffael ligefrem. «I Frankrig – fortsætter den 22-årige – har vi været for afslappede omkring virussen. Der er omkring 10 dages forskel fra de italienske foranstaltninger, virkningerne er meget skadelige for mit land. Mange mennesker går unødigt ud og undervurderer virussen. Mange hospitaler er overfyldte, og regeringen har været nødt til at øge sanktionerne for dem, der ikke overholder foranstaltningerne for at få folk til at blive hjemme. Flere er begyndt at bekymre sig om mig, efter de er begyndt at lukke sig inde i deres hjem. De har sent fået en åbenbaring om virussens farlighed. En fransk læge har haft et lægemiddel baseret på klorokin, som ser ud til at virke i forhold til at lindre virussen».

Danmark er på den anden side blandt de første europæiske lande, der reagerede på Covid-19-nødsituationen, som allerede planlægger en tilbagevenden til det normale. Omfanget af smitten er meget mindre, i betragtning af at antallet af inficerede og afdøde er henholdsvis 4681 og 187, mens 1378 personer er helbredte.

Ida Juel Jensen er 19 år gammel og kommer fra Ringkøbing, tre timer fra hovedstaden København og i den vestlige del af landet, tæt ved Nordsøen. Hun har lige afsluttet gymnasiet og besluttede straks at prøve en oplevelse i udlandet. «Jeg rejste ikke tilbage til Danmark – forklarer hun – fordi det at være her giver mig bedre mulighed for at hjælpe andre mennesker, ved fortsat at prøve samt lære noget nyt. Jeg kan godt lide Cingoli, og jeg synes, det er interessant at prøve at bo langt hjemmefra, i et land med en anden kultur. For mig minder Cingoli ret meget om mange andre landsbyer eller små byer med sine fordele og ulemper. Generelt er folk her venlige og generøse, hvilket jeg værdsætter, fordi det giver mig mulighed for at føle mig godt tilpas.

Covid-19-situationen i Danmark er relativt tilsvarende den italienske. «Der er ikke – forklarer Ida – mange mennesker inficeret, men regeringen har fundet enighed om at forsøge at stoppe den hurtige fremgang af coronavirus. Folk bruger deres tid i deres hjem. En stor del af befolkningen arbejder hjemmefra, da skoler, butikker, museer og andre institutioner også er lukkede. Jeg synes, at danskerne er relativt rolige, eftersom vi tilpasser os forandringerne og har det sjovt selv i disse situationer». De to unge integrerede sig godt i den cingolanske virkelighed. «Cingoli – siger Raffael – er en lille landsby, jeg kender denne type liv, og jeg værdsætter den. Jeg har længe boet i en fransk landsby, så jeg er vant til det, og jeg kender fordelene og ulemperne. Jeg vil gerne have en bil for bedre at kunne nyde Marche, men dette er ikke et stort problem. Jeg værdsætter virkelig cingolanerne: De er tålmodige, når vi taler italiensk, de retter stavefejl og gentager de sætninger, der skal forstås. De hjælper virkelig hinanden, de fortjener en masse respekt».

Ida og Raffael afslutter interviewet med en appel til deres landsmænd og til italienerne, der er vært for dem. «Jeg siger til alle, – fortsætter Raffael – italienske og franske, I skal ikke gå i panik. Italienerne bliver hjemme og lytter til forskere, læger og kvalificerede personer. Der er i øjeblikket ikke behov for at opbygge enorme lagre med mad, butikkerne genopfyldes, og trængslen forhindrer folk i at imødegå nødsituationen bedre».

«Efter min mening – afslutter Ida – er det både i Danmark og i Italien dejligt at se folk være klar til at hjælpe hinanden i en vanskelig tid. Nogle hjælper andre med at købe ind og går tur med deres kæledyr, andre er kreative og finder nye måder at nå ud til folk via sociale netværk, for eksempel ved hjælp af livestreaming, sang og dans. Jeg håber, at denne følelse af generøsitet og empati fortsat vil kunne findes i fremtiden, ikke kun nu på grund af den aktuelle situation».

Giacomo Grasselli

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