Cingoli Il Liceo Leopardi incontra lo scrittore Gholam Najafi

Fuggito dalla guerra sotto un camion, ha raccontato agli studenti la sua esperienza di vita e parlato dei suoi libri

Cingoli, 29 maggio 2022 – Una mattinata densa di emozioni quella che hanno trascorso gli studenti delle classi prime dell’indirizzo scienze umane e linguistico del Liceo Leopardi, insieme allo scrittore Gholam Najafi.

Nato in Afghanistan, Gholam ha trascorso l’infanzia lavorando come pastore e contadino, poi, dopo la morte del padre, all’età di dieci anni, è fuggito dal suo Paese d’origine verso il Pakistan, l’Iran, la Turchia, la Grecia e infine l’Europa.

Dal 2006 risiede in Italia, a Venezia, con la sua famiglia adottiva, si è laureato in soli due anni in lingua, cultura e società dell’Asia e dell’Africa mediterranea e si è specializzato in lingua, economie e istituzioni dell’Asia e dell’Africa mediterranea all’Università Ca’ Foscari. 

Attualmente collabora con il progetto “Hera” nel contesto della migrazione, presso l’Università di Padova e si dedica a scrivere racconti e poesie sulla situazione afghana.

Quando Gholam è entrato in classe e ha iniziato a raccontare della sua vita, immediatamente i ragazzi si sono resi conto che sarebbe stata una storia speciale.

La freschezza delle parole di chi  ha visto troppi orrori nella sua vita, e il linguaggio semplice, ma potente sono immediatamente entrati nell’anima di chi lo stava ascoltando.

Nel suo ultimo libro “Tra due famiglie” Gholam racconta della sua famiglia italiana che lo ha accolto, fatto studiare e laureare.

Venuto via dalla guerra, ha viaggiato nascosto agli sguardi di tutti: è arrivato in Italia sotto un camion, «come un verme solitario», tre giorni aggrappato sotto un telaio, patendo i morsi della fame e della sete, placata bevendo acqua piovana, e ha trovato una nuova famiglia una professoressa di lettere che lo ha fatto appassionare alla scrittura e alla letteratura.

Gli studenti, che avevano letto il libro, hanno riempito di domande lo scrittore, interessati soprattutto da come il giovane Gholam abbia potuto superare il suo drammatico strappo dalla sua terra natia e dalla sua famiglia. 

Dal suo racconto è emerso che prima di dedicarsi alla scrittura c’è stata tanta sofferenza e tanta solitudine. Ora i libri sono principalmente la sua casa, sono infatti le sole “sicurezze permanenti”.

Quando uno studente gli ha chiesto di fare un bilancio della sua vita e di raccontare i suoi progetti per il futuro, ha risposto che mai avrebbe pensato di diventare uno scrittore e di essere quello che è ora e che tra i suoi progetti c’è quello di costruire una scuola in Afghanistan dove i bambini possano imparare anche l’inglese e l’arte.

Gholam ha trascinato tutti oltre il tempo e lo spazio, nel suo Afghanistan, descrivendo i molteplici aspetti della sua esistenza: la partenza, all’età di dieci anni, dal suo luogo d’origine, il viaggio attraverso mondi sconosciuti e ignorati fino a quel momento, i luoghi di detenzione dei migranti, rappresentazione dell’inferno sulla terra e della malvagità dell’uomo, l’arrivo a Venezia e la sua vita in Italia.

Ha spiegato agli studenti quanto sia importante il ruolo dell’istruzione: essere analfabeta, come è capitato a lui, significa vivere isolato, non capire la propria realtà. Così in Italia appena gli venne offerta la possibilità, è andato a scuola per imparare ed essere protagonista della sua vita.

La sua storia piena di traumi, gli stessi di tante, troppe storie come la sua, altri che come lui hanno dovuto lasciare la propria casa per evitare la morte, la persecuzione, le atrocità di una guerra senza ragione e senza fine, è stata per gli studenti una lezione di vita e sicuramente un momento che non dimenticheranno mai.

«In me ci sono due Gholam, uno che va alla ricerca della sua origine, della sua infanzia e il secondo, che invece, vive per la sua nuova mamma, la famiglia Rossetto-Fusaro che mi sostiene su tutto, nella scrittura e nella ricerca delle mie origini». 

«Non abbiamo scelto di partire, abbiamo dovuto».