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CINGOLI Lorella e il calvario Covid, rientro a casa dopo 82 giorni

L’autista soccorritrice del 118 di Cingoli è guarita dal virus, dopo essere stata contagiata il 7 marzo scorso: la gioia al suo ritorno a Troviggiano

CINGOLI, 28 maggio 2020Dopo 82 giorni con il Covid-19 a Torrette di Ancona, l’autista soccorritrice cingolana Lorella Luzi è finalmente guarita ed è tornata a Troviggiano dalla sua famiglia.

L’operatrice sanitaria del 118 di Cingoli (foto in primo piano insieme alle colleghe), infatti, ha rimesso piede nella propria abitazione di via Carducci a Troviggiano dopo un vero e proprio “calvario” per gli ospedali della nostra regione.

È stata accolta a sorpresa dai vicini, dai parenti e da una rappresentanza di colleghi dell’ospedale di Cingoli, con striscioni in bella vista a celebrazione del lieto evento.

L’incubo Covid-19

Lorella Luzi

Lorella ha lavorato come autista soccorritrice e poi in portieria al 118 del “Balcone delle Marche”. A inizio marzo, con i primi focolai del virus, si è rivolta all’ospedale cingolano per via di una presunta polmonite.

«Il 7 marzo la mia “squadra”– spiega – mi ha preso e mi ha portata al pronto soccorso del “Carlo Urbani” di Jesi, grazie soprattutto all’intervento del dottor Enache, che non finirò mai di ringraziare. Presso la struttura jesina ho fatto il percorso Covid e il giorno dopo sono venuta a conoscenza di essere positiva al virus». Ironia della sorte, la notizia le è arrivata l’8 marzo, giorno della Festa della Donna. 

Dato l’aggravarsi delle sue condizioni, Lorella è stata trasferita lunedì 9 marzo all’ospedale regionale di Torrette di Ancona, nel reparto di malattie infettive.

«Nella tarda serata di quello stesso giorno – racconta l’infermiera – sono stata intubata. Sono stata mandata nel reparto di rianimazione in coma farmacologico per oltre un mese, è stata un’esperienza lunghissima e molto difficile. Una volta che mi hanno risvegliato, sono passata nel reparto Covid 3A. Da metà maggio sono stata trasferita in pneumologia. Ieri, 27 maggio, sono tornata a casa dopo 82 giorni, più di due mesi e mezzo».

Non è stato facile affrontare questa malattia per la soccorritrice di Troviggiano.

«Devo ancora metabolizzare bene. Solo negli ultimi dieci giorni ho visto in faccia i volti delle persone, perché per un mese ho “dormito” in coma farmacologico, in un altro mese ho sempre visto il personale bardato, con tute e mascherine, vedevo solo i loro occhi. Solo in quest’ultima settimana mi sono resa conto di essere tornata alla “normalità”, quello che vivevo per me era tutto anormale, mi sembrava di essere in un film di fantascienza».

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Lorella Luzi con la figlia Jessica all’uscita dell’ospedale di Torrette

Il rientro a casa

 

Ieri ha abbracciato sua figlia Jessica all’uscita dall’ospedale di Torrette e ad attenderla a casa non c’erano solo i suoi familiari in via Carducci a Troviggiano, ma anche i colleghi dell’ospedale di Cingoli, tutti i parenti e tutto il vicinato, che l’hanno accolta persino con striscioni di benvenuto.

«È stato un momento emozionante, – commenta Lorella –, bellissimo e inaspettato, perché non me lo aspettavo. C’erano i miei colleghi di lavoro, che rappresentavano anche quelli assenti, insieme a gran parte della mia famiglia e dei miei vicini di casa. Ho ricevuto tanto affetto da tutti, non solo in presenza, ma anche tramite telefonate e messaggi sui social ho sentito tanta vicinanza. Ora mi aspetta un periodo di convalescenza. Ringrazio tutti i medici e tutti gli operatori sanitari che mi hanno avuto in cura, dalla rianimazione, dal reparto malattie infettive e dalla pneumologia di Torrette, al pronto soccorso di Jesi e al 118 di Cingoli».

La soccorritrice cingolana dedica un commosso momento alle persone che non ci sono più a causa del coronavirus.

«Il mio ultimo pensiero a fine giornata è stato rivolto a tutti coloro che non ce l’hanno fatta. Mi è venuto un po’ il “magone”, ho pensato che avevo festeggiato tanto, quando invece tante altre persone sono state più sfortunate di me, anche nel nostro territorio. È stata una cosa che mi ha dato tanta tristezza, mi ha toccato. La vita è questa, non sappiamo ciò che ci mette davanti».

Giacomo Grasselli

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